Era il 23 febbraio 2020…

Era il 23 febbraio 2020 e “Dpcm” sarebbe diventato presto l’acronimo in assoluto più utilizzato da tutti gli Italiani. Dpcm, insieme a decreto legge, ordinanza regionale e comunale. Era il 23 febbraio 2020 quando da un giorno ormai era stato scoperto il paziente 1 in Italia colpito da Covid-19, quando ci si rendeva conto che quel virus non era “cosa solo di certi Paesi” letto sui giornali davanti a un caffè al bar, come spesso capita di pensare, ma stava pian piano entrando in tutti gli Stati del mondo.

Il 23 febbraio 2020 Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, emanava il primo Dpcm, “Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”, misure urgenti di contenimento per alcune aree della Lombardia e del Veneto. L’allarme però è ormai diffuso e si comincia a correre ai ripari e arriva prima l’ordinanza regionale del Piemonte, poi quella comunale di Novara e i paesi fanno lo stesso.

Era il 23 febbraio 2020 quando la normalità della vita comincia a traballare: i carri pronti a sfilare per le vie dei paesi in occasione del Carnevale fanno retromarcia e tornano in bottega; le competizioni sportive della domenica sono rinviate e sospese a metà quelle in corso d’opera; chiuse le scuole almeno per qualche giorno.

Se il lockdown nazionale è stato proclamato il 22 marzo, Novara ha anticipato al 7 dello stesso mese, perché provincia insieme ad altre ad alto rischio di contagio.

Oggi, 23 febbraio 2021, è esattamente un anno da che le vite di tutti sono cambiate, nessuno escluso. Sono 19 i Dpcm affrontati, si attende il 20esimo, il primo del neo presidente Mario Draghi e tutti portano con sé un comune denominatore: lo stravolgimento della propria vita. “NO” alle strette di mano, a un abbraccio nei confronti di una persona cara, al segno della pace in chiesa e anzi per un lungo periodo alla possibilità di partecipare a una messa, all’attività sportiva se non nazionale, “NO” alla possibilità di assistere a uno spettacolo, a un film appena uscito, a uscire a cena, a guardare una vetrina, a pensare a cosa indossare per quell’occasione particolare; “NO” alla possibilità di andare a fare la spesa quando si vuole, a visitare mamma e papà se abitano altrove. Sono davvero infinite le regole, più o meno restrittive nel corso del tempo, cui le persone si sono dovute abituare e probabilmente ce ne saranno ancora molte. Scuole chiuse per oltre sette mesi, da prima una sorta di vacanza allungata di Carnevale, poi il bisogno degli studenti di tornarci per ritrovare quei rapporti interpersonali praticamente frantumati.

Un anno intero denso, ricco, fitto di notizie e continui aggiornamenti. Una nuova vita in casa, sempre, lontani dagli affetti, le speranze, gli appuntamenti sui balconi, la fiducia nel personale sanitario tutto intero, le attese dei nuovi Dpcm, delle conferenze stampa per saperne di più. Un appuntamento quotidiano con il bollettino medico (ancora attuale) e con quei numeri di decessi a lasciare un grande sensazione di vuoto, l’addio a persone comuni, a conoscenti, a medici e infermieri che erano in prima linea con determinazione.

 

 

In un anno si è potuto scorgere il buio più pesto con numeri in continua crescita e morti ogni giorno, nello stesso anno la luce più bianca e intensa, quella del vaccino. “Quanto durerà?” non è una domanda cui è possibile trovare risposta, ma ora ci si può rialzare, provare a convivere con regole nuove ormai diventate normalità e acquisire poco per volta la vera normalità.

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Era il 23 febbraio 2020…

Era il 23 febbraio 2020 e “Dpcm” sarebbe diventato presto l’acronimo in assoluto più utilizzato da tutti gli Italiani. Dpcm, insieme a decreto legge, ordinanza regionale e comunale. Era il 23 febbraio 2020 quando da un giorno ormai era stato scoperto il paziente 1 in Italia colpito da Covid-19, quando ci si rendeva conto che quel virus non era “cosa solo di certi Paesi” letto sui giornali davanti a un caffè al bar, come spesso capita di pensare, ma stava pian piano entrando in tutti gli Stati del mondo.

Il 23 febbraio 2020 Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, emanava il primo Dpcm, “Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”, misure urgenti di contenimento per alcune aree della Lombardia e del Veneto. L’allarme però è ormai diffuso e si comincia a correre ai ripari e arriva prima l’ordinanza regionale del Piemonte, poi quella comunale di Novara e i paesi fanno lo stesso.

Era il 23 febbraio 2020 quando la normalità della vita comincia a traballare: i carri pronti a sfilare per le vie dei paesi in occasione del Carnevale fanno retromarcia e tornano in bottega; le competizioni sportive della domenica sono rinviate e sospese a metà quelle in corso d’opera; chiuse le scuole almeno per qualche giorno.

Se il lockdown nazionale è stato proclamato il 22 marzo, Novara ha anticipato al 7 dello stesso mese, perché provincia insieme ad altre ad alto rischio di contagio.

Oggi, 23 febbraio 2021, è esattamente un anno da che le vite di tutti sono cambiate, nessuno escluso. Sono 19 i Dpcm affrontati, si attende il 20esimo, il primo del neo presidente Mario Draghi e tutti portano con sé un comune denominatore: lo stravolgimento della propria vita. “NO” alle strette di mano, a un abbraccio nei confronti di una persona cara, al segno della pace in chiesa e anzi per un lungo periodo alla possibilità di partecipare a una messa, all’attività sportiva se non nazionale, “NO” alla possibilità di assistere a uno spettacolo, a un film appena uscito, a uscire a cena, a guardare una vetrina, a pensare a cosa indossare per quell’occasione particolare; “NO” alla possibilità di andare a fare la spesa quando si vuole, a visitare mamma e papà se abitano altrove. Sono davvero infinite le regole, più o meno restrittive nel corso del tempo, cui le persone si sono dovute abituare e probabilmente ce ne saranno ancora molte. Scuole chiuse per oltre sette mesi, da prima una sorta di vacanza allungata di Carnevale, poi il bisogno degli studenti di tornarci per ritrovare quei rapporti interpersonali praticamente frantumati.

Un anno intero denso, ricco, fitto di notizie e continui aggiornamenti. Una nuova vita in casa, sempre, lontani dagli affetti, le speranze, gli appuntamenti sui balconi, la fiducia nel personale sanitario tutto intero, le attese dei nuovi Dpcm, delle conferenze stampa per saperne di più. Un appuntamento quotidiano con il bollettino medico (ancora attuale) e con quei numeri di decessi a lasciare un grande sensazione di vuoto, l’addio a persone comuni, a conoscenti, a medici e infermieri che erano in prima linea con determinazione.

 

 

In un anno si è potuto scorgere il buio più pesto con numeri in continua crescita e morti ogni giorno, nello stesso anno la luce più bianca e intensa, quella del vaccino. “Quanto durerà?” non è una domanda cui è possibile trovare risposta, ma ora ci si può rialzare, provare a convivere con regole nuove ormai diventate normalità e acquisire poco per volta la vera normalità.

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