Lo scorso luglio hanno ripreso le esportazioni agroalimentari via mare dell’Ucraina, previo accordo tra le parti. I risultati hanno soddisfatto le aspettative.
Circa 7 milioni di tonnellate di prodotti, soprattutto mais e grano, hanno raggiunto l’Europa e i Paesi terzi di destinazione. Lo ha segnalato il Centro di coordinamento congiunto, diffondendo però anche la notizia relativa ai crescenti ritardi nello svolgimento delle ispezioni previste dall’accordo. Il porto di Istanbul ospiterebbe così, alla data dell’11 ottobre scorso, almeno 150 imbarcazioni in attesa dei controlli che in molti casi, si trascinano fino a 15 giorni.
Altra criticità segnalata è la mancanza di personale addetto, chiaramente insufficiente per far fronte alla mole di prodotto conservato nei silos. Ampia disponibilità è stata data dalle autorità di Kiev che puntano a svuotare i silos per ospitare i nuovi raccolti, ma non è arrivato finora il via libera della Federazione Russa. Nel frattempo, sono stati avviati i contatti informali per la proroga dell’accordo in scadenza il 19 novembre prossimo. Un mancato rinnovo significherebbe un incontrollato rialzo dei prezzi dei cereali sul mercato internazionale a scapito, soprattutto, dei paesi meno avanzati.
In Europa, intanto, non hanno tregua le iniziative per rafforzare i “corridoi di solidarietà”, attivati come alternativa alle esportazioni via mare dall’Ucraina. Alcune Nazioni europee, Spagna in primis, possibilizzano l’opzione di un trasporto via rotaia: l’iniziativa, seppur lodevole e lungimirante, incontra purtroppo molti stop a causa del mancato coordinamento tra gli attori del trasporto ferroviario delle varie stazioni coinvolte.