«Il monumento più bello di Novara? L’Allea: più delicata della Cupola, è in città da prima di Casa Bossi»

Novara vista con un occhio diverso, attraverso le sue aree verdi: intervista a Francesco Bosco, per 40 anni architetto paesaggista del Comune di Novara, che ha curato la nascita del parco di via San Bernardino e progettato la barriera alberata fonoassorbente di viale Europa

«Il monumento più bello di Novara per me è l’Allea: con i suoi giardini di ispirazione sabauda, è più delicata della Cupola ed è in città da prima di Casa Bossi. Il primo filare su viale delle Carrozze apparve nel 1780». Una visione e una chiave di lettura della città decisamente diverse dal solito, a darla è Francesco Bosco, architetto paesaggista che per 40 anni è stato alle dipendenze del Comune di Novara nel Settore del verde pubblico, fino allo scorso 1° maggio, quando è andato in pensione. Domani, sabato 13 novembre, toccherà a lui aprire il ciclo di sette conferenze a cadenza mensile promosse dal Fai, con l’intervento “Fratelli alberi – Storia passata e vita presente di un patrimonio da conoscere, gestire, conservare, arricchire” (l’appuntamento è alle 17 in via Gaudenzio Ferrari 20; ingresso con contributo minimo di 2 euro). Un titolo da cui emerge subito una grande passione per gli esseri viventi che tratteggiano il panorama di Novara (oltre a contribuire a ossigenarla!) e una voglia di ricerca sul tema, che si è tutt’altro che spenta.

Fra i pregi dell’Allea, meta di passeggiate per i novaresi e non solo, anche la presenza di «quattro platani monumentali vincolati, che risalgono alla prima metà dell’Ottocento – aggiunge Bosco – Si tratta di alberi secolari tutelati dalla Legge 10 del 2013, inseriti in un apposito elenco gestito dai Carabinieri forestali. Per qualsiasi intervento su di essi è necessaria l’autorizzazione degli organi istituzionali superiori. In città ne abbiamo altri due che appartengono a questa particolare categoria: un cedro situato all’interno del cimitero e un noce nero, che si trova a Villa Segù».

Essere architetto paesaggista significa «progettare conoscendo il verde, la città, i suoi luoghi e la storia – racconta Bosco – Sono entrato in Comune nel 1981 come perito agrario: lavorando a contatto con i giardinieri di allora, che erano davvero all’avanguardia, ho imparato moltissimo e ho avuto l’opportunità di continuare a studiare. Mi sono laureato in Architettura del paesaggio nel 2000, con una tesi sul verde pubblico di Novara».

Qualche esempio su cosa significa conoscere la città in questi termini?
«Beh, per citarne uno, il fatto che in viale Papa Giovanni l’erba cresce più velocemente che in altre zone, perché nel sottosuolo scorre un cavo d’acqua».

In 40 anni di attività, quali sono i progetti che ricorda più volentieri?
«Sicuramente l’aver progettato la barriera fonoassorbente di viale Europa, realizzata con alberi le cui foglie sono appunto in grado di attutire i rumori. Ma il progetto che ricordo con più piacere è quello del Parco caduti di tutte le guerre, in via San Bernardino da Siena, riconosciuto come eccellenza a livello nazionale – prosegue – Ricordo perfettamente quando, alla vigilia delle feste natalizie del 1984, consegnammo il progetto agli assessori Leonardi e Pezzana, che lo vollero per riqualificare un luogo che all’epoca era utilizzato come deposito abusivo di materiali. Ne ho seguito il cantiere giorno per giorno. Ma il più bello di Novara, a mio parere – aggiunge – è il Parco delle betulle di viale Verdi: voluto da Marcella Balconi, vanta una grande presenza di sempreverdi e fu realizzato da un’azienda italiana che ha lavorato anche negli Emirati arabi».

