Disturbi mentali in Piemonte: impennata di richieste di aiuto del 40% tra i giovani

Aumentati i disturbi d’ansia, del comportamento alimentare, della relazione

Nel corso degli ultimi 15-20 anni sono sempre più evidenti manifestazioni sintomatologiche riferibili a stati di malessere della mente meno gravi, non arruolabili nei disturbi psicopatologici più gravi. È fondamentale saper guardare quindi a nuove forme di sofferenza mentale”. Patrizia Colombari, direttore SC Psicologia ASL di Vercelli ha aperto con queste parole la sessione “Rimettere la malattia mentale al centro dell’agenda di governo regionale e nazionale” della Winter School 2022 di Pollenzo di Motore Sanità. Un evento in collaborazione con l’Università degli Studi degli Studi di Scienze Gastronomiche, di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute.

«È sufficiente pensare a tutte le richieste legate a stati d’ansia, stati ansioso-depressivi, disturbi dell’adattamento, somatizzazioni, disturbi della relazione, lo stress emotivo legato a situazioni lavorative pesanti o all’assenza di lavoro, l’elevato carico emotivo dovuto a situazioni di malattia organica e cronica; sono problematiche che rischiano di “scivolare” fuori dalle maglie della sanità. Queste manifestazioni hanno spesso ricadute gravi sulle condotte di vita, sulle relazioni familiari, sulla gestione del lavoro, con conseguenze economiche devastanti. Tali situazioni sono esplose in modo evidente in particolare nel 2021 rispetto al 2019, anno pre-Covid».

Osservatorio di queste aree di sofferenza sono le Strutture di Psicologia, dove le richieste relative a queste problematiche pervengono in un contesto ambulatoriale su invio dei medici di medicina generale o dei pediatri di libera scelta e da dati raccolti presso le ASL To3, To5, Novara, Vercelli si registra un’impennata che va dal 30 al 40%. Sono aumentati i disturbi d’ansia dal 29% al 38%, i disturbi del comportamento alimentare, dal 3 al 9%, le richieste per eventi traumatici, il 9% e le problematiche di carattere relazionale, il 14%. La fascia di popolazione che è esplosa riguarda il target d’età 16/30 anni. Inoltre, almeno il 30% dei pazienti dei medici di medicina generale richiedano un ascolto che poi necessita dell’invio ad un altro ruolo professionale. 
Secondo la dottoressa Patrizia Colombari, il disagio più profondo è legato alla perdita dell’istanza di controllo, che risulta strettamente correlato con la pandemia in corso, destabilizzando in genere il sentimento di auto efficacia delle persone. 

«L’invio allo psicologo nell’ambito delle cure primarie, nel contesto degli specialisti nella riorganizzazione delle case della salute, sarebbe un’azione efficace perché potrebbe mettere in campo un primo ascolto e una serie di incontri che possono mobilitare una serie di risorse interne della persona e arginare un rischio di ingravescenza che la mente corre così come il corpo» ha proseguita l’esperta. Inoltre, «È fondamentale intervenire in modo sempre più precoce anche attraverso progetti per i ragazzi, che tengano insieme le variabili sociali, psicologiche e culturali. Di recente la Regione Piemonte ha provveduto con finanziamenti ad hoc per la realizzazione di interventi psicologici presso nuclei familiari con Minori in grave difficoltà relazionale, a sostegno della genitorialità e per un altro progetto finalizzato al potenziamento del supporto psicologico alle istituzioni scolastiche. Nel contempo il Governo ha ipotizzato e poi respinto il bonus psicologo. Forse l’area della sofferenza emotiva non è ancora sufficientemente degna di attenzione, non è ancora chiaro che se la mente non funziona la persona può andare verso una deriva di invalidità con ricadute da un punto di vista sociale ed economico importanti».

Questi sono gli effetti del lavoro congiunto medico-psicologo sulla spesa sanitaria. 
In due casi in cui è stato possibile conoscere la spesa farmaceutica relativa agli studi prima e dopo l’ingresso dello psicologo e confrontarla con l’andamento medio della ASL, si è riscontrato un risparmio in un caso del 17%, pari a 75.000 euro in un anno, nell’altro del 14%, pari a 55.000 euro (Solano, 2011, pp.139-143). I risultati disponibili riguardano la sola spesa farmaceutica e i risultati ottenuti sono relativi all’impiego di tirocinanti in formazione.
«Se questi risultati venissero confermati da una sperimentazione più ampia, sarebbe evidente la possibilità non solo di ripagare ampiamente la spesa relativa agli psicologi, ma di realizzare un congruo risparmio netto per il Servizio Sanitario Nazionale» ha messo in evidenza la Colombari. 

Mentre questi sono i risultati di una ricerca in atto da parte di Michele Liuzzi, della Cattedra di Psicologia delle Cure Primarie all’Unito (al momento, unica in Italia): un’esperienza torinese. I dati preliminari del progetto sono interessanti, seppur provvisori: sugli 11 pazienti che ad oggi hanno terminato il ciclo di 8 incontri, i valori di ansia (GAD7) scendono da 9,82 a 4,82, quelli di depressione (PHQ9) da 10,54 a 4,45 rendendo di fatto un campione iniziale con dati da popolazione clinica, un campione al termine dell’intervento con valori da popolazione generale. 

