Asl Novara avverte: «Attenzione al sorgo: un veleno per il bestiame»

Se viene ingerito in grandi quantità l’organismo non riesce ad inattivarlo e, specie per i ruminanti, si crea una condizione di avvelenamento da cianuro che porta a morte gli animali in poche ore

La  situazione di siccità di questi mesi in tutto il territorio nazionale e la scarsità di foraggi ha indotto la necessità di seminare erbai di specie in grado di sopportare  lo stress idrico.

In particolare tra le graminacee,  il sorgo, che risulta un cereale più resistente alla carenza di acqua e con buone capacità di adattamento climatico, è stato seminato in buona parte dopo il raccolto del frumento sia come cereale da sfalcio che da insilato. Numerose sono le specie, quella più commercializzata è il Sorghum bicolor (Sorghum vulgare) con diverse sottospecie ed ibridi. Nei giorni scorsi, le pagine di diverse testate giornalistiche hanno portato alla ribalta, i casi di mucche avvelenate mangiando il sorgo, una graminacea che contiene naturalmente una sostanza tossica nella prima fase di crescita, ma che aumenta in quantità quando c’è siccità. La pianta del sorgo, nelle prime fasi dello sviluppo, può contenere un glucoside cianogenetico, detto durrina, che nello stomaco si idrolizza liberando acido cianidrico. Il contenuto di durrina varia con l’accrescimento, diminuendo fino a scomparire alla maturità della pianta. Sono quindi le piante giovani a presentare la massima concentrazione nelle foglie, per cui il pericolo risulta presente e grave solo impiegando il sorgo da foraggio sia per impiego come pascolo sia per foraggiamento verde.

Come tale dovrebbe pertanto essere pascolato o sfalciato non prima che abbia raggiunto un’altezza di 70 cm. Tale vincolo deve essere considerato con maggiore attenzione nelle attuali condizioni di stress idrico e termico che favoriscono la concentrazione di durrina sopra i livelli di sicurezza, anche nelle varietà ed ibridi recenti dovrebbero contenerne un minor quantitativo. Se viene ingerito in grandi quantità l’organismo non riesce ad inattivarlo e, specie per i ruminanti, si crea una condizione di avvelenamento da cianuro che porta a morte gli animali in poche ore. Nelle attuali condizioni meteoclimatiche e in assenza di irrigazione artificiale, anche il sorgo, come altri cereali e foraggere, non ha avuto la crescita attesa, rimanendo in una fase precoce dello sviluppo e con una potenziale concentrazione di durrina molto alta.

«Al fine di prevenire l’avvelenamento di animali, si raccomanda che il sorgo, specialmente la varietà da granella ma anche da foraggio, non venga sfalciato, pascolato, trinciato per l’alimentazione animale a causa dell’altissimo rischio di avvelenamento del bestiame da acido cianidrico». Ha affermato Angela Allegra, Direttore Servizio Igiene e Assistenza Veterinaria Area B Igiene degli alimenti di origine animale e loro derivati

«Nell’ Asl  Novara attualmente non si sono verificati casi di avvelenamento , ma si ritiene utile che gli allevatori o proprietari di bestiame mettano in atto le misure finalizzate ad evitare la morte di tali animali» ha dichiarato Franco Tinelli direttore Dipartimento di Prevenzione

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Asl Novara avverte: «Attenzione al sorgo: un veleno per il bestiame»

Se viene ingerito in grandi quantità l’organismo non riesce ad inattivarlo e, specie per i ruminanti, si crea una condizione di avvelenamento da cianuro che porta a morte gli animali in poche ore

La  situazione di siccità di questi mesi in tutto il territorio nazionale e la scarsità di foraggi ha indotto la necessità di seminare erbai di specie in grado di sopportare  lo stress idrico.

In particolare tra le graminacee,  il sorgo, che risulta un cereale più resistente alla carenza di acqua e con buone capacità di adattamento climatico, è stato seminato in buona parte dopo il raccolto del frumento sia come cereale da sfalcio che da insilato. Numerose sono le specie, quella più commercializzata è il Sorghum bicolor (Sorghum vulgare) con diverse sottospecie ed ibridi. Nei giorni scorsi, le pagine di diverse testate giornalistiche hanno portato alla ribalta, i casi di mucche avvelenate mangiando il sorgo, una graminacea che contiene naturalmente una sostanza tossica nella prima fase di crescita, ma che aumenta in quantità quando c’è siccità. La pianta del sorgo, nelle prime fasi dello sviluppo, può contenere un glucoside cianogenetico, detto durrina, che nello stomaco si idrolizza liberando acido cianidrico. Il contenuto di durrina varia con l’accrescimento, diminuendo fino a scomparire alla maturità della pianta. Sono quindi le piante giovani a presentare la massima concentrazione nelle foglie, per cui il pericolo risulta presente e grave solo impiegando il sorgo da foraggio sia per impiego come pascolo sia per foraggiamento verde.

Come tale dovrebbe pertanto essere pascolato o sfalciato non prima che abbia raggiunto un’altezza di 70 cm. Tale vincolo deve essere considerato con maggiore attenzione nelle attuali condizioni di stress idrico e termico che favoriscono la concentrazione di durrina sopra i livelli di sicurezza, anche nelle varietà ed ibridi recenti dovrebbero contenerne un minor quantitativo. Se viene ingerito in grandi quantità l’organismo non riesce ad inattivarlo e, specie per i ruminanti, si crea una condizione di avvelenamento da cianuro che porta a morte gli animali in poche ore. Nelle attuali condizioni meteoclimatiche e in assenza di irrigazione artificiale, anche il sorgo, come altri cereali e foraggere, non ha avuto la crescita attesa, rimanendo in una fase precoce dello sviluppo e con una potenziale concentrazione di durrina molto alta.

«Al fine di prevenire l’avvelenamento di animali, si raccomanda che il sorgo, specialmente la varietà da granella ma anche da foraggio, non venga sfalciato, pascolato, trinciato per l’alimentazione animale a causa dell’altissimo rischio di avvelenamento del bestiame da acido cianidrico». Ha affermato Angela Allegra, Direttore Servizio Igiene e Assistenza Veterinaria Area B Igiene degli alimenti di origine animale e loro derivati

«Nell’ Asl  Novara attualmente non si sono verificati casi di avvelenamento , ma si ritiene utile che gli allevatori o proprietari di bestiame mettano in atto le misure finalizzate ad evitare la morte di tali animali» ha dichiarato Franco Tinelli direttore Dipartimento di Prevenzione

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