Primo fine settimana all’insegna del “green pass” obbligatorio, a Novara come nel resto della Penisola, per accedere a bar e ristoranti e consumare all’interno dei locali. Un test preliminare si è registrato nella mattinata di ieri, venerdì 6 agosto, giorno dell’entrate in vigore delle nuove disposizioni, ma i pochi avventori registrati un po’ ovunque hanno reso praticamente non attendibile qualsiasi tipo di sondaggio. La “prova” vera è iniziata dal tardo pomeriggio e in serata.
«Ci hanno trasformato in sceriffi – ammette Mattia Tosi, titolare tra l’altro dello “049” di piazza Martiri e referente cittadino della Fipe Confocommercio – Ci adatteremo a fare anche questo, pur di lavorare. Da questo punto di vista, come altri miei colleghi, devo ringraziare la nostra associazione di categoria, che ha provveduto a inoltrarci tutte le indicazioni utili per poter operare. Partendo dal comportamento che dovrà tenere il personale, adeguatamente formato, nei modi e nei comportamenti che dovrà tenere nei confronti dei clienti, a garanzia della privacy».
Le criticità maggiori, ha evidenziato ancora Tosi, saranno in capo ai ristoranti, meno agli locali che, vista anche la stagione estiva, già lavorano con una capienza interna “ridotta”. Quello che ha lo comunque colpito è in ogni caso anche la poca conoscenza di questo provvedimento da parte di tanta gente: «Nonostante una campagna di informazione non indifferente sono ancora in molti a non avere le idee chiare sul “green pass” e questo lo avvertiamo in occasione della telefonata di prenotazione. Tanti rimangono sorpresi. Ne approfittiamo per fornire qualche spiegazione in modo tale da evitare discussioni al momento di accedere al locale. L’operazione in sé di controllo di questo “certificato verde” comporta una perdita di qualche minuto al momento di far accomodare i clienti al tavolo». E il controllo dei documenti? «Cercheremo di operare usando il buonsenso e confidando nella correttezza della controparte. Se si deve fare, ripeto, pur di lavorare, lo faremo. Del resto la nostra categoria è stata fra le più penalizzate da questa pandemia».
Siete già in grado di confermare la ripresa e un ritorno quasi alla normalità rispetto ai mesi precedenti? «Direi si sì. Lavorare stiamo lavorando, nelle ore serali soprattutto. Abbiamo perso tantissimo, però, nelle pause pranzo. Evidentemente lo “smart working” ha contribuito a cambiare le abitudini di tanti e la cosa sta continuando ora, con la gente che ha trovato altre formule nella pausa pranzo. L’asporto? Sono state scelte individuali. Noi, per ragioni di costo, abbiamo preferito non farla».