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Aumentati i disturbi d’ansia, del comportamento alimentare, della relazione

Nel corso degli ultimi 15-20 anni sono sempre più evidenti manifestazioni sintomatologiche riferibili a stati di malessere della mente meno gravi, non arruolabili nei disturbi psicopatologici più gravi. È fondamentale saper guardare quindi a nuove forme di sofferenza mentale”. Patrizia Colombari, direttore SC Psicologia ASL di Vercelli ha aperto con queste parole la sessione “Rimettere la malattia mentale al centro dell’agenda di governo regionale e nazionale” della Winter School 2022 di Pollenzo di Motore Sanità. Un evento in collaborazione con l’Università degli Studi degli Studi di Scienze Gastronomiche, di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute.

«È sufficiente pensare a tutte le richieste legate a stati d’ansia, stati ansioso-depressivi, disturbi dell’adattamento, somatizzazioni, disturbi della relazione, lo stress emotivo legato a situazioni lavorative pesanti o all’assenza di lavoro, l’elevato carico emotivo dovuto a situazioni di malattia organica e cronica; sono problematiche che rischiano di “scivolare” fuori dalle maglie della sanità. Queste manifestazioni hanno spesso ricadute gravi sulle condotte di vita, sulle relazioni familiari, sulla gestione del lavoro, con conseguenze economiche devastanti. Tali situazioni sono esplose in modo evidente in particolare nel 2021 rispetto al 2019, anno pre-Covid».

Osservatorio di queste aree di sofferenza sono le Strutture di Psicologia, dove le richieste relative a queste problematiche pervengono in un contesto ambulatoriale su invio dei medici di medicina generale o dei pediatri di libera scelta e da dati raccolti presso le ASL To3, To5, Novara, Vercelli si registra un’impennata che va dal 30 al 40%. Sono aumentati i disturbi d’ansia dal 29% al 38%, i disturbi del comportamento alimentare, dal 3 al 9%, le richieste per eventi traumatici, il 9% e le problematiche di carattere relazionale, il 14%. La fascia di popolazione che è esplosa riguarda il target d’età 16/30 anni. Inoltre, almeno il 30% dei pazienti dei medici di medicina generale richiedano un ascolto che poi necessita dell’invio ad un altro ruolo professionale. 
Secondo la dottoressa Patrizia Colombari, il disagio più profondo è legato alla perdita dell’istanza di controllo, che risulta strettamente correlato con la pandemia in corso, destabilizzando in genere il sentimento di auto efficacia delle persone. 

«L’invio allo psicologo nell’ambito delle cure primarie, nel contesto degli specialisti nella riorganizzazione delle case della salute, sarebbe un’azione efficace perché potrebbe mettere in campo un primo ascolto e una serie di incontri che possono mobilitare una serie di risorse interne della persona e arginare un rischio di ingravescenza che la mente corre così come il corpo» ha proseguita l’esperta. Inoltre, «È fondamentale intervenire in modo sempre più precoce anche attraverso progetti per i ragazzi, che tengano insieme le variabili sociali, psicologiche e culturali. Di recente la Regione Piemonte ha provveduto con finanziamenti ad hoc per la realizzazione di interventi psicologici presso nuclei familiari con Minori in grave difficoltà relazionale, a sostegno della genitorialità e per un altro progetto finalizzato al potenziamento del supporto psicologico alle istituzioni scolastiche. Nel contempo il Governo ha ipotizzato e poi respinto il bonus psicologo. Forse l’area della sofferenza emotiva non è ancora sufficientemente degna di attenzione, non è ancora chiaro che se la mente non funziona la persona può andare verso una deriva di invalidità con ricadute da un punto di vista sociale ed economico importanti».

Questi sono gli effetti del lavoro congiunto medico-psicologo sulla spesa sanitaria. 
In due casi in cui è stato possibile conoscere la spesa farmaceutica relativa agli studi prima e dopo l'ingresso dello psicologo e confrontarla con l’andamento medio della ASL, si è riscontrato un risparmio in un caso del 17%, pari a 75.000 euro in un anno, nell’altro del 14%, pari a 55.000 euro (Solano, 2011, pp.139-143). I risultati disponibili riguardano la sola spesa farmaceutica e i risultati ottenuti sono relativi all’impiego di tirocinanti in formazione.
«Se questi risultati venissero confermati da una sperimentazione più ampia, sarebbe evidente la possibilità non solo di ripagare ampiamente la spesa relativa agli psicologi, ma di realizzare un congruo risparmio netto per il Servizio Sanitario Nazionale» ha messo in evidenza la Colombari. 

Mentre questi sono i risultati di una ricerca in atto da parte di Michele Liuzzi, della Cattedra di Psicologia delle Cure Primarie all'Unito (al momento, unica in Italia): un'esperienza torinese. I dati preliminari del progetto sono interessanti, seppur provvisori: sugli 11 pazienti che ad oggi hanno terminato il ciclo di 8 incontri, i valori di ansia (GAD7) scendono da 9,82 a 4,82, quelli di depressione (PHQ9) da 10,54 a 4,45 rendendo di fatto un campione iniziale con dati da popolazione clinica, un campione al termine dell'intervento con valori da popolazione generale. 

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