«A fronte di questa situazione, le precipitazioni possono essere salvifiche per i raccolti in un momento in cui le imprese stanno già subendo speculazioni, accaparramenti e blocco dei commerci a causa della guerra in Ucraina», hanno commentato il presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e il direttore Francesca Toscani.
Il quadrimestre dicembre-marzo in Piemonte è stato il secondo periodo più secco e arido con carenza di piogge dal 1802 ad oggi, secondo la Società Metereologica Italiana. Per trovare un’annata peggiore bisogna risalire al 1989/90. Dall’Arpa è stato rilevato come sul territorio regionale, in media, siano caduti appena 28.4 mm di pioggia nei quattro mesi presi in esame, con conseguenze tangibili anche sui principali corsi d’acqua e laghi: il fiume Po in secca è sceso a meno -3,4 metri, livello più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti gli altri fiumi al nord. Il Lago Maggiore, invece, ha segnato addirittura un deficit del 31% di acqua.
«Uno scenario difficile – hanno continuato Baudo e Toscani – proprio nel momento in cui stanno partendo le semine primaverili. A preoccupare, inoltre, sono la mancanza di riserve idriche, gli abbassamenti dei livelli di falda e della portata dei corsi d’acqua: tutti elementi fondamentali per garantire l’irrigazione estiva di tutte le colture. Occorre, quindi, non solo individuare modalità efficienti ed efficaci per governare l’emergenza, ma anche avviare un processo attraverso il quale porre la necessaria attenzione al tema delle infrastrutture irrigue ed incrementare la capacità di conservazione, per utilizzare l’acqua nei momenti di maggior idroesigenza superando l’attuale condizione di diffusa dispersione».