Dal vescovo un Buon Natale di speranza

«In questo anno travagliato, voglio augurarvi Buon Natale con il dolce sguardo di Maria e la mano benedicente di Gesù». Inizia così mons. Franco Giulio Brambilla il «tenero messaggio augurale che voglio estendere a tutti voi, alle vostre famiglie, ai piccoli e agli anziani, ai giovani e agli adulti, ai vicini e ai lontani, a chi si è preso cura di tutti noi, nel ricordo pieno d’affetto di chi ci ha lasciato, rapito dalle nostre case e dai nostri cuori».

Un messaggio a tutti i novaresi, accompagnato dall’immagine della Madonna con in braccio il Bambino, opera cinquecentesca di Gaudenzio Ferrari, conservata nella chiesa parrocchiale di Quarona. È l’immagine la cui riproduzione ha accompagnato le messe che il vescovo celebrava in diretta tv dalla sua cappella privata nei giorni del primo, stretto lockdown di primavera e che ora ripropone perché «sia posta nel presepe e nelle vostre abitazioni per donarvi fiducia, consolazione e speranza».

UN MESSAGGIO NATALIZIO RICORDANDO SAN PAOLO VI

Insieme all’immagine il vescovo invia alla diocesi anche un messaggio natalizio, che titola significativamente “Rinascere!”, in cui pone al centro «un testo di drammatica intensità, scritto nel 1960 da Giovanni Battista Montini, il futuro papa san Paolo VI».

Un testo che Brambilla riprende dai ricordi personali del Natale di quell’anno, davanti al grandioso presepe della sua parrocchia. «Avevo poco più di dieci anni. Il prete artista faceva ascoltare ai visitatori del Presepe il messaggio dell’Arcivescovo di Milano. Registrato su un long playing, con brevi intermezzi musicali, risuonava la voce grave e baritonale di Montini: “Uomo d’oggi! Io ho un messaggio per te! Mi vuoi ascoltare un momento?”».

«M’è rimasto impresso nella memoria e nel cuore», sottolinea il vescovo, rallegrandosi di averlo finalmente ritrovato in una raccolta di «testi introvabili del Pontefice, definito il “poeta della modernità”. E profeta del nostro tempo!».

 

 

Un testo da leggere, aggiunge Brambilla, «come sfida per la “rinascita” che ci attende. Il nostro secolo è iniziato sotto il segno tragico delle Torri Gemelle e termina il suo secondo decennio con il drammatico stop della pandemia». Quindi prosegue: «Se Montini era preoccupato e pensoso perché il benessere che gli italiani stavano costruendo non smarrisse il senso di Dio e la spiritualità dell’uomo, oggi possiamo dire: anche la rinascita che ci sta davanti ha bisogno di un supplemento d’anima».

Perché, spiega il vescovo ad inizio del messaggio, «Natale è nostalgia di nascita» e «impulso a ritornare all’origine di se stessi. Soprattutto in questo momento di smarrimento e incertezza. Anzi è desiderio di mettersi a sognare un futuro di speranza». Ancora: «La parola che illumina il cielo ancora buio è rinascere».

Da qui la riscoperta del testo del futuro Paolo VI e la domanda che si pone il nostro vescovo: «Che significa rinascere?»

“RINASCERE”, TRA SPERANZA E LUCE DI CRISTO

«Rinascere è prima di tutto sentire che noi siamo esseri fragili e tuttavia generativi, esseri mortali ed esseri natali» risponde «scrivendolo sullo spartito del testo forse più bello di Montini».

E, ancora, «rinascere è risvegliare il nostro desiderio di felicità, o forse meglio di eternità. Dinanzi a tanti anziani che ci hanno lasciati nella più lacerante solitudine, forse non siamo stati capaci di dire la parola che conta». Quella che «provocatoriamente» Montini raccoglie da un artista non credente (Albert Camus): “Questo mondo, così com’è fatto, non è sopportabile. Ho perciò bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualche cosa che sia forse pazzia, ma che non sia di questo mondo”. «Ho bisogno dell’immortalità! Abbiamo bisogno -chiarisce Brambilla – di tornare ad agire sotto la luce della speranza».

Infine una terza risposta: «Rinascere è essere testimoni di un messaggio in parole ed opere. Le parole del Natale: “Non aver paura! (questa è la prima parola: non aver paura!). Ecco: io vi porto una buona novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo. Oggi vi è nato… il Salvatore, che è Cristo Signore!”. E le opere che generano creatività e responsabilità per il futuro prossimo».

«Quando guardiamo lo spettacolo delle strade, non appena ci è concessa un po’ di libertà – commenta Brambilla – ci assale ancora la paura e il timore. “Dopo sarà diverso da prima”, solo se saremo uomini e donne natali, che sognano di rimettere al centro la vita della città, il noi al posto dell’io, la prossimità invece della competizione, la fiducia invece del sospetto, la parola edificante invece della maldicenza, i beni comuni invece dell’accaparramento di pochi, la forza della speranza invece che il contagio della depressione».

