La notizia circolava già da giorni, ma nella serata di ieri, mercoledì 4 novembre, il premieri Conte l’ha ufficializzata: il Piemonte è tra le quattro regioni considerate in zona rossa ovvero quelle con un indice di contagio molto elevato e che, dunque, necessitano di misure restrittive più severe a quelle che si trovano in zona gialla o arancione.
Tra queste, oltre al divieto di spostamento dal proprio Comune di residenza se non per esigenze e necessità, è prevista la chisura di tutte quelle attività considerate non essenziali. Insomma un lockdown come a marzo dove, ancora una volta, non mancano le contraddizioni: si potranno comprare vernici, profumi o lampadari considerati beni essenziali, ma non si potrà andare a trovare i propri genitori che vivono in un Comune diverso se non per comprovati motivi d’urgenza come, ad esempio, portare loro la spesa se entrambi non possono muoversi.
Contro le zone rosse si sono scagliate anche le associazioni di categoria che chiedono unaa diversificazione del territorio regionale: «In una videoconferenza di ieri sera – spiega il presidente di Confesercenti Luigi Minicucci – ho ufficialmente chiesto agli assessori Marrone e Tronzano di valutare le province di Novara, Vco, Vercelli, Biella, Asti e Alessandria quali zone arancioni così come dimostrato dai dati; solo Torino e Cuneo presentano una curva di contagi in crescita. La proposta è stata confermata dagli assessori i quali mi hanno assicurato che nella giornata di oggi il governatore Cirio farà presente al ministro Speranza le nostre richieste».
La stessa iniziativa da parte di Confcommercio Alto Piemonte che nella mattinata di ieri ha inviato al presidente Cirio la richiesta di introdurre sul territorio regionale provvedimenti modulati «in relazione a specifiche parti del territorio regionale” e all’effettiva situazione di emergenza sanitaria. Il rischio sanitario non risulta infatti il medesimo in tutte le province piemontesi e non è giusto paralizzare attività di commercio e di somministrazione ove non strettamente necessario e con tragiche conseguenze economiche e sociali per imprenditori e dipendenti.
L’appello è stato inviato tramite pec alla Regione dal presidente Maurizio Grifoni e dai presidenti di tutte le associazioni territoriali di Confcommercio (Novara e VCO) e di tutte le categorie rappresentate (somministrazione, abbigliamento, orafi, mobilieri, ambulanti).