Nell’Italia assediata dal grande caldo un pezzo di inudstria, e dunque di economia, rischia di sbandare, stretta tra costi delle materie prime alle stelle e condizioni climatiche impossibili. Un cambiamento epocale che sta devastare i raccolti, fa scendere gli allevatori dagli alpeggi, fa saltare le coltivazioni a causa della siccità, manda in panne le centrali idroelettriche della pianura padana rischiando di lasciare le fabbriche senza energia.
Il maltempo dei giorni scorsi con precipitazioni violente peraltro nemmeno concentrate sul nostro territorio, ha provocato gravi danni in alcune zone, senza peraltro contribuire a sconfiggere la situazione di grave siccità: i livelli del Po non riescono da oltre due mesi a risalire la china dai -3 metri sotto lo zero idrometrico, più basso che a Ferragosto di un anno fa con la siccità che colpisce riso, girasole, mais, soia, ma anche grano, altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali. La situazione di carenza idrica riguarda anche i laghi del Nord con il Maggiore che registra un livello negativo di quasi 24 centimetri.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti: le campagne sono allo stremo con cali produttivi del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 30% per il frumento duro per la pasta di oltre 1/5 delle produzione di frumento tenero, del 30% del riso, meno 15% frutta ustionata da temperature di 40 gradi. Preoccupa, infatti, anche la vendemmia appena iniziata in Italia con una prospettiva di un calo del 10% delle uve.
Oltre che in pianura gli effetti del cambiamento climatico si fanno dunque sentire anche in montagna – sottolinea Coldiretti – con un profondo cambiamento del paesaggio con i pascoli che sono sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali asciutte a causa della mancanza di pioggia e delle alte temperature che stanno prosciugando pure i ghiacciai alle quote più alte. La mancanza di acqua manda in crisi un sistema fondamentale per l’agricoltura e l’allevamento in montagna mettendo a rischio produzioni tipiche, dai formaggi ai salumi. Un patrimonio conservato nel tempo grazie alle imprese agricole che assicurano un impegno quotidiano per la salvaguardia delle colture agricole, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
«Siamo di fronte a un impatto devastante sulle produzioni nazionali con danni che superano i 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale – spiega la Coldiretti –. Con l’Italia che è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo, si sta verificando un aumento delle importazioni dall’estero con un ulteriore aggravio di costi soprattutto per gli allevamenti, che dipendono dai cerali e dai foraggi per l’alimentazione degli animali.
Intanto Confagricoltura esprime «un generale apprezzamento per le misure relative al contenimento dei costi energetici inseriti nel DL “Aiuti Bis”, insieme a quelle riguardanti l’emergenza siccità e la riduzione del cuneo fiscale. Gli interventi, tuttavia, non sono sufficienti a rispondere alle esigenze delle imprese, vista l’attuale congiuntura».
Decreto legge prevede un sostegno alle aziende agricole danneggiate dalla carenza idrica con un incremento di 200 milioni alla dotazione per gli indennizzi. Per Confagricoltura «la misura è un primo segnale, al quale, tuttavia, dovrà necessariamente seguire una pianificazione per affrontare in modo strutturato l’emergenza siccità sul territorio nazionale».