Questa mattina, a Palazzo Lascaris a Torino, durante il Consiglio Regionale, i consiglieri regionali hanno approfittato di una pausa per manifestare la propria vicinanza al ricercatore iraniano-svedese, Ahmadreza Djalali, condannato all’impiccagione – entro il 21 maggio – dalle autorità iraniane.
«Nulla deve essere lasciato intentato per salvare la vita di Ahmadreza Djalali. Per questo voglio ringraziare l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale per aver accolto la mia richiesta di manifestare ancora una volta pubblicamente il sostegno alla causa della sua liberazione. E sono contento che avvenga nello stesso giorno della manifestazione di Novara». Ha affermato il vicepresidente della Commissione Sanità, Domenico Rossi, dopo che le autorità iraniane hanno annunciato l’esecuzione della condanna alla pena di morte e la rete internazionale di sostegno di Djalali, a partire da Novara, si è messa nuovamente in moto. «Ahmad è sottoposto a una detenzione brutale da oltre 2.200 giorni. Lontano dalla propria famiglia, dai colleghi e dagli amici, tanti che non hanno mai smesso di chiedere la sua liberazione ciascuno facendo la propria parte” prosegue il consigliere Dem che ha presentato negli anni scorsi due ordini del giorno, entrambi approvati all’unanimità, con l’obiettivo di contribuire alla scarcerazione del ricercatore, di origini iraniane, residente in Svezia e cittadino onorario di Novara. Ancora una volta – ha concluso il consigliere – le autorità iraniane hanno annunciato l’esecuzione della condanna alla pena di morte entro il 21 maggio. Chiunque ha a cuore libertà e la dignità degli esseri umani non può accettare questo esito. Questoè il momento di chiedere con ancora maggiore forza la liberazione di Ahmad».
Sulla triste vicenda è voluto intervenire anche il consigliere comunale, Riccardo Lanzo (Lega Salvini Piemonte): «In piazza per difendere i diritti umani. Il diritto alla vita, alla cura, alla libertà. Il ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali è cittadino iraniano, svedese e novarese, che ha lavorato e vissuto a Novara per anni non può essere giustiziato. L’intera Comunità scientifica ne ha chiesto più volte la liberazione a gran voce e confermato il valore del suo lavoro e della sua professionalità. Diciamo no all’esecuzione capitale. Non è possibile tollerare tale barbarie. Non smetteremo, fino all’ultimo, di chiedere la salvezza e la libertà di Ahmad».