«Sinceramente non sappiamo più dove sbattere la testa. Io, come tanti altri genitori, mi ritrovo a casa, non retribuito, perché l’azienda per cui lavoro per concedere il congedo parentale necessita di cinque giorni di preavviso». Esordisce così M.C., papà di una bambina iscritta al nido, a casa in quarantena dopo che una compagna di scuola è risultata positiva al Covid. Una delle tante storie con cui in queste settimane numerose famiglie si trovano a dover fare i conti anche alla luce delle nuove misure regionali.
Le direttive relative alla quarantena delle scuole primarie e dell’infanzia – Dad con un solo caso positivo e quarantena di 14 giorni per tutti gli alunni della classe – hanno, infatti, creato malcontenti e, soprattutto difficoltà, ai tanti genitori coinvolti. A peggiorare il tutto, il nodo tamponi: l’Asl è in grosse difficoltà e non riesce a garantire l’esecuzione del tampone 0, quello da eseguire entro le 48 ore dalla comunicazione del caso positivo.
«Il mio medico di base – continua il padre della bambina in quarantena – non mi rilascia il certificato di malattia, perché non presento sintomi che la giustifichi, ma la cosa più assurda è che nessuno sa darci indicazioni: né le maestre, né i medici. Siamo dirottati sempre e soltanto al numero verde della Regione che, da due giorni, risulta sempre occupato. Cosa dobbiamo fare? Non possiamo non lavorare, queste regole vanno riviste assolutamente».
Nel frattempo, come abbiamo già affrontato in questo articolo, si attendono risposte dall’incontro avvenuto oggi tra i vertici dell’azienda sanitaria e i dirigenti scolastici.