Al seggio a 101 anni: «Dal 2 giugno del ’46 non ho mai mancato una votazione»

Maria Bianchi, classe 1920, domani si recherà alle urne per eleggere il nuovo sindaco. «Grazie al voto noi donne abbiamo conquistato il mondo»

Maria Bianchi è nata nel 1920 come Guido Cantelli, Gianni Rodari o Elve Fortis de Hieronymis. Vive a Novara ma è nata e cresciuta a Cerano dove il 2 giugno 1946 ha partecipato allo storico voto: il referendum per la Repubblica e il primo aperto anche alle donne. Ieri, 1 ottobre, ha compiuto 101 anni e domani si recherà alle urne per eleggere il nuovo sindaco. «E ci mancherebbe, da quella volta non ho mai mancato una votazione, non vedo perchè dovrei cominciare ora che ho superato i 100 anni – esordisce -. Me lo ricordo bene quel 2 giugno: eravamo ottanta persone in fila, io ero l’ottantunesima e c’erano tanti che non sapevano nè leggere nè scrivere quindi c’è voluto parecchio per smaltire la coda, però ho avuto pazienza e ho aspettato il mio turno: grazie a quel voto noi donne abbiamo conquistato il mondo».

E quando le chiediamo della guerra, Maria risponde: «Non voglio neanche parlare di quegli anni, troppo dolore: mio fratello è stato deportato in un campo di concentramento direttamente dalla Grecia; tempo dopo, incontrando un soldato tedesco, gli ha mostrato la schiena piena di cicatrici lasciate dalla prigionia e quel militare non ci voleva credere che erano stati loro. Certe cose le puoi raccontare fin che vuoi, ma se non le vivi non capisci: la guerra non la auguro a nessuno».

Così come la levataccia per andare al lavoro: «Mi alzavo alle 3 e mezza del mattino e in bicicletta, quando nevicava a piedi, aspettavo le altre ragazze e insieme andavamo al Mulino del Conte che era di proprietà dei conti Gianoli, di origini ebrea, poi deportati anche loro. Ho fatto la mondina e poi l’operaia, fino a quando sono poi nati i miei due figli. Sono anche diventata nonna e sono così orgogliosa di quei due ragazzi, entrambi laureati».

Al voto di domani, dunque, Maria non mancherà, nonostante ritenga che i politici attuali non abbiano lo stesso carisma di quelli del passato: «Non sono mai venuta meno a tutte le battaglie che hanno segnato la storia della Repubblica: ammiravo personaggi come Berlinguer e Nilde Iotti perchè hanno lottato al fianco di chi lavorara duramente. Oggi? Sì, qualcuno serio c’è, ma non sono le stesse persone di un tempo».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Al seggio a 101 anni: «Dal 2 giugno del ’46 non ho mai mancato una votazione»

Maria Bianchi, classe 1920, domani si recherà alle urne per eleggere il nuovo sindaco. «Grazie al voto noi donne abbiamo conquistato il mondo»

Maria Bianchi è nata nel 1920 come Guido Cantelli, Gianni Rodari o Elve Fortis de Hieronymis. Vive a Novara ma è nata e cresciuta a Cerano dove il 2 giugno 1946 ha partecipato allo storico voto: il referendum per la Repubblica e il primo aperto anche alle donne. Ieri, 1 ottobre, ha compiuto 101 anni e domani si recherà alle urne per eleggere il nuovo sindaco. «E ci mancherebbe, da quella volta non ho mai mancato una votazione, non vedo perchè dovrei cominciare ora che ho superato i 100 anni - esordisce -. Me lo ricordo bene quel 2 giugno: eravamo ottanta persone in fila, io ero l'ottantunesima e c'erano tanti che non sapevano nè leggere nè scrivere quindi c'è voluto parecchio per smaltire la coda, però ho avuto pazienza e ho aspettato il mio turno: grazie a quel voto noi donne abbiamo conquistato il mondo».

E quando le chiediamo della guerra, Maria risponde: «Non voglio neanche parlare di quegli anni, troppo dolore: mio fratello è stato deportato in un campo di concentramento direttamente dalla Grecia; tempo dopo, incontrando un soldato tedesco, gli ha mostrato la schiena piena di cicatrici lasciate dalla prigionia e quel militare non ci voleva credere che erano stati loro. Certe cose le puoi raccontare fin che vuoi, ma se non le vivi non capisci: la guerra non la auguro a nessuno».

Così come la levataccia per andare al lavoro: «Mi alzavo alle 3 e mezza del mattino e in bicicletta, quando nevicava a piedi, aspettavo le altre ragazze e insieme andavamo al Mulino del Conte che era di proprietà dei conti Gianoli, di origini ebrea, poi deportati anche loro. Ho fatto la mondina e poi l'operaia, fino a quando sono poi nati i miei due figli. Sono anche diventata nonna e sono così orgogliosa di quei due ragazzi, entrambi laureati».

Al voto di domani, dunque, Maria non mancherà, nonostante ritenga che i politici attuali non abbiano lo stesso carisma di quelli del passato: «Non sono mai venuta meno a tutte le battaglie che hanno segnato la storia della Repubblica: ammiravo personaggi come Berlinguer e Nilde Iotti perchè hanno lottato al fianco di chi lavorara duramente. Oggi? Sì, qualcuno serio c'è, ma non sono le stesse persone di un tempo».

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