Parole di speranza perché «a Natale una luce s’è levata», conclude il vescovo con un’ultima citazione del discorso di Montini: “Sì. È venuto Chi ci può salvare. È venuto per noi. È nostro fratello. Ed è il Verbo di Dio fatto uomo. È Colui che conosce l’uomo. È Colui che conosce il dolore. È Colui che instaura l’amore nel mondo; Colui che dà la pace, la verità, la grazia, la gioia, la Vita. Si chiama Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Salvatore”.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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Dal vescovo un Buon Natale di speranza

«In questo anno travagliato, voglio augurarvi Buon Natale con il dolce sguardo di Maria e la mano benedicente di Gesù». Inizia così mons. Franco Giulio Brambilla il «tenero messaggio augurale che voglio estendere a tutti voi, alle vostre famiglie, ai piccoli e agli anziani, ai giovani e agli adulti, ai vicini e ai lontani, a chi si è preso cura di tutti noi, nel ricordo pieno d’affetto di chi ci ha lasciato, rapito dalle nostre case e dai nostri cuori».

Un messaggio a tutti i novaresi, accompagnato dall’immagine della Madonna con in braccio il Bambino, opera cinquecentesca di Gaudenzio Ferrari, conservata nella chiesa parrocchiale di Quarona. È l’immagine la cui riproduzione ha accompagnato le messe che il vescovo celebrava in diretta tv dalla sua cappella privata nei giorni del primo, stretto lockdown di primavera e che ora ripropone perché «sia posta nel presepe e nelle vostre abitazioni per donarvi fiducia, consolazione e speranza».

UN MESSAGGIO NATALIZIO RICORDANDO SAN PAOLO VI

Insieme all’immagine il vescovo invia alla diocesi anche un messaggio natalizio, che titola significativamente “Rinascere!”, in cui pone al centro «un testo di drammatica intensità, scritto nel 1960 da Giovanni Battista Montini, il futuro papa san Paolo VI».

Un testo che Brambilla riprende dai ricordi personali del Natale di quell’anno, davanti al grandioso presepe della sua parrocchia. «Avevo poco più di dieci anni. Il prete artista faceva ascoltare ai visitatori del Presepe il messaggio dell’Arcivescovo di Milano. Registrato su un long playing, con brevi intermezzi musicali, risuonava la voce grave e baritonale di Montini: “Uomo d’oggi! Io ho un messaggio per te! Mi vuoi ascoltare un momento?”».

«M’è rimasto impresso nella memoria e nel cuore», sottolinea il vescovo, rallegrandosi di averlo finalmente ritrovato in una raccolta di «testi introvabili del Pontefice, definito il “poeta della modernità”. E profeta del nostro tempo!».

 

 

Un testo da leggere, aggiunge Brambilla, «come sfida per la “rinascita” che ci attende. Il nostro secolo è iniziato sotto il segno tragico delle Torri Gemelle e termina il suo secondo decennio con il drammatico stop della pandemia». Quindi prosegue: «Se Montini era preoccupato e pensoso perché il benessere che gli italiani stavano costruendo non smarrisse il senso di Dio e la spiritualità dell’uomo, oggi possiamo dire: anche la rinascita che ci sta davanti ha bisogno di un supplemento d’anima».

Perché, spiega il vescovo ad inizio del messaggio, «Natale è nostalgia di nascita» e «impulso a ritornare all’origine di se stessi. Soprattutto in questo momento di smarrimento e incertezza. Anzi è desiderio di mettersi a sognare un futuro di speranza». Ancora: «La parola che illumina il cielo ancora buio è rinascere».

Da qui la riscoperta del testo del futuro Paolo VI e la domanda che si pone il nostro vescovo: «Che significa rinascere?»

“RINASCERE”, TRA SPERANZA E LUCE DI CRISTO

«Rinascere è prima di tutto sentire che noi siamo esseri fragili e tuttavia generativi, esseri mortali ed esseri natali» risponde «scrivendolo sullo spartito del testo forse più bello di Montini».

E, ancora, «rinascere è risvegliare il nostro desiderio di felicità, o forse meglio di eternità. Dinanzi a tanti anziani che ci hanno lasciati nella più lacerante solitudine, forse non siamo stati capaci di dire la parola che conta». Quella che «provocatoriamente» Montini raccoglie da un artista non credente (Albert Camus): “Questo mondo, così com’è fatto, non è sopportabile. Ho perciò bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualche cosa che sia forse pazzia, ma che non sia di questo mondo”. «Ho bisogno dell’immortalità! Abbiamo bisogno -chiarisce Brambilla – di tornare ad agire sotto la luce della speranza».

Infine una terza risposta: «Rinascere è essere testimoni di un messaggio in parole ed opere. Le parole del Natale: “Non aver paura! (questa è la prima parola: non aver paura!). Ecco: io vi porto una buona novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo. Oggi vi è nato… il Salvatore, che è Cristo Signore!”. E le opere che generano creatività e responsabilità per il futuro prossimo».

«Quando guardiamo lo spettacolo delle strade, non appena ci è concessa un po’ di libertà – commenta Brambilla – ci assale ancora la paura e il timore. “Dopo sarà diverso da prima”, solo se saremo uomini e donne natali, che sognano di rimettere al centro la vita della città, il noi al posto dell’io, la prossimità invece della competizione, la fiducia invece del sospetto, la parola edificante invece della maldicenza, i beni comuni invece dell’accaparramento di pochi, la forza della speranza invece che il contagio della depressione».

Parole di speranza perché «a Natale una luce s’è levata», conclude il vescovo con un’ultima citazione del discorso di Montini: “Sì. È venuto Chi ci può salvare. È venuto per noi. È nostro fratello. Ed è il Verbo di Dio fatto uomo. È Colui che conosce l’uomo. È Colui che conosce il dolore. È Colui che instaura l’amore nel mondo; Colui che dà la pace, la verità, la grazia, la gioia, la Vita. Si chiama Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Salvatore”.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.