«I novaresi scelgono l’Italia, ma per il turismo servono azioni concrete». Antonella Coser, presidente della sezione turismo di Confindustria Novara Vercelli Valsesia e titolare di Stopover viaggi, traccia un quadro della situazione.
«Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e parte della costiera romagnola sono le mete che i novaresi hanno preferito quest’anno per le loro vacanze. Oltre a una maggiore concentrazione sull’Italia, ciò che è cambiato è la tipologia: non solo hotel e villaggi, ma anche ville con piscina e agriturismi in località lontane dall’affollamento, nell’entroterra o sulle colline con tanto verde intorno. C’è anche chi ha preferito una Roma semi deserta, uno chalet in montagna o una vacanza in barca; non sono comunque mancate le situazioni più tradizionali soprattutto in Romagna dove gli hotel si sono attrezzati per offrire il soggiorno con la spiaggia compresa nel prezzo. Anche i villaggi si sono organizzati bene garantendo una capienza minore, buffet con personale a disposizione e un’animazione più soft».
Per quanto riguarda i soggiorni all’esterno «solo due famiglie hanno scelto la Grecia e le Baleari. Ma d’altronde ce lo aspettavamo: la paura del contagio, la possibilità della quarantena, voli cancellati. Nel nostro settore non è facile ricominciare».
All’inizio di luglio, in pochissimi giorni, sono stati erogati quasi 150 mila bonus vancaze (il voucher che può essere richiesto dalle famiglie con Isee entro i 40mila euro per un bonus da 500 euro se il nucleo è di almeno 3 persone, 300 euro con 2 persone e 150 euro per i single, per pagare strutture ricettive come alberghi, b&b o campeggi) per un valore economico di 67 milioni di euro. «Per il turismo servono azioni concrete – prosegue Coser – gli aiuti al nostro settore devono essere più strutturali. Il bonus alle famiglie è una buona strategia pubblicitaria, ma non è la soluzione perchè taglia fuori completamente la filiera: è un contributo fine a se stesso che il più delle volte non può nemmeno essere utilizzato perchè la tipologia di sconti del periodo non è cumulabile con il bonus oppure supera il valore del bonus stesso. Credo, dunque, che gli aiuti debbano essere dati al settore: cassa integrazione, contributi a fondo perduto, finanziamenti a tasso zero, agevolazioni fiscali per tour operator che in questo modo possono mantenere i dipendenti, di conseguenza le famiglie dei dipendenti e ottenere risultati concreti. Quando si interveine con questi mezzi bisogna essere un po’ lungimiranti».
Un settore che, di fatto, non ha mai smesso di lavorare pur non guadagnando nulla: «Tutto il lavoro svolto da settembre a marzo è stato buttato via – continua Coser – tutto annullato, in molti casi con le penali da pagare, i clienti scontenti, le strutture al collasso. Un periodo che non solo non ha generato utile, ma perdite incalcolabili. Le prospettive per i tour operator sono molto complesse; anche quelli più strutturati fanno fatica a fare programmazione: ci attende una stagione con gli stessi punti interrogativi di quella passata e finchè sarà dichiarato lo stato di emergenza, regnerà l’incertezza».