«Che sia la volta buona? Ragazzi, adolescenti e giovani, si domandano se sarà la volta buona. Tutti si chiedono se si potrà tornare a scuola, insieme, perché la scuola non è solo uno spazio, ma un tempo, meraviglioso e arduo, in cui l’agonismo della vita ci sfida a crescere con l’altro e per l’altro».
Così monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, inizia il suo messaggio di incoraggiamento ad alunni, famiglie, docenti e personale per il ritorno a scuola, finalmente in presenza.
«Sarà la volta buona per uscire di casa e andare in città? Per percorrere il viaggio che porta alla scuola, per affrontare l’avventura di un mondo altro, per rivedere gli amici dopo le vacanze, per raccontare il bel tempo d’estate, per mostrare gli zaini variopinti e le scarpe profumate di nuovo, per dire che cosa abbiamo sognato e che cosa abbiamo nel cuore per l’anno nuovo. Sarà la volta buona per tornare sui banchi delle scuole o nelle aule di università? Perché il sapere delle scienze e la conoscenza dell’uomo e del mondo non possono essere trasmessi solo in Dad, ma hanno bisogno di volti, di presenze, di sguardi, di prossimità, di aule vocianti e di cortili rumorosi, di compiti sudati e interrogazioni ansiose, di tempo di studio e di tempo per stare insieme. Sarà la volta buona per incontrare nuove persone, per le sfide del nuovo anno? Perché la scuola è fatta di passo dopo passo, di scelte che ci portano fuori dal grembo familiare, per incontri insospettati, perché il tempo nuovo è il futuro che attendiamo, ma è anche ciò che ci viene incontro in modo inaspettato».
«Sarà la volta buona per imparare dalle scienze dell’uomo? Perché la letteratura, la storia, la geografia, la filosofia, la conoscenza delle lingue, la pedagogia, la psicologia e la sociologia, trasmettono sotto la cenere delle molte conoscenze da apprendere il tizzone ardente del sapere che forgia l’umano in formato adulto. Perché Dante e Leopardi, Ariosto e Manzoni, Dostoevskij e Bulgakov, ma anche Platone ed Aristotele, Agostino e Tommaso, Kant ed Hegel, Rosmini ed Heidegger, Gadamer e Derrida, perché l’infinita schiera dei grandi e degli umili che ha forgiato la storia e gli innumerevoli Paesi con le loro culture che costellano la terra ci consentono di far esperienza dell’umano comune attraverso l’identità di ogni popolo e nazione. Sarà la volta buona per imparare dalle scienze della natura? Perché il sapere della matematica, della fisica, della medicina, della biologia, delle tecnologie dell’umano e dell’ecosistema ci danno la chiave del microcosmo e del macrocosmo, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande. Perché esse hanno portato alle rivoluzioni del tempo moderno, quella industriale, quella telecomunicativa e quella digitale. Perché, mentre ci hanno istillato il sogno di una prodigiosa trasformazione del mondo, hanno risvegliato insieme la coscienza della fragilità dell’uomo dinanzi alla goccia di vapore che può uccidere la canna pensante che noi siamo, così come ammoniva Pascal».
«Sarà la volta buona per i docenti e gli alunni? Perché professori, maestri, assistenti e personale scolastico formano una comunità di trasmissione del sapere che rappresenta il patrimonio più importante di un Paese. Perché il loro lavoro è una missione, perché la loro missione è una passione, perché devono poter dare molto tempo all’insegnamento e all’animazione, con una retribuzione congrua. Perché solo una comunità stabile di docenti, nel giusto dosaggio di uomini e donne, è una comunità educante alle future professioni e al mestiere di vivere. Sarà la volta buona per il triangolo virtuoso di scuola, famiglia e comunità (civile e religiosa)? Perché la famiglia sa che l’investimento più grande non è nella casa, nella camera, nella vacanza, ma nella formazione per il futuro dei figli. Perché i giovani sanno che il loro tempo è “l’etate che puote giovare” (Dante), è fatto di anni che hanno la magia di far crescere l’uomo e la donna, nascosti nel piccolo seme, come pianta rigogliosa che ha bisogno di cura e di passione. Perché la società e la comunità, sia civile che religiosa, sa che deve sostituire alla retorica del “futuro che sono i giovani”, la ricerca paziente e tenace di dare a loro il meglio in ambienti scolastici, strumenti didattici, mezzi per le arti e lo sport».
«Sarà la volta buona per tornare alla scuola a tempo pieno? Bisogna solo chiedersi oggi chi crede che qui abbiamo l’indice più sicuro per un Paese moderno, che sa che il benessere senz’anima uccide, e che ha bisogno di cultura, sogni, abilità, passioni come l’ossigeno che respira e come l’energia che muove
il lavoro, l’industria e la vita. Che sia la volta buona? Insieme si può. Speriamo!».
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