Il parco di via San Bernardino con gli splendidi colori dell’autunno

E’ possibile quantificare il verde pubblico presente in città?
«Certo, esiste un documento che si chiama “bilancio arboreo”, che ogni sindaco è tenuto a compilare alla fine di ogni proprio mandato. Dallo storico emerge che all’inizio degli Anni ’80 la città di Novara aveva fra 700.000 e 800.000 metri quadri di aree verdi, oggi siamo attorno a 1,3 milioni di metri quadri. L’aumento è dovuto alla realizzazione dei parchi delle betulle, di via San Bernardino, delle aree di quartiere (come quella che si trova all’ingresso di Lumellogno, ad esempio) e delle forestazioni urbane intensive degli ultimi anni. Inoltre abbiamo più di 30.000 piante, cifra raddoppiata a partire dal 2012 con l’arrivo di nuove piantumazioni».

Un patrimonio pubblico importante, non solo nei numeri, la cui gestione secondo Bosco «dovrà per forza fare i conti con i cambiamenti climatici. In passato c’erano temporali estivi e solo qualche episodio fra settembre e ottobre, ora questi fenomeni sono sempre più frequenti e soprattutto accompagnati da venti molto forti. Il peggiore, a oggi, è stato quello dell’11 luglio 2016, che provocò una vera e propria strage di alberi. Chi se ne occupa e lo farà nei prossimi anni dovrà perseguire fra gli obiettivi fondamentali la sicurezza dei cittadini, oltre agli aspetti ambientali legati alle emissioni degli inquinanti».

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Elena Ferrara

Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.

Una risposta

  1. Pur apprezzando la competenza e la passione dell’amico Francesco Bosco, anzi proprio perché apprezzo queste doti rare, non posso fare a meno di proporre qualche spunto di riflessione. Nelle nostre città il verde occupa gerarchicamente un posto “minore”. E’ così a Novara ed è così altrove, ma a Novara in particolare, visto anche la posizione della città nelle classifiche di Legambiente. Francesco Bosco nomina il Viale delle Carrozze, posteggio “provvisorio” da almeno trent’anni. Sarebbe bello fosse restituito al passeggio e al godimento del verde. Francesco cita il Parco di Via San Bernardino: dove è finito il laghetto artificiale? Che uso viene fatto del parco nelle ore serali? Il verde e la sua manutenzione non è una questione che attiene meramente alla salute delle essenze arboree e delle alberate, è anche una questione di “contesto”. A me sembra che il verde pubblico a Novara, in epoca di grandi trasformazioni ecologiche, sia degno di una maggiore attenzione e, come Francesco Bosco insegna, non basta piantare degli alberi, occorre manutenerli…

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Novara vista con un occhio diverso, attraverso le sue aree verdi: intervista a Francesco Bosco, per 40 anni architetto paesaggista del Comune di Novara, che ha curato la nascita del parco di via San Bernardino e progettato la barriera alberata fonoassorbente di viale Europa

«Il monumento più bello di Novara per me è l'Allea: con i suoi giardini di ispirazione sabauda, è più delicata della Cupola ed è in città da prima di Casa Bossi. Il primo filare su viale delle Carrozze apparve nel 1780». Una visione e una chiave di lettura della città decisamente diverse dal solito, a darla è Francesco Bosco, architetto paesaggista che per 40 anni è stato alle dipendenze del Comune di Novara nel Settore del verde pubblico, fino allo scorso 1° maggio, quando è andato in pensione. Domani, sabato 13 novembre, toccherà a lui aprire il ciclo di sette conferenze a cadenza mensile promosse dal Fai, con l'intervento “Fratelli alberi – Storia passata e vita presente di un patrimonio da conoscere, gestire, conservare, arricchire” (l'appuntamento è alle 17 in via Gaudenzio Ferrari 20; ingresso con contributo minimo di 2 euro). Un titolo da cui emerge subito una grande passione per gli esseri viventi che tratteggiano il panorama di Novara (oltre a contribuire a ossigenarla!) e una voglia di ricerca sul tema, che si è tutt'altro che spenta.

