Sarà per una pandemia non ancora del tutto scomparsa, la conseguente crisi economica e, in ultimo, il conflitto russo-ucraino, ma il tema dei referendum del prossimo 12 giugno sta un po’ passando sotto traccia. Lo stesso argomento – quello della giustizia – non è certo facile e appetibile a tanti cittadini, sempre meno invogliati a recarsi alle urne. Però è importante esercitare questo diritto, non solo perché si tratta di referendum abrogativi (cinque in tutto, custodia cautelare, separazione delle funzioni fra giudice e pubblico ministero, incandidabilità dei condannati, consigli giudiziari, elezioni del Consiglio superiore della Magistratura) e che quindi per non essere invalidati occorre la partecipazione di metà più uno dei componenti il corpo elettorale, ma soprattutto «per dare un segnale di svolta».
Lo hanno fatto capire, lunedì sera, il presidente della Camera penale di Novara Alessandro Brustia, l’ex governatore della Regione Piemonte Roberto Cota, oggi responsabile giustizia di Forza Italia, e Gianluca Ruggiero, docente di Diritto penale all’Università del Piemonte Orientale intervenendo all’incontro promosso dall’associazione Protagonisti insieme sul tema “Quale futuro per la giustizia tra riforme e referendum?”.
Moderati dal giornalista Giovanni Marmina, Roberto Cota ha inizialmente ammesso la difficoltà rappresentata dal raggiungimento del quorum anche perché «ci sono molti interessi affinché la consultazione fallisca per mantenere lo status quo. Si tratta di una battaglia difficile, però sono in gioco principi molto importanti per chi vuole davvero una riforma della giustizia». Cota, che oltre ad essere tornato a svolgere il mestiere di avvocato a tempo pieno è rimasto legato alla politica, non nega le colpe di un certo sistema: «Se certe situazioni generano confusione la colpa è di chi fa le leggi. I magistrati si limitano ad applicarle. Ecco allora che bisogna impedire alle persone di essere spiate, intercettate oppure finire in carcere preventivamente senza validi motivi». E se Brustia non ha mancato di ricordare come da Tangentopoli in poi «ha finito per inseguire la pancia delle persone», Ruggiero ha sottolineato come «si tratta di problemi che ci stiamo trascinando da anni». Ancora Cota: «I nostri padri costituenti nel biennio 1946-’47 fecero compiere un salto avanti al Paese; negli ultimi anni, invece, siamo tornati indietro. Noi dobbiamo superare populismo e giustizialismo, perché si tratta di un tema che va affrontato anche dal punto di vista culturale».