«Io grande elettore per il Quirinale? Sarei onorato, ma la cosa non nasce da me». Ha tagliato corto così il sindaco di Novara Alessandro Canelli davanti alla notizia, o forse meglio un’indiscrezione rimbalzata dopo Capodanno, che lo vorrebbe fra i delegati regionali del Piemonte chiamati a partecipare all’elezione del prossimo presidente della Repubblica.
Come si sa, da prassi costituzionale, martedì scorso il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico ha fissato per il prossimo 24 gennaio la convocazione del Parlamento in seduta comune per procedere all’elezione del nuovo inquilino del Quirinale. A deputati e senatori si aggiungeranno in questa occasione tre delegati per ciascuna Regione (la Valle d’Aosta uno solo), per un totale di 58. Secondo una consuetudine da tempo consolidata, il ruolo di delegato spetterebbe al presidente di ciascuna giunta, al presidente del Consiglio regionale e a un consigliere indicato dalla minoranza, con lo scopo di mantenere un equilibrio politico in seno a questa rappresentanza. Per il Piemonte i giochi non dovrebbero (almeno in teoria) riservare sorprese, con Alberto Cirio in pole position, seguito dal presidente dell’assemblea di Palazzo Lascaris, il leghista Stefano Allasia. Per il terzo delegato, in quota alla minoranza, il nome inizialmente messo in circolazione è stato quello dell’ex presidente Sergio Chiamparino (che aveva già partecipato sette anni fa alle elezioni che portarono Sergio Mattarella al Colle), ma una discussione interna al gruppo del Pd avrebbe dirottato il consenso su Domenico Ravetti, alessandrino, e quindi tra l’altro non “torinocentrico”.
Tutto bene? No, perché se da un lato Allasia dovrebbe s riconfermato alla guida di un “parlamentino” piemontese alle prese proprio in quesi giorni con il rinnovo delle cariche di metà mandato, dall’altro sarebbero in non pochi a non volerlo indicare fra i partenti alla volta della capitale, alla luce di riequilibri interni nella maggioranza, legati forse a un possibile rimpasto nella giunta guidata da Cirio.
Ecco allora che qualcuno ha speso il nome di Canelli, forse anche perché lo stesso presidente dell’Anci Antonio Decaro, in occasione di una recente assemblea dei sindaci tenutasi a Parma, aveva rivolto un appello affinché i primi cittadini avessero un ruolo di rilievo in occasione dell’elezione del capo dello Stato. Una richiesta prontamente accolta dal presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che si è subito detto disponibile a cedere il suo posto a un sindaco, magari proprio quello di Bologna. A favore di Canelli giocherebbe tra l’altro, oltre allo schieramento politico, il consenso ottenuto alle elezioni di ottobre, una certa visibilità che si è conquistato al di fuori dei confini novaresi e il fatto di rappresentare appunto la seconda città del Piemonte, capoluogo del cosiddetto “quadrante”.
Fin qui tutto confermato dallo stesso Canelli, presente all’incontro di Parma, che però ha voluto precisare: «Di ufficiale non so nulla. Se mi venisse offerta la possibilità di partecipare all’elezione del presidente sarei certamente onorato, ma la cosa non nasce da me».