Coronavirus e violenze domestiche, calano le denunce

Minorenne abusata

Isolamento sociale, convivenza forzata, tensioni e paure, non solo di carattere puramente sanitario ma anche economico, rischiano di far esplodere vere e proprie situazioni, magari latenti, tra le mura domestiche. La pandemia insomma, come sostengono in molti, potrebbe produrre “un’emergenza nell’emergenza”; quella, appunto, delle violenze domestiche che, complice una serie di fattori concomitanti, tra i quali l’impossibilità di uscire di casa, rischiano di rimanere nel sommerso e consumarsi nel silenzio.

 

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Perché diventa difficile denunciare una violenza quando si è costretti a stare sotto il medesimo tetto, quando la possibilità di movimento è estremamente limitata, quando “il controllo” dell’altro è totale e costante; e in queste condizioni diventa difficile, se non impossibile, fare anche una telefonata.

E anche Novara si allinea al dato nazionale che vede un calo di queste specifiche denunce che si aggira intorno al 50%.

«Noi non abbiamo modificato la nostra attenzione per questi reati – dice Marilinda Mineccia, procuratore capo di Novara – In Procura c’è costantemente un magistrato per le urgenze e uno per i codici rossi. Tutta la Procura, per motivi sanitari, ha fortemente diminuito la presenza, ma sono garantiti i servizi essenziali». «Le indagini continuano – aggiunge – Abbiamo chiesto anche misure di allontanamento». Le denunce, conferma, sono drasticamente diminuite.

Difficile pensare che si tratti di un calo “naturale” imputabile alla resipiscenza; più logico immaginare che sia determinato dalla situazione contingente che si è venuta a creare con le restrizioni e le limitazioni imposte per contrastare il diffondersi del coronavirus.

Un’indiretta conferma di questa ipotesi arriva anche da Tiziana Fiorani, presidente della sezione novarese dell’ Aied dove è attivo uno sportello contro la violenza sulle donne.

«Nonostante la nostra pagina Facebook sia abbastanza visualizzata non abbiamo ricevuto alcuna chiamata. Agli inizi di marzo abbiamo avuto un contatto con una signora che avremmo dovuto incontrare ma che, per le limitazioni degli spostamenti, stiamo seguendo solo telefonicamente». «Già prima le donne che si rivolgevano a noi utilizzavano molte precauzioni per garantirsi la sicurezza». «A gennaio e febbraio – aggiunge – erano seguite 12, 13 donne, alcuni casi erano iniziati l’anno scorso, e 3 o 4 usufruivano del sostegno psicologico. Ora nessuna chiamata».

E, ad ulteriore conferma, anche il fatto che negli ultimi dieci giorni alla Questura di Novara non sono arrivate segnalazioni attraverso YouPol, la app della Polizia di Stato, nata per contrastare bullismo o spaccio di droga nelle scuole, e recentemente estesa, proprio in funzione dell’emergenza Covid 19, anche per denunciare le violenze domestiche.

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Isolamento sociale, convivenza forzata, tensioni e paure, non solo di carattere puramente sanitario ma anche economico, rischiano di far esplodere vere e proprie situazioni, magari latenti, tra le mura domestiche. La pandemia insomma, come sostengono in molti, potrebbe produrre “un’emergenza nell’emergenza”; quella, appunto, delle violenze domestiche che, complice una serie di fattori concomitanti, tra i quali l’impossibilità di uscire di casa, rischiano di rimanere nel sommerso e consumarsi nel silenzio.   [the_ad id="62649"]   Perché diventa difficile denunciare una violenza quando si è costretti a stare sotto il medesimo tetto, quando la possibilità di movimento è estremamente limitata, quando “il controllo” dell’altro è totale e costante; e in queste condizioni diventa difficile, se non impossibile, fare anche una telefonata. E anche Novara si allinea al dato nazionale che vede un calo di queste specifiche denunce che si aggira intorno al 50%. «Noi non abbiamo modificato la nostra attenzione per questi reati – dice Marilinda Mineccia, procuratore capo di Novara - In Procura c’è costantemente un magistrato per le urgenze e uno per i codici rossi. Tutta la Procura, per motivi sanitari, ha fortemente diminuito la presenza, ma sono garantiti i servizi essenziali». «Le indagini continuano – aggiunge - Abbiamo chiesto anche misure di allontanamento». Le denunce, conferma, sono drasticamente diminuite. Difficile pensare che si tratti di un calo “naturale” imputabile alla resipiscenza; più logico immaginare che sia determinato dalla situazione contingente che si è venuta a creare con le restrizioni e le limitazioni imposte per contrastare il diffondersi del coronavirus. Un’indiretta conferma di questa ipotesi arriva anche da Tiziana Fiorani, presidente della sezione novarese dell’ Aied dove è attivo uno sportello contro la violenza sulle donne. «Nonostante la nostra pagina Facebook sia abbastanza visualizzata non abbiamo ricevuto alcuna chiamata. Agli inizi di marzo abbiamo avuto un contatto con una signora che avremmo dovuto incontrare ma che, per le limitazioni degli spostamenti, stiamo seguendo solo telefonicamente». «Già prima le donne che si rivolgevano a noi utilizzavano molte precauzioni per garantirsi la sicurezza». «A gennaio e febbraio – aggiunge – erano seguite 12, 13 donne, alcuni casi erano iniziati l’anno scorso, e 3 o 4 usufruivano del sostegno psicologico. Ora nessuna chiamata». E, ad ulteriore conferma, anche il fatto che negli ultimi dieci giorni alla Questura di Novara non sono arrivate segnalazioni attraverso YouPol, la app della Polizia di Stato, nata per contrastare bullismo o spaccio di droga nelle scuole, e recentemente estesa, proprio in funzione dell’emergenza Covid 19, anche per denunciare le violenze domestiche.

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