Il 2021 è stato l’anno dei rincari record di gas ed energia elettrica, ma il 2022 sembra partire sulla stessa scia dello scorso. «Occorre intervenire subito in maniera importante almeno per il 1° trimestre del 2022, per scongiurare la sospensione dell’attività di migliaia di imprese». Ha reso noto Giorgio Felici, presidente di confartigianato imprese Piemonte: «Siamo preoccupati – dichiara – per la sopravvivenza di tante aziende che rischiano, nel 2022, di vedere energia elettrica e gas aumentare anche del 200%. I nostri laboratori iniziano a rinunciare a prendere nuovi ordini perché gli aumenti dei costi delle materie prime, tra le quali spiccano l’energia e il gas, sono impossibili da trasferire sulla committenza con una situazione che ci allarma molto in quanto una parte delle imprese rischia addirittura di non riaprire dopo le festività natalizie. Aumenti che nell’ultimo trimestre del 2021 hanno messo in seria difficoltà tutte quelle imprese che hanno contrattualizzato tariffe indicizzate per le loro forniture – continua Felici – e che mai avrebbero pensato di trovarsi in una situazione di questo genere. Situazione che non migliorerà sicuramente nel 2022: infatti tutti gli indicatori già oggi dicono che il primo trimestre sarà certamente, in termini di costo dell’energia, ancora più pesante dell’ultimo trimestre 2021. Si spera poi in un calo tariffario nel secondo trimestre 2022 visto che le previsioni indicano per il gas naturale una riduzione dei costi, previsione però tutta da dimostrare e, soprattutto, da quantificare in termini reali».
Gli aumenti delle tariffe dell’energia elettrica e del gas stanno, infatti, mettendo in seria difficoltà molte imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni. In questa fase sottoscrivere nuovi contratti con forniture a tariffa fissa (quindi molto alte) appare non conveniente perché comporterà il mantenimento delle stesse per l’intero periodo contrattuale. Nel contempo, sottoscrivere contratti a tariffa indicizzata comporterà costi molto alti per il primo trimestre, che è il periodo dell’anno con maggiore utilizzo di energia elettrica e gas, sperando poi di poter beneficiare degli eventuali cali dell’andamento della borsa elettrica, di cui però non c’è certezza.
«La situazione – continua Felici – è insostenibile. Le imprese non possono vivere nell’incertezza e nel timore di quel che può accadere da qui alla primavera. Come si può programmare la propria attività?»
Secondo le stime e le simulazioni di vari centri studi rispetto al 2021 un’azienda della plastica che utilizza annualmente 2,5 milioni di kWh avrà un aumento della spesa della materia prima del 289%, passando da 186.257 euro a 725.761 euro; un’azienda meccanica con 1,2 milioni di kWh/anno subirà un aumento del 287%, passando da 88.034 euro a 341.320 euro. L’aumento per un’azienda della ceramica con 20.790 kWh annui sarà del 254%, passando da un costo materia prima di 1.798 euro a 6.372 euro, mentre per il gas con 1.921 mc mensili l’aumento sarà del 358%, passando da un costo medio mensile di 436 euro a 2.076 euro. Un caseificio che consuma 594.462 KWh/anno avrà un aumento del 281%, con costi che passeranno da 42.225 euro a 160.864 euro, mentre per il gas a fronte di un consumo mensile di 20.112 mc avrà un aumento del 398%, passando da una spesa media mensile di 4.188 ero a 20.882 euro. Un molino con 1.454.494 kWh annui passerà da un costo del 2021 di euro 99.338 a euro 388.615 con un aumento del 291%.
«Questi sono alcuni esempi – conclude Felici – se il livello della borsa elettrica si manterrà com’è attualmente anche per il 2022. Ci aspettiamo un intervento legislativo che vada ben oltre i 3,8 miliardi messi a disposizione. Per quanto auspicabili gli interventi del governo non saranno significativi senza un piano energetico nazionale con scelte strategiche non ideologizzate. Costruiamo centrali nucleari in tutto il mondo. Ne siamo circondati. Come pensiamo quindi di alimentare la mobilità green del futuro? È il momento che tutti i soggetti pubblici, per quanto in loro potere, intervengano per scongiurare la sospensione dell’attività di migliaia di imprese inducendole ad un lockdown forzato»