Ci sono voluti più di vent’anni, meglio tardi che mai verrebbe da aggiungere, ma con la delibera approvata dal Consiglio comunale di Novara nella seduta di ieri, mercoledì 23 dicembre, con il voto favorevole di tutte le forze politiche e con un dibattito ridotto all’osso, è stata forse messa la parola fine alla vicenda legata alle opere di mitigazione di impatto ambientale collegate alla realizzazione del passaggio dell’Alta Velocità nella zona nord della città.
Il documento votato dai consiglieri, illustrato prima in Commissione e poi nell’aula “virtuale” di Palazzo Cabrino dall’assessore Elisabetta Franzoni, riguarda un cosiddetto “addendum” all’accordo procedimentale fra Comune e Rete ferroviaria italiana (Rfi) con il quale l’Amministrazione riuscirà finalmente a realizzare una serie di progetti per un valore di 5 milioni di euro rimasti, così come queste risorse, nel cassetto per due decenni.
L’accordo del 1999 fra l’allora Giunta Correnti e Tav (alla quale è poi subentrata Rfi) prevedeva tra l’altro, ha ricordato Franzoni, «la realizzazione di un sovrappasso e di una rotatoria, oltre a opere minori per mitigare anche l’impatto acustico della nuova ferrovia». Nel corso degli anni tanta acqua è passata sotto i ponti ma ora sembra davvero essere giunto il momento buono, visto che grazie a quest’ultimo accordo il Comune gestirà l’intera operazione, inclusa la sistemazione di quell’arteria conosciuta come strada del Ciocché.
Nell’unico successivo intervento Nicola Fonzo (Pd) ha evidenziato «con rammarico che l’assessore Franzoni, nella sua ricostruzione degli eventi, non abbia ricordato, a differenza del suo collega Paganini, che ci sia stato un costante impegno anche delle precedenti amministrazioni nella salvaguardia delle risorse destinate a quelle opere. L’obiettivo di tutti, destra o sinistra a livello politico, è stato quello di evitare che quei finanziamenti venissero a mancare, perché vale la pena ricordare che è stata la città di Novara a pagare il prezzo per il passaggio dell’Alta velocità, alcune zone in modo particolare».
«Forse – ha aggiunto – avremmo potuto portare a casa di più. Altre città hanno giocato meglio le loro carte, basta vedere a Reggio Emilia che cosa ha rappresentato il transito dell’Alta velocità in una città che ha dimensioni più o meno come la nostra. Ora raggiungiamo il minimo indispensabile, anche se 5 milioni non sono poca cosa».
Poi un “fuori tema” (come da lui stesso definito): «Credo che sia importante ricordare come quello della strada del Ciocché fosse un “chiodo fisso” del consigliere Enrico Nerviani. Il suo impegno è stato tenace e mi piacerebbe che lo ricordassimo dedicandogli questa strada oppure un’altra opera come compensazione. Se lo merita davvero».