L’agroalimentare è diventato un settore prioritario di investimento della malavita con un business criminale che ha superato i 24,5 miliardi di euro. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’ultima inchiesta investigativa dei Carabinieri che, in Sicilia, ha disarticolato i vertici di un clan mafioso che aveva preso di mira l’alimentare, dal settore avicolo alla grande distribuzione.
«La malavita comprende la strategicità del settore agroalimentare in tempo di crisi economica perché – hanno spiegato Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale – consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei nostri prodotti ed il valore del marchio Made in Italy. Un fenomeno che minaccia di aggravarsi ulteriormente per gli effetti del caro prezzi provocato dalla guerra che potrebbe spingere le imprese a rischio a ricorrere all’usura per trovare i finanziamenti necessari. Ben vengano, quindi, i controlli delle Forze dell’Ordine per contrastare le azioni che le agromafie impongono a vari soggetti sui territori, approfittando anche della mancanza di liquidità».