«È stata la pallavolo a scoprire me. All’inizio giocavo a basket»

Bulgara di nascita, giramondo per professione. Elitsa Vasileva, schiacciatrice con alle spalle una carriera che l’ha portata dal CSKA Sofia alle turche del VakifBank Instanbul; e prima ancora dalle brasiliane del Campinas alle sudcoreane dell’Heungkuk Life sino alle russe della Dinamo Kazan, ma con anche tanta Italia (Cremona in A2 e poi la massima serie con le maglie di Perugia, Bergamo, Scandicci), è approdata lo scorso anno a Novara, primo acquisto della passata campagna trasferimenti della società novarese. Anche lei, come molte colleghe, ha vissuto fra le mura domestiche queste ultime settimane che l’anno provata dei match, ma anche delle sedute in palestra con staff e compagne.

 

 

All’ombra della Cupola si è subito ambientata, legando in particolar modo con la centrale serba Fefa Veljkovic, che se ha ammesso di essere stata bene con tutte le compagne: «Siamo una squadra che molto unita, in campo e fuori». Con quale giocatrice vorresti giocare o tornare a giocare? «Assolutamente Francesca Piccinini, perché per me, nei due anni trascorsi con lei a Bergamo, ho avuto un esempio davanti a me. Al di là di quello che ti diceva l’allenatore bastava guardare lei in allenamento per imparare. In futuro? Non so. Ogni volta che cambi squadra trovi atlete nuove e brave. Ogni volta è sempre un’esperienza nuova».

Quando e come hai scoperto il volley? «Piuttosto è stata la pallavolo a scoprire me. All’inizio giocavo a basket, cercando di imitare la mia sorella maggiore. Mi piaceva e non volevo cambiare, però su indicazione di diversi allenatori i miei genitori hanno provato questo sport. Ho iniziato a 13 anni, i progressi si sono visti subito». Quanto è stata importante la famiglia per te? «Tanto, perché mi è sempre stata vicina anche se stavo lontana».

Quali sono state le squadre più importanti nel corso della tua carriera? «Qui in Italia Perugia, la mia prima esperienza nella “grande” pallavolo dove ho conosciuto grandi giocatrici che mi hanno insegnato tanto. A Bergamo ho trascorso due anni vincendo, ma soprattutto giocando con Piccinini, Lo Bianco, Arrighetti».

Una stagione che definisce “interessante” quella in Turchia prima di tre stagioni in Russia, ma tutto sommato «vedo tanti momenti positivi nel corso della mia carriera. Anche nei momenti di difficoltà sono riuscita a tirare fuori elementi positivi». Anche se non intende giocare tantissimi anni ancora (sta frequentando l’Università e comincia a pensare, coltivando tra l’altro tanti interessi, ad una vita futura fuori dal volley, magari anche come moglie e mamma), ha ancora “fame” di vittorie: «Ricordo con piacere le vittorie con Bergamo, ma spero di alzare ancora qualche trofeo».

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«È stata la pallavolo a scoprire me. All’inizio giocavo a basket»

Bulgara di nascita, giramondo per professione. Elitsa Vasileva, schiacciatrice con alle spalle una carriera che l’ha portata dal CSKA Sofia alle turche del VakifBank Instanbul; e prima ancora dalle brasiliane del Campinas alle sudcoreane dell’Heungkuk Life sino alle russe della Dinamo Kazan, ma con anche tanta Italia (Cremona in A2 e poi la massima serie con le maglie di Perugia, Bergamo, Scandicci), è approdata lo scorso anno a Novara, primo acquisto della passata campagna trasferimenti della società novarese. Anche lei, come molte colleghe, ha vissuto fra le mura domestiche queste ultime settimane che l’anno provata dei match, ma anche delle sedute in palestra con staff e compagne.

 

 

All’ombra della Cupola si è subito ambientata, legando in particolar modo con la centrale serba Fefa Veljkovic, che se ha ammesso di essere stata bene con tutte le compagne: «Siamo una squadra che molto unita, in campo e fuori». Con quale giocatrice vorresti giocare o tornare a giocare? «Assolutamente Francesca Piccinini, perché per me, nei due anni trascorsi con lei a Bergamo, ho avuto un esempio davanti a me. Al di là di quello che ti diceva l’allenatore bastava guardare lei in allenamento per imparare. In futuro? Non so. Ogni volta che cambi squadra trovi atlete nuove e brave. Ogni volta è sempre un’esperienza nuova».

Quando e come hai scoperto il volley? «Piuttosto è stata la pallavolo a scoprire me. All’inizio giocavo a basket, cercando di imitare la mia sorella maggiore. Mi piaceva e non volevo cambiare, però su indicazione di diversi allenatori i miei genitori hanno provato questo sport. Ho iniziato a 13 anni, i progressi si sono visti subito». Quanto è stata importante la famiglia per te? «Tanto, perché mi è sempre stata vicina anche se stavo lontana».

Quali sono state le squadre più importanti nel corso della tua carriera? «Qui in Italia Perugia, la mia prima esperienza nella “grande” pallavolo dove ho conosciuto grandi giocatrici che mi hanno insegnato tanto. A Bergamo ho trascorso due anni vincendo, ma soprattutto giocando con Piccinini, Lo Bianco, Arrighetti».

Una stagione che definisce “interessante” quella in Turchia prima di tre stagioni in Russia, ma tutto sommato «vedo tanti momenti positivi nel corso della mia carriera. Anche nei momenti di difficoltà sono riuscita a tirare fuori elementi positivi». Anche se non intende giocare tantissimi anni ancora (sta frequentando l’Università e comincia a pensare, coltivando tra l’altro tanti interessi, ad una vita futura fuori dal volley, magari anche come moglie e mamma), ha ancora “fame” di vittorie: «Ricordo con piacere le vittorie con Bergamo, ma spero di alzare ancora qualche trofeo».

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