Caselli: «La mafia esiste perché offre un servizio. Ed è diventata un camaleonte»

L'intervento dell'ex magistrato torinese, questa mattina a Palazzo Ballini, è stato l'appuntamento clou del Festival delle Mani bianche promosso da Libera. Mattiello, consulente della Commissione parlamentare antimafia: «Dobbiamo stare attenti e mantenere vigile l'opinione pubblica»

«La mafia esiste perché è offre un servizio. Ed è diventata un camaleonte». Ha integrato così l’ex magistrato torinese Giancarlo Caselli la risposta a una precisa domanda da parte del pubblico su quale fosse stato, trent’anni fa, il suo primo pensiero alla notizia della strage di Capaci, l’attentato nel quale furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della sua scorta.


Intervenuto questa mattina su invito di Libera Novara nel Salone degli specchi di Palazzo Bellini in quello che è stato considerato l’appuntamento clou del Festival delle Mani bianche, Caselli ha nell’occasione voluto ricordare prima di tutto di aver voluto intensificare ancora di più gli sforzi dello Stato, lui che si trovava a Torino come presidente della Corte d’Assise e dopo aver lottato per dieci anni contro il terrorismo, scegliendo di esporre «nuovamente anche la mia famiglia al pericolo, decidendo di andare a Palermo, dove trovai una situazione difficile, con una Procura spaccata. Occorreva tutti insieme non guardare più indietro ma avanti».


Ma la mafia è finita? E’ stata davvero sconfitta? Il quesito che periodicamente ci si sente porre non trova una facile risposta. Quella delle stragi forse sì, ma per Caselli «è cambiata. Siamo stati abituati a considerarla una piovra, ma sarebbe più opportuno definirla un camaleonte. Anzi, lo è sempre stata, ma oggi ancora di più. Ha cambiato pelle ed è stata capace di mimetizzarsi. Non più bianco o nero, ma tante sfumature di grigio. Ed è ricca, perché cresce sempre di più. E’ stato calcolato in difetto che il suo fatturato sia di crica 150 miliardi di euro l’anno, e più difficile da individuare, perché rappresenta veri “pezzi” del mondo reale, perché offre dei servizi che sono accettati». Quindi occorre «attaccare su questo versante, anche se non è facile».


L’incontro con il presidente onorario di Libera è stato aperto dai saluti istituzionali portati dal presidente della Fondazione Banca popolare di Novara Franco Zanetta, dal prefetto Francesco Garsia e dal sindaco di Novara Alessandro Canelli. Con Caselli, introdotti da Ryan Coretta di Libera Novara, è intervenuto il consulente della Commissione parlamentare antimafia Davide Mattiello. Anche lui ha voluto soffermarsi sulla necessità di non «abbassare la guardia, solo perché non vi sarebbero più i presupposti per mantenere una sorta di emergenza. Questo è un argomento pericoloso. Noi non solo dovremmo avere la capacità di reagire, ma avere come contorno un’opinione pubblica sempre estremamente vigile. Il vaso si può aprire, ma bisogna fare attenzione affinché non venga travolto».

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Caselli: «La mafia esiste perché offre un servizio. Ed è diventata un camaleonte»

L’intervento dell’ex magistrato torinese, questa mattina a Palazzo Ballini, è stato l’appuntamento clou del Festival delle Mani bianche promosso da Libera. Mattiello, consulente della Commissione parlamentare antimafia: «Dobbiamo stare attenti e mantenere vigile l’opinione pubblica»

«La mafia esiste perché è offre un servizio. Ed è diventata un camaleonte». Ha integrato così l’ex magistrato torinese Giancarlo Caselli la risposta a una precisa domanda da parte del pubblico su quale fosse stato, trent’anni fa, il suo primo pensiero alla notizia della strage di Capaci, l’attentato nel quale furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della sua scorta.


Intervenuto questa mattina su invito di Libera Novara nel Salone degli specchi di Palazzo Bellini in quello che è stato considerato l’appuntamento clou del Festival delle Mani bianche, Caselli ha nell’occasione voluto ricordare prima di tutto di aver voluto intensificare ancora di più gli sforzi dello Stato, lui che si trovava a Torino come presidente della Corte d’Assise e dopo aver lottato per dieci anni contro il terrorismo, scegliendo di esporre «nuovamente anche la mia famiglia al pericolo, decidendo di andare a Palermo, dove trovai una situazione difficile, con una Procura spaccata. Occorreva tutti insieme non guardare più indietro ma avanti».


Ma la mafia è finita? E’ stata davvero sconfitta? Il quesito che periodicamente ci si sente porre non trova una facile risposta. Quella delle stragi forse sì, ma per Caselli «è cambiata. Siamo stati abituati a considerarla una piovra, ma sarebbe più opportuno definirla un camaleonte. Anzi, lo è sempre stata, ma oggi ancora di più. Ha cambiato pelle ed è stata capace di mimetizzarsi. Non più bianco o nero, ma tante sfumature di grigio. Ed è ricca, perché cresce sempre di più. E’ stato calcolato in difetto che il suo fatturato sia di crica 150 miliardi di euro l’anno, e più difficile da individuare, perché rappresenta veri “pezzi” del mondo reale, perché offre dei servizi che sono accettati». Quindi occorre «attaccare su questo versante, anche se non è facile».


L’incontro con il presidente onorario di Libera è stato aperto dai saluti istituzionali portati dal presidente della Fondazione Banca popolare di Novara Franco Zanetta, dal prefetto Francesco Garsia e dal sindaco di Novara Alessandro Canelli. Con Caselli, introdotti da Ryan Coretta di Libera Novara, è intervenuto il consulente della Commissione parlamentare antimafia Davide Mattiello. Anche lui ha voluto soffermarsi sulla necessità di non «abbassare la guardia, solo perché non vi sarebbero più i presupposti per mantenere una sorta di emergenza. Questo è un argomento pericoloso. Noi non solo dovremmo avere la capacità di reagire, ma avere come contorno un’opinione pubblica sempre estremamente vigile. Il vaso si può aprire, ma bisogna fare attenzione affinché non venga travolto».

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