Potrebbe suonare come una battuta, ma lo scorso sabato pomeriggio in un gremitissimo salone d’onore di Villa Marazza a Borgomanero mancava solo un ritratto alla parete di Giuseppe Saragat per celebrare, in occasione del centenario della nascita di Franco Nicolazzi, una vera e propria “reunion” di quella che fu la socialdemocrazia novarese. E proprio in quella occasione, fortemente voluta dal figlio Massimo, che il ricordo della figura del “maestro” (inteso anche come insegnante delle elementari), ma anche partigiano, leader politico nazionale (del Psdi fu anche segretario, ma soprattutto ministro dei Lavori pubblici) e locale per essere stato primo cittadino della sua Gattico in un’epoca dove non esisteva alcun limite di mandato, ha finito per mettere d’accordo proprio tutti. Anche quelli che oggi militano su versanti opposti dell’agone politico.
Così per quelli che all’epoca Nicolazzi era semplicemente “il Franco”, appassionato di carte e protagonista di infinite partite di scopone al circolo del paese, ma anche di calcio (tifoso juventino e del Novara, del quale fu pure presidente nella seconda metà degli anni ’80, proprio all’apice della sua carriera politica, non riuscendo tuttavia a toglierlo dalla “melma” della C2), oggi lo hanno celebrato: dall’attuale ministro biellese Gilberto Pichetto Fratin ai vecchi compagni di partito come l’ex parlamentare Peppino Cerutti e l’ex assessore regionale Pierluigi Gallarini, sino a diversi protagonisti della “diaspora” socialdemocratica come Diego Sozzani, Gaudenzio Ferrandi, Andrea Molfetta e altri ancora.
Nel nome di Nicolazzi, nel corso del convegno moderato da Gianni Cerutti, direttore della Fondazione Marazza, ha finito per strappare un convinto applauso anche Federico Fornaro: al parlamentare del Pd è infatti toccato il compito, da ricercatore storico, di ricostruire il percorso della socialdemocrazia italiana, dalla cosiddetta scissione di Palazzo Barberini del 1947 sino alla stagione del “pentapartito”, anche se il deputato alessandrino (lui stesso di estrazione Psdi) ha voluto portare le lancette dell’orologio ancora più indietro, a quel Partito socialista unitario sorto nel 1922 per iniziativa tra gli altri di Filippo Turati, Claudio Treves e Giacomo Matteotti. Senza dimenticare che di quest’ultimo ricorrerà nei prossimi mesi il centenario del suo celebre discorso alla Camera nel corso del quale denunciò le violenze fasciste in occasione delle elezioni e il suo successivo assassinio.
La giornata di sabato, come del resto era nelle intenzioni del figlio Massimo e della nipote Marta Maria, si è divisa fra un Nicolazzi pubblico, ricordando il suo impegno per il territorio (a cominciare dal suo impegno per la realizzazione dell’autostrada A26 Voltri – Gravellona Toce ma anche dell’ospedale di Borgomanero) e uno più privato, intimo, rispolverato da aneddoti e curiosità portati da molti. Un Nicolazzi vicino alla gente e autentico protagonista, come è stato sottolineato, di un socialismo riformista e operoso.