Gli studenti del Convitto Carlo Alberto raccontano l’alternanza in un docufilm

Al Convitto Carlo Alberto di Novara è già partito l’ultimo step del percorso che nello scorso anno scolastico aveva “trasformato” gli studenti di due classi del liceo scientifico in maestri di matematica per i bambini della scuola materna San Giuseppe. L’iniziativa era stata promossa all’interno del progetto “PiIL – Percorsi Integrati di Inclusione e Lavoro” dell’associazione Territorio e Cultura di Novara, che sperimenta in alcune scuole della provincia una versione “arricchita” dei Pcto (i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento che hanno sostituito la “vecchia” alternanza scuola lavoro). Numeri e piccole operazioni spiegate attraverso il metodo analogico Bortolato, modalità pedagogica sempre più usata in Italia basata sulle capacità naturali dei bambini e sull’applicazione concreta della matematica.

 

 

«Inizialmente avevamo pensato un evento che avrebbe dovuto coincidere con una festa di fine anno delle scuole, organizzata per tutti i partecipanti (bambini, studenti, docenti e dirigenti della scuola superiore, maestre e dirigenti della scuola dell’infanzia, famiglie e responsabili del progetto), durante la quale sarebbe stato proposto un laboratorio dimostrativo – spiegano Giacomo Balduzzi e Davide Servetti, coordinatori del progetto PiIL -. Negli scorsi mesi si è ideato invece un laboratorio di film making pensato con lo scopo di raggiungere, compatibilmente con il contesto della pandemia, gli obiettivi che ci si era prefissati per questa fase conclusiva del percorso. Tali obiettivi possono essere riassunti in tre verbi: rielaborare, restituire, disseminare. La prima azione, quella del rielaborare è finalizzata innanzitutto alla presa di consapevolezza da parte degli studenti del valore formativo dell’esperienza in termini di competenze nonché a stimolare gli studenti a una riflessione che consenta di interpretare e ricondurre l’esperienza concreta vissuta a problemi e tematiche di ordine più generale e al corso di studi da loro frequentato. Il processo di rielaborazione rende gli studenti in grado di restituire l’esperienza ad altri, in forma di racconto dotato di senso (in questo caso un docufilm). Tale restituzione attiverà ulteriori competenze, sia specialistiche sia trasversali. Infine, la restituzione favorirà la disseminazione di quanto fatto e dei risultati raggiunti, contribuendo a rendere l’esperienza potenzialmente replicabile, in futuro, nella scuola o in altri contesti».

Il laboratorio di film making, da un punto di vista operativo, è suddiviso in tre momenti. Il primo, svoltosi lo scorso 12 gennaio, è consistito in una breve introduzione online per presentare agli studenti gli obiettivi del lavoro e fornire loro alcune prime istruzioni. Il secondo momento, programmato per il 12 febbraio, è pensato come accompagnamento e supporto ai gruppi che nel frattempo hanno già iniziato a lavorare alla consegna. Alessio Versace, professionista ed esperto di film making, incontrerà telematicamente ciascun gruppo di lavoro, fornendo agli studenti utili consigli e suggerimenti. Il terzo momento, da programmare per la fine di marzo, consisterà nella presentazione dei prodotti finali. È prevista anche una premiazione del miglior video, che terrà conto del giudizio sia dei docenti e dello staff di progetto, che comporranno una sorta di “giuria” tecnica, sia dei voti dei compagni e degli studenti della scuola, che potranno vedere e commentare i video online.

«I ragazzi stanno gestendo in autonomia il lavoro preliminare alla realizzazione dei video, cioè la sceneggiatura e l’impostazione complessiva – spiega la professoressa Chiara Rosmini, referente didattico del progetto PiIL all’Istituto Convitto Carlo Alberto –. Per loro non è una novità realizzare video nell’ambito dell’attività didattica: entrambe sono classi che hanno l’Ipad in dotazione. Ma si tratta comunque di una sfida, perché chiediamo loro di alzare l’asticella producendo dei video più strutturati, sia per durata che per qualità, rispetto a quanto realizzano normalmente, anche nel tempo libero». E Versace, nel primo incontro con gli studenti, ha insistito proprio su questo: unire la documentazione al racconto significa trasformare fatti ed esperienze in narrazioni dotate di trama, senso e significato. Una competenza che appare più che mai attuale, nell’era dello “storytelling”. Il valore aggiunto, in questo caso, è che i ragazzi si misureranno con fatti e racconti che li hanno visti protagonisti in un progetto collettivo, che ha coinvolto la scuola e il territorio.

Positivo il riscontro anche del dirigente scolastico Nicola Fonzo: «Esperienze come quelle del docu-film dimostrano una volta in più, qualora ce ne fosse bisogno, che la cosiddetta alternanza scuola/lavoro (oggi PCTO Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) rappresenta un importante valore aggiunto per gli studenti e per la scuola. L’esperienza pratica aiuta i ragazzi a consolidare le conoscenze acquisite a scuola, a testare sul campo le loro attitudini, ad arricchirne la formazione, a orientarne il percorso di studio e a interagire con il gruppo. Per la scuola queste esperienze costituiscono un’inesauribile risorsa da cui attingere per innovare la didattica».

