Giulia, 15 anni: «Realizzate il mio sogno, portatemi sulla Cupola»

La studentessa novarese non vorrebbe rinunciare a visitare il monumento simbolo della città di Novara. E sui social racconta le difficoltà che ogni giorno è costretta ad affrontare

«Il mio sogno? Salire sulla Cupola di San Gaudenzio. Ma non solo nella Sala del compasso, dove ci si arriva anche in ascensore, proprio su in cima fino alla guglia». Giulia Cavagna Sala è una studentessa novarese di 15 anni che vive in carrozzina, ma che non vorrebbe rinunciare a visitare il monumento simbolo della città, nonostante il percorso preveda 450 scalini. «Lo scorso inverno ho contattato la società che si occupa delle salite sulla Cupola: mi hanno risposto che mi avrebbero fatto sapere, che forse si poteva con i Vigili del fuoco, ma poi non ho saputo più nulla. Prima che torni la stagione fredda mi piacerebbe riuscire in questa impresa».

Giulia gioca a baskin nella Polisposportiva San Giacomo e sui social è nota come Miss G (la sua pagina si chiama Miss G e le Barriere Architettoniche) e racconta le difficoltà che ogni giorno è costretta ad affrontare con nuove barriere non solo architettoniche: «Devo ammettere che Novara si sta muovendo nella giusta direzione, in particolare le chiese, i teatri e i musei sono praticabili per chi è in sedia a rotelle o ha problemi motori – racconta insieme alla mamma Silvia – . Ogni volta che ho segnalato un problema, il Comune si è sempre mosso per risolvere; sui mezzi pubblici, però, ci sarebbe ancora tanto lavoro da fare perché non tutti hanno la pedana per i disabili e, molto spesso, quando ce l’hanno non è compatibile con il marciapiede. Le scuole, invece, sono tutte accessibili: dalle elementari in poi non ho mai avuto problemi».

E proprio su questo tema Giulia, che sta per frequentare il terzo anno dell’indirizzo “Grafica e comunicazione” al Nervi, lancia un appello: «Ogni anno devo cambiare insegnanti di sostegno ed è un trauma tutte le volte – spiega -. Non penso solo a me, ma a tutti i ragazzi che si trovano nella mia situazione e che hanno anche disabilità cognitive: è come ricominciare da capo e non viene mai chiesto il nostro parere. Il Ministero, invece, dovrebbe istituire dei test di gradimento a fine anno in modo che tutti gli studenti che hanno diritto al sostegno possano esprimere la propria opinione. Per fortuna l’educatore che mi ha seguito nei primi due anni – si chiama Alex – dovrebbe restare anche per i prossimi. Ci spero tanto perché con lui mi sono trovata benissimo».

Al primo anno dell’istituto tecnico, Giulia ha anche ricevuto un riconoscimento per essere stata promossa con una media superiore all’8: «È stato un anno complicato – aggiunge – il primo in Dad, ma nonostante questo ho avuto degli insegnanti che mi hanno seguita bene anche a distanza. Anche l’anno scorso abbiamo frequentato a distanza per diverse settimane; forse quest’anno riusciremo a essere sempre presenti e a toglierci la mascherina: finalmente riuscirò a conoscere meglio i miei compagni di classe».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

Una risposta

  1. Se nessuno ti ha già accontentata, ti ci porto io anche sulle mie spalle. Non so se riuscirò ma mi allenerò per poterlo fare. Contattatemi pure in privato.

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Giulia, 15 anni: «Realizzate il mio sogno, portatemi sulla Cupola»

La studentessa novarese non vorrebbe rinunciare a visitare il monumento simbolo della città di Novara. E sui social racconta le difficoltà che ogni giorno è costretta ad affrontare

«Il mio sogno? Salire sulla Cupola di San Gaudenzio. Ma non solo nella Sala del compasso, dove ci si arriva anche in ascensore, proprio su in cima fino alla guglia». Giulia Cavagna Sala è una studentessa novarese di 15 anni che vive in carrozzina, ma che non vorrebbe rinunciare a visitare il monumento simbolo della città, nonostante il percorso preveda 450 scalini. «Lo scorso inverno ho contattato la società che si occupa delle salite sulla Cupola: mi hanno risposto che mi avrebbero fatto sapere, che forse si poteva con i Vigili del fuoco, ma poi non ho saputo più nulla. Prima che torni la stagione fredda mi piacerebbe riuscire in questa impresa».

Giulia gioca a baskin nella Polisposportiva San Giacomo e sui social è nota come Miss G (la sua pagina si chiama Miss G e le Barriere Architettoniche) e racconta le difficoltà che ogni giorno è costretta ad affrontare con nuove barriere non solo architettoniche: «Devo ammettere che Novara si sta muovendo nella giusta direzione, in particolare le chiese, i teatri e i musei sono praticabili per chi è in sedia a rotelle o ha problemi motori – racconta insieme alla mamma Silvia – . Ogni volta che ho segnalato un problema, il Comune si è sempre mosso per risolvere; sui mezzi pubblici, però, ci sarebbe ancora tanto lavoro da fare perché non tutti hanno la pedana per i disabili e, molto spesso, quando ce l’hanno non è compatibile con il marciapiede. Le scuole, invece, sono tutte accessibili: dalle elementari in poi non ho mai avuto problemi».

E proprio su questo tema Giulia, che sta per frequentare il terzo anno dell’indirizzo “Grafica e comunicazione” al Nervi, lancia un appello: «Ogni anno devo cambiare insegnanti di sostegno ed è un trauma tutte le volte - spiega -. Non penso solo a me, ma a tutti i ragazzi che si trovano nella mia situazione e che hanno anche disabilità cognitive: è come ricominciare da capo e non viene mai chiesto il nostro parere. Il Ministero, invece, dovrebbe istituire dei test di gradimento a fine anno in modo che tutti gli studenti che hanno diritto al sostegno possano esprimere la propria opinione. Per fortuna l’educatore che mi ha seguito nei primi due anni - si chiama Alex - dovrebbe restare anche per i prossimi. Ci spero tanto perché con lui mi sono trovata benissimo».

Al primo anno dell’istituto tecnico, Giulia ha anche ricevuto un riconoscimento per essere stata promossa con una media superiore all’8: «È stato un anno complicato – aggiunge - il primo in Dad, ma nonostante questo ho avuto degli insegnanti che mi hanno seguita bene anche a distanza. Anche l’anno scorso abbiamo frequentato a distanza per diverse settimane; forse quest’anno riusciremo a essere sempre presenti e a toglierci la mascherina: finalmente riuscirò a conoscere meglio i miei compagni di classe».

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