«La priorità deve essere quella di istituire più presto un tavolo permanente regionale per condividere le problematiche e le azioni necessarie da mettere in campo. I casi accertati di peste suina africana rappresentano un forte pericolo per il comparto suinicolo e stanno generando una fase estremamente delicata in cui è necessario dare le giuste comunicazioni, in maniera puntuale ed immediata, alle imprese». Questo il pensiero del presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e del direttore Francesca Toscani dopo l’invio della richiesta formale in Regione da parte di Coldiretti Piemonte vista l’emergenza in atto.
Coldiretti continua intanto a lavorare a tutela della filiera suinicola piemontese e dei territori. Prosegue, infatti, il confronto con l’istituto zooprofilattico sperimentale, con l’università di Torino e con il consorzio di ricerca Enetwild – finanziato dall’EFSA – Quest’ultimo ha sviluppato un’app (iMammalia), già in uso con successo in Serbia ed oggi in Montenegro, con cui si possono segnalare animali vivi e carcasse.
«Solo questo, però, non basta – proseguono Baudo e Toscani – Alcune azioni vanno attivate subito, in modo omogeneo in tutte le province, negli ATC e nei CA: la situazione deve essere il più possibile sotto controllo anche se, come abbiamo più volte ribadito siamo ormai prossimi al collasso visto il proliferare incontrollato della fauna selvatica e i casi di Peste Suina accertati lo dimostrano fattivamente. La sperimentazione sulla caccia di selezione con l’uso dei cani, inoltre, va bloccata immediatamente. Non solo è inutile, ma anche dannosa, poiché, per prevenire il diffondersi della peste suina africana (PSA), è fondamentale ridurre al minimo lo spostamento degli animali».
Le azioni da compiere per cercare di arginare la situazione, però, come confermano Presidente e Direttore, sono diverse: «È urgente potenziare le attività di contenimento con azioni straordinarie notturne, anche nei parchi, attraverso i più moderni strumenti tecnologici che consentono di agire in sicurezza e con grande efficacia – rimarcano – Di altrettanta importanza è la possibilità di riconoscere a tutti i proprietari, conduttori di fondi e tutor, abilitati attraverso i corsi già svolti, di installare, anche nelle aree parco, gabbie per la cattura degli animali. È infine indispensabile il controllo sanitario di tutti i capi abbattuti: serve tutelare la salute pubblica e creare le condizioni che garantiscano continuità agli allevamenti domestici presenti a livello territoriale, sanzionando pesantemente chi lo evadesse».
«Queste sono le proposte che sono state sottoposte alla Regione – concludono Baudo e Toscani – Abbiamo aspettato fin troppo e ora non c’è più tempo da perdere: la problematica deve essere arginata ora».