Novara come possibile capitale della bioeconomia circolare. E’ quello che si augura l’amministratore delegato di Novamont intervenendo questa mattina, sabato 3 dicembre, allo “Spazio nòva” per presentare il “Manifesto della bioeconomia” insieme al sindaco Alessandro Canelli. L’incontro è avvanuto al termine dell’ultimo appuntamento del ciclo “Dialoghi con la scienza” – promosso dal Circolo dei lettori di Novara con l’azienda di Sant’Agabio come partner – e che ha visto il curatore Telmo Pievani interagire con Vincenzo Venuto.
Al termine del “dialogo” dei due relatori sul tema “Non è la fine del mondo (ma forse solo dell’umanità)” l’attenzione si è focalizzata sull’articolato intervento della ricercatrice e imprenditrice di origine umbra: «E’ fondamentale avere dei progetti di sviluppo e di transizione che non siano impattanti nei confronti della parte economica e sociale – ha detto Bastioli – La tranzione ecologica non sta avvenendo nella velocità con cui vorremmo avvenisse perché nascono delle paure e ci sono delle oggettive difficoltà». Però, ha insistito, «in questo momento particolare abbiamo bisogno di una visione lunga e intervenire in modo radicale, anche se il rischio grosso che è quello di innescare delle crisi che potrebbero addirittura bloccare la transizione stessa. L’ostacolo maggiore è il salto culturale».
Da tanti anni Bastioli sostiene che la bioeconomia circolare «sia lo strumento con cui si può fare questo. Occorre guardare alla complessità dei sistemi, rigenerare il territorio e fare attenzione al suolo, creando ponti fra settori diversi, perché da tante interconnessioni possono nascere nuove idee e realizzarle con meno risorse. Si può fare di più con meno».
Occorre invertire una rotta, cosa che non può essere fatta dall’industria o da un’amministrazione comunale, «ma attraverso una collaborazione fra le varie parti». Quali sono gli obiettivi per Novara? «Quelli di mettere in piedi un progetto interattivo e interconnesso tra i settori che caratterizzano la città per rigenerare le aree degradate utilizzando tecnologie innovative e toccare tanti aspetti della nostra vita quotidiana, anche come quello do consumare cibi in maniera più equilibrata».
Esaminando i vari punti del manifesto si vorrebbe creare dei progetti di integrazione, «partendo dal tema della rigenazione urbana, utilizzando aree che in questo momento sono degradate o comunque hanno bisogno di rigenazione per fare in modo che piccole imprese possano trovare ospitalità. E il nostro esempio a Sant’Agabio è decisamente significativo». Poi un accenno al tema dei rifiuti: «Novara è stata sempre stata molto evoluta in questo campo. La parte del rifiuto organico è stata raccolta in quantità significativa da tempo, ma i cittadini possono aiutare a migliorare ulteriormente la situazione. La qualità dei rifiuti che noi produciamo è fondamentale per iniziare la filiera del riciclo. L’economia circolare parte dalle nostre case».
E poi il verde pubblico e l’agricoltura sostenibile: «A Novara è presente tanto verde e dobbiamo immaginare di aumentarlo guardando a progetti di sperimentazione attraverso l’utilizzo di prodotti a basso impatto, mentre quello dell’agricoltura sostenibile, un tema assai rilevante e di importanza enorme per l’Italia, con tutti i suoi prodotti d’eccellenza che possono migliorare ulteriormente la loro capacità rigenerativa. Ma occorre un approccio formativo e culturale partendo dalla scuola».
Questa la logica del progetto, un manifesto che, per il sindaco Alessandro Canelli, «esprime dei valori, dei principi, delle linee d’azione che abbiamo condiviso e che devono essere messe in campo». Il primo cittadino ha poi voluto focalizzare l’attenzione sull’emissione di CO2: «Obiettivo sarà quello di ridurla e per ottenere questo risultato occorre fare tante cose, coinvolgendo soggetti. La parte pubblica spesso ha una regia forte, ma c’é anche l’apporto del privato. Se questi due soggetti parlano la stessa lingua, perseguono gli stesso obiettivi, si coordinano, queste cose si riescono anche a realizzare. In più breve tempo e meglio. La parola d’ordine dovrà essere coordinamento e questo documento si trasformerà in un gruppo di lavoro molto ristretto al quale parteciperanno tutte le realtà e che nella maniera più pragmatica possibile possano mettere in campo progetti pilota e fare sistema sulle cose che già ci sono. Questo mamifesto si tradurrà nel giro di poche settimane in un protocollo d’intesa con un gruppo di lavoro incaricato di seguire il progetto. Questo l’impegno che ci prendiamo».