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Gli studenti del Convitto Carlo Alberto raccontano l’alternanza in un docufilm

Al Convitto Carlo Alberto di Novara è già partito l’ultimo step del percorso che nello scorso anno scolastico aveva “trasformato” gli studenti di due classi del liceo scientifico in maestri di matematica per i bambini della scuola materna San Giuseppe. L’iniziativa era stata promossa all’interno del progetto “PiIL – Percorsi Integrati di Inclusione e Lavoro” dell’associazione Territorio e Cultura di Novara, che sperimenta in alcune scuole della provincia una versione “arricchita” dei Pcto (i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento che hanno sostituito la “vecchia” alternanza scuola lavoro). Numeri e piccole operazioni spiegate attraverso il metodo analogico Bortolato, modalità pedagogica sempre più usata in Italia basata sulle capacità naturali dei bambini e sull’applicazione concreta della matematica.

 

 

«Inizialmente avevamo pensato un evento che avrebbe dovuto coincidere con una festa di fine anno delle scuole, organizzata per tutti i partecipanti (bambini, studenti, docenti e dirigenti della scuola superiore, maestre e dirigenti della scuola dell’infanzia, famiglie e responsabili del progetto), durante la quale sarebbe stato proposto un laboratorio dimostrativo – spiegano Giacomo Balduzzi e Davide Servetti, coordinatori del progetto PiIL -. Negli scorsi mesi si è ideato invece un laboratorio di film making pensato con lo scopo di raggiungere, compatibilmente con il contesto della pandemia, gli obiettivi che ci si era prefissati per questa fase conclusiva del percorso. Tali obiettivi possono essere riassunti in tre verbi: rielaborare, restituire, disseminare. La prima azione, quella del rielaborare è finalizzata innanzitutto alla presa di consapevolezza da parte degli studenti del valore formativo dell’esperienza in termini di competenze nonché a stimolare gli studenti a una riflessione che consenta di interpretare e ricondurre l’esperienza concreta vissuta a problemi e tematiche di ordine più generale e al corso di studi da loro frequentato. Il processo di rielaborazione rende gli studenti in grado di restituire l’esperienza ad altri, in forma di racconto dotato di senso (in questo caso un docufilm). Tale restituzione attiverà ulteriori competenze, sia specialistiche sia trasversali. Infine, la restituzione favorirà la disseminazione di quanto fatto e dei risultati raggiunti, contribuendo a rendere l’esperienza potenzialmente replicabile, in futuro, nella scuola o in altri contesti».

Il laboratorio di film making, da un punto di vista operativo, è suddiviso in tre momenti. Il primo, svoltosi lo scorso 12 gennaio, è consistito in una breve introduzione online per presentare agli studenti gli obiettivi del lavoro e fornire loro alcune prime istruzioni. Il secondo momento, programmato per il 12 febbraio, è pensato come accompagnamento e supporto ai gruppi che nel frattempo hanno già iniziato a lavorare alla consegna. Alessio Versace, professionista ed esperto di film making, incontrerà telematicamente ciascun gruppo di lavoro, fornendo agli studenti utili consigli e suggerimenti. Il terzo momento, da programmare per la fine di marzo, consisterà nella presentazione dei prodotti finali. È prevista anche una premiazione del miglior video, che terrà conto del giudizio sia dei docenti e dello staff di progetto, che comporranno una sorta di “giuria” tecnica, sia dei voti dei compagni e degli studenti della scuola, che potranno vedere e commentare i video online.

«I ragazzi stanno gestendo in autonomia il lavoro preliminare alla realizzazione dei video, cioè la sceneggiatura e l’impostazione complessiva – spiega la professoressa Chiara Rosmini, referente didattico del progetto PiIL all’Istituto Convitto Carlo Alberto –. Per loro non è una novità realizzare video nell’ambito dell’attività didattica: entrambe sono classi che hanno l’Ipad in dotazione. Ma si tratta comunque di una sfida, perché chiediamo loro di alzare l’asticella producendo dei video più strutturati, sia per durata che per qualità, rispetto a quanto realizzano normalmente, anche nel tempo libero». E Versace, nel primo incontro con gli studenti, ha insistito proprio su questo: unire la documentazione al racconto significa trasformare fatti ed esperienze in narrazioni dotate di trama, senso e significato. Una competenza che appare più che mai attuale, nell’era dello “storytelling”. Il valore aggiunto, in questo caso, è che i ragazzi si misureranno con fatti e racconti che li hanno visti protagonisti in un progetto collettivo, che ha coinvolto la scuola e il territorio.

Positivo il riscontro anche del dirigente scolastico Nicola Fonzo: «Esperienze come quelle del docu-film dimostrano una volta in più, qualora ce ne fosse bisogno, che la cosiddetta alternanza scuola/lavoro (oggi PCTO Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) rappresenta un importante valore aggiunto per gli studenti e per la scuola. L’esperienza pratica aiuta i ragazzi a consolidare le conoscenze acquisite a scuola, a testare sul campo le loro attitudini, ad arricchirne la formazione, a orientarne il percorso di studio e a interagire con il gruppo. Per la scuola queste esperienze costituiscono un’inesauribile risorsa da cui attingere per innovare la didattica».

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