Fra i pregi dell'Allea, meta di passeggiate per i novaresi e non solo, anche la presenza di «quattro platani monumentali vincolati, che risalgono alla prima metà dell'Ottocento – aggiunge Bosco – Si tratta di alberi secolari tutelati dalla Legge 10 del 2013, inseriti in un apposito elenco gestito dai Carabinieri forestali. Per qualsiasi intervento su di essi è necessaria l'autorizzazione degli organi istituzionali superiori. In città ne abbiamo altri due che appartengono a questa particolare categoria: un cedro situato all'interno del cimitero e un noce nero, che si trova a Villa Segù».

Essere architetto paesaggista significa «progettare conoscendo il verde, la città, i suoi luoghi e la storia – racconta Bosco - Sono entrato in Comune nel 1981 come perito agrario: lavorando a contatto con i giardinieri di allora, che erano davvero all'avanguardia, ho imparato moltissimo e ho avuto l'opportunità di continuare a studiare. Mi sono laureato in Architettura del paesaggio nel 2000, con una tesi sul verde pubblico di Novara».

Qualche esempio su cosa significa conoscere la città in questi termini?
«Beh, per citarne uno, il fatto che in viale Papa Giovanni l'erba cresce più velocemente che in altre zone, perché nel sottosuolo scorre un cavo d'acqua».

In 40 anni di attività, quali sono i progetti che ricorda più volentieri?
«Sicuramente l'aver progettato la barriera fonoassorbente di viale Europa, realizzata con alberi le cui foglie sono appunto in grado di attutire i rumori. Ma il progetto che ricordo con più piacere è quello del Parco caduti di tutte le guerre, in via San Bernardino da Siena, riconosciuto come eccellenza a livello nazionale – prosegue – Ricordo perfettamente quando, alla vigilia delle feste natalizie del 1984, consegnammo il progetto agli assessori Leonardi e Pezzana, che lo vollero per riqualificare un luogo che all'epoca era utilizzato come deposito abusivo di materiali. Ne ho seguito il cantiere giorno per giorno. Ma il più bello di Novara, a mio parere – aggiunge – è il Parco delle betulle di viale Verdi: voluto da Marcella Balconi, vanta una grande presenza di sempreverdi e fu realizzato da un'azienda italiana che ha lavorato anche negli Emirati arabi».

Il parco di via San Bernardino con gli splendidi colori dell'autunno

E' possibile quantificare il verde pubblico presente in città?
«Certo, esiste un documento che si chiama “bilancio arboreo”, che ogni sindaco è tenuto a compilare alla fine di ogni proprio mandato. Dallo storico emerge che all'inizio degli Anni '80 la città di Novara aveva fra 700.000 e 800.000 metri quadri di aree verdi, oggi siamo attorno a 1,3 milioni di metri quadri. L'aumento è dovuto alla realizzazione dei parchi delle betulle, di via San Bernardino, delle aree di quartiere (come quella che si trova all'ingresso di Lumellogno, ad esempio) e delle forestazioni urbane intensive degli ultimi anni. Inoltre abbiamo più di 30.000 piante, cifra raddoppiata a partire dal 2012 con l'arrivo di nuove piantumazioni».

Un patrimonio pubblico importante, non solo nei numeri, la cui gestione secondo Bosco «dovrà per forza fare i conti con i cambiamenti climatici. In passato c'erano temporali estivi e solo qualche episodio fra settembre e ottobre, ora questi fenomeni sono sempre più frequenti e soprattutto accompagnati da venti molto forti. Il peggiore, a oggi, è stato quello dell'11 luglio 2016, che provocò una vera e propria strage di alberi. Chi se ne occupa e lo farà nei prossimi anni dovrà perseguire fra gli obiettivi fondamentali la sicurezza dei cittadini, oltre agli aspetti ambientali legati alle emissioni degli inquinanti».

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Elena Ferrara

Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.