Atteso quasi come una rock-star dai ragazzi e dal personale scolastico, don Luigi Ciotti non ha deluso le attese nel corso dell’incontro che si è tenuto questa mattina, 1 dicemvre, all’Istituto tecnico Bellini-Nervi di Novara. Intervenuto nell’ambito dell’iniziativa “La strada si fa scuola”, promossa dalla Questura e dal Comune, il sacerdote e attivista fondatore del Gruppo Abele e di Libera, venendo meno a una sorta di protocollo, prima di accomodarsi ha voluto salutare personalmente tutti i presenti.
Parlando a braccio per un’ora abbondante, don Ciotti ha esordito definendo la sua persona «piccola e fragile». Una fragilità emersa fin dagli anni della scuola, iniziata «quando in classe ero l’unico senza il grembiule e il fiocco perché i miei genitori non potevano comprarmelo». Una povertà, in ogni caso, non priva di dignità e della quale non bisogna vergognarsi («Uno può essere povero e dignitoso»), posta al servizio del prossimo, dopo aver conseguito il diploma di telefonista e telegrafista in un istituto tecnico («Guai sottovalutare quelle professioni della quali la società ha più bisogno»).
Don Ciotti ha raccontato quindi “pezzi” della sua vita «non per celebrarla ma per condividerla con voi», sino al momento in cui è prevalsa la consapevolezza del lavoro svolto nell’ambito di una comunità, «perché è il “noi” che vince. Occorre prendere tutti coscienza che il cambiamento ha bisogno del contributo di tutti, di ciascuno di noi, dove ognuno possa svolgere la propria parte, assumendosi le sue responsabilità». E parlando della “malattia” che colpisce il nostro Paese, «è quella di pensare che spetti sempre agli altri. Ragazzi, anche voi potete essere protagonisti del cambiamento. Anche orgogliosi degli studi che state compiendo».
A fare gli onori di casa il dirigente scolastico Leonardo Brunetto che ha ringraziato tutto il personale e i collaboratori della struttura per l’impegno profuso nell’organizzare al meglio la giornata. Poi il questore Rosanna Lavezzaro, che dopo la proiezione di un significativo video sul tema della malavita organizzata, si è rivolta direttamente ai ragazzi: «Vorrei che questo video trasmettesse un messagio molto vicino a voi. Prima di arrivare a certe scene c’é stato un percorso pericoloso, sbagliato, che ha messo i protagonisti in una storia molto più grande di loro. Che non sono stati in grado di gestire e dalla quale sono usciti perdenti». I ragazzi protagonisti del video «non avevano forse una famiglia e una scuola che ha proposto loro iniziative come quella di oggi – ha proseguito -. Sono stati forse sfortunati, però non creiamoci facili giustificazioni quando facciamo scelte non in linea con la legalità e la correttezza. Scegliere la via più difficile, che porta risultati a lungo termine è l’unica vincente. Non bisogna volere tutto e subito, perché i conti si fanno alla fine. Avete una vita davanti, vivetela da persone perbene».