Il mondo della giustizia oggi nel pensiero di Enrico Costa e Roberto Cota

Il parlamentare cuneese e l'esponente novarese di Forza Italia ne hanno parlato nella serata promossa dall'associazione Protagonisti insieme: «La “riforma Cartabia” è una soluzione timida, ma si tratta di un primo passo»

Il mondo della giustizia oggi. Dalla presunzione di innocenza alla giusta durata dei processi, dal diritto all’oblio sino alle intercettazioni telefoniche, passando dal risarcimento economico per chi è andato incontro a un’assoluzione. Si è parlato principalmente di questo, nella serata di lunedì 22 novembre, nel corso dell’incontro promosso dall’associazione Protagonisti insieme sul tema “Diritti e politica”. Moderati dal presidente Marco Tolotti hanno preso la parola il parlamentare cuneese Enrico Costa e l’esponente novarese di Forza Italia Roberto Cota. Entrambi politici ormai di lungo corso, hanno però soprattutto voluto affrontare gli argomenti con gli occhi delle loro professione “vera”, quella di avvocato.


Costa ha subito affermato che quello della giustizia «dovrebbe esserre un tema affrontato da tutti e non solo dagli addetti ai lavori. Una giustizia che funziona deve essere una garanzia per tutti, non dove il più debole viene “marchiato” a vita per il solo fatto di essere stato chiamato inizialmente a rispondere per poi essere assolto». Dunque presunzione d’innocenza, diritto all’oblio e a un risarcimento economico. Sempre per Costa «compito primario di uno Stato è quello di garantire che gli autori dei reati siano assicurati alla giustizia», ma anche quello di garantire che una persona, se riconosciuta innocente, «venga restituita alla società con la stessa reputazione, immagine, credibilità e anche… portafoglio che aveva prima. Nel nostro Paese non succede mai: se vieni indagato ti porti un marchio che si consolida nel tempo prima di arrivare a una sentenza definitiva e in Italia i tempi della giustizia sono lunghissimi, per non parlare del materiale gioralistico confezionato quasi ad hoc, che potrebbe condizionare non poco l’opinione dei cittadini». Ma al di là della presunzione di innocenza, sempre secondo il parlamentare di Cuneo, «ci si trova a fare i conti con troppi rinvii a giudizio, troppi processi. Il risultato? Ogni anno in primo grado abbiamo 120 mila persone che vengono assolte, però quello che circola in rete è riconducibile al momento delle indagini. Con il processo si spengono i riflettori».


Altre battaglie sono quelle relative al diritto all’oblio per gli assolti («Importante sganciare il nome di una persona da alcune notizie») e le spese legali: «Se lo Stato ti chiama a rispondere e vieni assolto non è giusto che uno si debba pagare l’avvocato. Con un mio emendamento alla legge di Bilancio sono stati stanziati 8 milioni, ma mancano i decreti attuativi». Qualcuno frena? Perché? «Rimborsare un assolto significa smentire le tesi iniziali dell’accusa e magari un domani potrebbe rimetterci di tasca sua».


Ci si è poi spostati sulla cosiddetta “riforma Cartabia”, che per Costa ha dato un segnale, anche se ancora “timido”: «Se il magistrato vuole mandare a processo una persona lo deve fare quando esiste la ragionevole probabilità di condanna. E’ un inizio, non si poteva ottenere di più». Analisi condivisa da Cota: «Si tratta di un primo importante risultato, però occorre tutelare anche gli amministratori locali e agire al più presto anche per una riforma della legge Severino. C’é bisogno di un ripensamento culturale. La presunzione di innocenza deve essere declinata in tutti gli aspetti del nostro ordinamento giuridico».

In tema di prescrizione Cota ha voluto sottolineare che «da anni ci sentiamo dire che si tratta di una norma che “insabbia” i processi, ma non è possibile assistere a dibattimenti senza fine», mentre Costa ha ricordato che «il 65 % delle prescrizioni matura prima della chiusura delle indagini preliminari. Oggi è stato raggiunto un compromesso: si è deciso di mantenere la sospensione della prescrizione dopo il primo grado, ma di “disinnescare” in appello la cosiddetta improcedibilità». Ancora Cota: «In questi anni i diritti della difesa e del cittadino sono stati compressi in nome dei un giustizialismo dilagante. Ci sono poi delle caratteristiche inaccettabili come le intercettazioni telefoniche e quella del “sistema trojan” è una misura che porta a dei meccanismi perversi. Per cambiare le cose ci vorranno anni ma è un lavoro che bisognerà fare».


Toccando infine un tema attuale come quello del ventilato “super green pass” per l’ex governatore del Piemonte « ci vuole una decisioone chiara e trasparente oppure si agisca in un altro modo. Il “permesso verde” è un meccanismo di condizionamento indiretto che un po’ mi spaventa. Io piuttosto sarei a favore dell’obbligo accinale». Sulla stessa lunghezza d’onda Costa: «Ognuno deve adeguarsi alle scelte che lo Stato, nelle sue articolazioni, assume sulle basi delle indicazioni della comunità scientifica ha indicato».

