I rincari della spesa alimentare costeranno alle famiglie italiane 650 euro in più per imbandire la tavola durante l’anno a causa dell’esplosivo impatto dei costi energetici sulla filiera agroalimentare. E’ quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati Istat, sull’inflazione a settembre, che evidenziano un aumento dell’11,4% per i beni alimentari.
Secondo l’analisi Coldiretti in cima alla classifica dei rincari con un +60,5% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c’è il burro in crescita del 38,1% e al terzo la margarina (+26,5%). Seguono il riso con un +26,4%, spinto anche dal crollo della produzione nazionale a causa della siccità, e il latte uht (+24,5%), davanti a farina (+24,2%) e pasta (+21,6%). I vegetali freschi aumentano del 16,7% e la frutta del 7,9% con effetti negativi sui consumi.
«Tutti rincari che non portano nulla, però, ai produttori costretti già ad affrontare gli aumenti che vanno che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi fino al +129% per il gasolio e al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti, ma anche quelli che riguardano il vetro, che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, e i vari imballaggi dal tetrapak +15% ai barattoli + 60%, secondo l’analisi Coldiretti – hanno affermato Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato Confederale -. Nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure rapide per salvare le imprese e per programmare il futuro. Occorre anche lavorare ad accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi affinché i prezzi non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni».
A causa dei rincari più di un italiano su due (51%) taglia la spesa nel carrello, secondo i risultati dell’indagine condotta sul sito www.coldiretti.it, dalla quale si evidenzia che un altro 18% di cittadini dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese.
«Gli italiani – hanno concluso Moncalvo e Rivarossa – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Il rischio è quello di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare».