Contagi, allarme dei sindacati per le case di riposo

E’ iniziata tre giorni fa, il 22 marzo, la distribuzione della prima tranche di 30mila mascherine agli operatori delle case di riposo piemontesi; 10mila sono già state acquistate e consegnate da parte dell’Alleanza delle Cooperative e nei prossimi giorni se ne aggiungeranno altre «ma il problema – dice Elena Palumbo, segretaria regionale Cgil Funzione Pubblica Piemonte – non sono solo i dispositivi di protezione individuale».

 

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Su tutto il territorio piemontese «abbiamo chiesto fin da subito i dispositivi equiparati a quelli della sanità – sottolinea Palumbo – ricordando che questi operatori, nelle Rsa, hanno a che fare con un’utenza fragile e delicata. La possibilità di contrarre il virus rischia di far precipitare la situazione».

L’altra situazione critica è quella dei servizi domiciliari, sempre per anziani e disabili.

«Anche qui – afferma Paolo Del Vecchio, segretario provinciale Fp Cgil Novara e Vco  –  i sistemi di protezione individuale non sono sempre nelle quantità necessarie per operare in sicurezza. C’è un problema generale di reperimento dei dispositivi, ma anche questo è un elemento di fragilità soprattutto quando un operatore potrebbe entrare in contatto con utenti positivi. Chiediamo che gli operatori, in quest’ultimo caso, vengano messi in quarantena e siano sottoposti al tampone anche se sono asintomatici. Il rischio non è solo per loro ma anche per altri utenti».

Nel pomeriggio le tre sigle sindacali di categoria, a livello regionale, hanno diffuso un documento unitario indirizzato a presidente della Regione e assessori alla Sanità e Politiche sociali nel quale «esprimono forti perplessità» per i contenuti della delibera sulle misure emergenziali e le modalità di attivazione «di posti letto in Rsa autorizzate o accreditate».

«Pur consapevoli dell’esigenza di diminuire la pressione delle strutture ospedaliere pubbliche – scrivono i referenti regionali di categoria di Cgil Cisl e Uil –  riteniamo che i posti letto delle rsa per anziani, non siano la soluzione. A livello strutturale non sono dotate di padiglioni isolati, nella maggior parte dei casi sono strutture fatiscenti in molti casi già ormai compromesse, ma ancor di più non sono in grado di fornire risposte alla necessità di avere una doppia struttura di personale senza contatti.  Inoltre, alla luce dei recenti focolai che si stanno verificando ed ampliando proprio nelle case di riposo riteniamo la scelta operata dalla Regione, molto rischiosa per la salute dei lavoratori e della collettività, e per questi motivi chiediamo alla Regione di fare un passo indietro e prendere in considerazione delle alternative, come ad esempio individuare strutture vuote presenti sul territorio piemontese da adibire interamente all’accoglienza di degenti Covid 19 con personale specializzato dedicato».

 

 

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Daniela Fornara

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Contagi, allarme dei sindacati per le case di riposo

E’ iniziata tre giorni fa, il 22 marzo, la distribuzione della prima tranche di 30mila mascherine agli operatori delle case di riposo piemontesi; 10mila sono già state acquistate e consegnate da parte dell’Alleanza delle Cooperative e nei prossimi giorni se ne aggiungeranno altre «ma il problema – dice Elena Palumbo, segretaria regionale Cgil Funzione Pubblica Piemonte – non sono solo i dispositivi di protezione individuale».

 

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Su tutto il territorio piemontese «abbiamo chiesto fin da subito i dispositivi equiparati a quelli della sanità – sottolinea Palumbo – ricordando che questi operatori, nelle Rsa, hanno a che fare con un’utenza fragile e delicata. La possibilità di contrarre il virus rischia di far precipitare la situazione».

L’altra situazione critica è quella dei servizi domiciliari, sempre per anziani e disabili.

«Anche qui – afferma Paolo Del Vecchio, segretario provinciale Fp Cgil Novara e Vco  –  i sistemi di protezione individuale non sono sempre nelle quantità necessarie per operare in sicurezza. C’è un problema generale di reperimento dei dispositivi, ma anche questo è un elemento di fragilità soprattutto quando un operatore potrebbe entrare in contatto con utenti positivi. Chiediamo che gli operatori, in quest’ultimo caso, vengano messi in quarantena e siano sottoposti al tampone anche se sono asintomatici. Il rischio non è solo per loro ma anche per altri utenti».

Nel pomeriggio le tre sigle sindacali di categoria, a livello regionale, hanno diffuso un documento unitario indirizzato a presidente della Regione e assessori alla Sanità e Politiche sociali nel quale «esprimono forti perplessità» per i contenuti della delibera sulle misure emergenziali e le modalità di attivazione «di posti letto in Rsa autorizzate o accreditate».

«Pur consapevoli dell’esigenza di diminuire la pressione delle strutture ospedaliere pubbliche – scrivono i referenti regionali di categoria di Cgil Cisl e Uil –  riteniamo che i posti letto delle rsa per anziani, non siano la soluzione. A livello strutturale non sono dotate di padiglioni isolati, nella maggior parte dei casi sono strutture fatiscenti in molti casi già ormai compromesse, ma ancor di più non sono in grado di fornire risposte alla necessità di avere una doppia struttura di personale senza contatti.  Inoltre, alla luce dei recenti focolai che si stanno verificando ed ampliando proprio nelle case di riposo riteniamo la scelta operata dalla Regione, molto rischiosa per la salute dei lavoratori e della collettività, e per questi motivi chiediamo alla Regione di fare un passo indietro e prendere in considerazione delle alternative, come ad esempio individuare strutture vuote presenti sul territorio piemontese da adibire interamente all’accoglienza di degenti Covid 19 con personale specializzato dedicato».

 

 

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