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Il mondo della giustizia oggi nel pensiero di Enrico Costa e Roberto Cota

Il parlamentare cuneese e l’esponente novarese di Forza Italia ne hanno parlato nella serata promossa dall’associazione Protagonisti insieme: «La “riforma Cartabia” è una soluzione timida, ma si tratta di un primo passo»

Il mondo della giustizia oggi. Dalla presunzione di innocenza alla giusta durata dei processi, dal diritto all’oblio sino alle intercettazioni telefoniche, passando dal risarcimento economico per chi è andato incontro a un’assoluzione. Si è parlato principalmente di questo, nella serata di lunedì 22 novembre, nel corso dell’incontro promosso dall’associazione Protagonisti insieme sul tema “Diritti e politica”. Moderati dal presidente Marco Tolotti hanno preso la parola il parlamentare cuneese Enrico Costa e l’esponente novarese di Forza Italia Roberto Cota. Entrambi politici ormai di lungo corso, hanno però soprattutto voluto affrontare gli argomenti con gli occhi delle loro professione “vera”, quella di avvocato.


Costa ha subito affermato che quello della giustizia «dovrebbe esserre un tema affrontato da tutti e non solo dagli addetti ai lavori. Una giustizia che funziona deve essere una garanzia per tutti, non dove il più debole viene “marchiato” a vita per il solo fatto di essere stato chiamato inizialmente a rispondere per poi essere assolto». Dunque presunzione d’innocenza, diritto all’oblio e a un risarcimento economico. Sempre per Costa «compito primario di uno Stato è quello di garantire che gli autori dei reati siano assicurati alla giustizia», ma anche quello di garantire che una persona, se riconosciuta innocente, «venga restituita alla società con la stessa reputazione, immagine, credibilità e anche… portafoglio che aveva prima. Nel nostro Paese non succede mai: se vieni indagato ti porti un marchio che si consolida nel tempo prima di arrivare a una sentenza definitiva e in Italia i tempi della giustizia sono lunghissimi, per non parlare del materiale gioralistico confezionato quasi ad hoc, che potrebbe condizionare non poco l’opinione dei cittadini». Ma al di là della presunzione di innocenza, sempre secondo il parlamentare di Cuneo, «ci si trova a fare i conti con troppi rinvii a giudizio, troppi processi. Il risultato? Ogni anno in primo grado abbiamo 120 mila persone che vengono assolte, però quello che circola in rete è riconducibile al momento delle indagini. Con il processo si spengono i riflettori».


Altre battaglie sono quelle relative al diritto all’oblio per gli assolti («Importante sganciare il nome di una persona da alcune notizie») e le spese legali: «Se lo Stato ti chiama a rispondere e vieni assolto non è giusto che uno si debba pagare l’avvocato. Con un mio emendamento alla legge di Bilancio sono stati stanziati 8 milioni, ma mancano i decreti attuativi». Qualcuno frena? Perché? «Rimborsare un assolto significa smentire le tesi iniziali dell’accusa e magari un domani potrebbe rimetterci di tasca sua».


Ci si è poi spostati sulla cosiddetta “riforma Cartabia”, che per Costa ha dato un segnale, anche se ancora “timido”: «Se il magistrato vuole mandare a processo una persona lo deve fare quando esiste la ragionevole probabilità di condanna. E’ un inizio, non si poteva ottenere di più». Analisi condivisa da Cota: «Si tratta di un primo importante risultato, però occorre tutelare anche gli amministratori locali e agire al più presto anche per una riforma della legge Severino. C’é bisogno di un ripensamento culturale. La presunzione di innocenza deve essere declinata in tutti gli aspetti del nostro ordinamento giuridico».

In tema di prescrizione Cota ha voluto sottolineare che «da anni ci sentiamo dire che si tratta di una norma che “insabbia” i processi, ma non è possibile assistere a dibattimenti senza fine», mentre Costa ha ricordato che «il 65 % delle prescrizioni matura prima della chiusura delle indagini preliminari. Oggi è stato raggiunto un compromesso: si è deciso di mantenere la sospensione della prescrizione dopo il primo grado, ma di “disinnescare” in appello la cosiddetta improcedibilità». Ancora Cota: «In questi anni i diritti della difesa e del cittadino sono stati compressi in nome dei un giustizialismo dilagante. Ci sono poi delle caratteristiche inaccettabili come le intercettazioni telefoniche e quella del “sistema trojan” è una misura che porta a dei meccanismi perversi. Per cambiare le cose ci vorranno anni ma è un lavoro che bisognerà fare».


Toccando infine un tema attuale come quello del ventilato “super green pass” per l’ex governatore del Piemonte « ci vuole una decisioone chiara e trasparente oppure si agisca in un altro modo. Il “permesso verde” è un meccanismo di condizionamento indiretto che un po’ mi spaventa. Io piuttosto sarei a favore dell’obbligo accinale». Sulla stessa lunghezza d’onda Costa: «Ognuno deve adeguarsi alle scelte che lo Stato, nelle sue articolazioni, assume sulle basi delle indicazioni della comunità scientifica ha indicato».

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