Coldiretti Novara-Vco, fauna selvatica: fallimentari fino a oggi le azioni della Regione

Serve urgentemente un tavolo di lavoro costruttivo per situazione ormai al collasso

«E’ evidente che l’azione della Regione sia stata fino ad ora fallimentare per quanto riguarda il contenimento della fauna selvatica. Nonostante avessimo inviato nei tempi, lo scorso 13 settembre, le specifiche e puntuali osservazioni alla proposta regionale riguardante le Linee guida per la gestione venatoria e l’attività di contenimento del cinghiale nella Regione Piemonte, non abbiamo ricevuto nessun segnale di apertura ad un confronto per dare il via concretamente ad una nuova stagione con misure utili a sanare una situazione che è sempre più vicina al collasso». Questo il pensiero del presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e del Direttore Francesca Toscani dopo l’invio di una nuova lettera da parte di Coldiretti Piemonte in Regione contenente alcuni specifici punti su cui occorre porre l’attenzione con priorità. 

«Già nello scorso 8 luglio, in occasione della manifestazione che è stata organizzata in piazza Castello, a Torino, avevamo presentato chiare e precise proposte finalizzate a garantire la continuità dell’attività produttiva – continuano Dellarole e Toscani – e riteniamo che le stesse siano tuttora attuali ed attuabili per far fronte ad una situazione ormai insostenibile. Dalla Regione, però, le risposte non sono mai arrivate per cui auspichiamo che adesso voglia finalmente mettere mano a questa partita e si possa, così, aprire veramente un confronto costruttivo».

A livello nazionale, nella Legge di Bilancio 2022, è stata approvata una dotazione di 500 mila euro per l’introduzione, in Italia, del vaccino immuno-contraccettivo GonaCon. «Sperimentare la sterilizzazione è stato anche un argomento da noi affrontato da tempo, ma abbiamo sempre parlato e proposto una forma che potesse agire tramite esche, come stanno sperimentando in altre nazioni. E’ evidente che la formula finanziata sia inapplicabile perché in tal modo il cinghiale dovrebbe essere catturato, vaccinato e poi nuovamente liberato, invece che giustamente abbattuto. Un’occasione persa per introdurre, invece, lo studio di una sterilizzazione più utile e realistica», concludono Baudo e Toscani.

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Serve urgentemente un tavolo di lavoro costruttivo per situazione ormai al collasso

«E’ evidente che l’azione della Regione sia stata fino ad ora fallimentare per quanto riguarda il contenimento della fauna selvatica. Nonostante avessimo inviato nei tempi, lo scorso 13 settembre, le specifiche e puntuali osservazioni alla proposta regionale riguardante le Linee guida per la gestione venatoria e l’attività di contenimento del cinghiale nella Regione Piemonte, non abbiamo ricevuto nessun segnale di apertura ad un confronto per dare il via concretamente ad una nuova stagione con misure utili a sanare una situazione che è sempre più vicina al collasso». Questo il pensiero del presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e del Direttore Francesca Toscani dopo l’invio di una nuova lettera da parte di Coldiretti Piemonte in Regione contenente alcuni specifici punti su cui occorre porre l’attenzione con priorità. 

«Già nello scorso 8 luglio, in occasione della manifestazione che è stata organizzata in piazza Castello, a Torino, avevamo presentato chiare e precise proposte finalizzate a garantire la continuità dell’attività produttiva – continuano Dellarole e Toscani – e riteniamo che le stesse siano tuttora attuali ed attuabili per far fronte ad una situazione ormai insostenibile. Dalla Regione, però, le risposte non sono mai arrivate per cui auspichiamo che adesso voglia finalmente mettere mano a questa partita e si possa, così, aprire veramente un confronto costruttivo».

A livello nazionale, nella Legge di Bilancio 2022, è stata approvata una dotazione di 500 mila euro per l’introduzione, in Italia, del vaccino immuno-contraccettivo GonaCon. «Sperimentare la sterilizzazione è stato anche un argomento da noi affrontato da tempo, ma abbiamo sempre parlato e proposto una forma che potesse agire tramite esche, come stanno sperimentando in altre nazioni. E’ evidente che la formula finanziata sia inapplicabile perché in tal modo il cinghiale dovrebbe essere catturato, vaccinato e poi nuovamente liberato, invece che giustamente abbattuto. Un’occasione persa per introdurre, invece, lo studio di una sterilizzazione più utile e realistica», concludono Baudo e Toscani.

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