«Il motore produttivo del territorio deve iniziare a ripartire»

«Il motore produttivo del territorio deve iniziare a ripartire». Lo sostiene con forza Gianni Filippa, presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia. «Siamo di fronte – spiega – a due tipi di emergenze e di problematiche: quella sanitaria e quella economica. Su quest’ultima deve essere chiaro che non abbiamo a che fare con una crisi dovuta alla mancanza di domanda o di offerta, ma al blocco delle attività per oltre un mese in un settore che rappresenta oltre il 50% del Pil italiano, e che sta portando a una crisi di liquidità soprattutto nelle piccole imprese, ma anche tra gli artigiani, i commercianti, gli operatori del turismo e della ristorazione».

 

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«Molte aziende nostre associate – aggiunge – stanno affrontando difficoltà di varia natura, dovute sia ai problemi dei fornitori, che stanno “a monte” della filiera produttiva e che andranno aiutati, sia a quelli dei clienti, che stanno “a valle” e che nella migliore delle ipotesi ci chiederanno dilazioni di pagamento. Se perdiamo un ordine ce ne facciamo una ragione, ma quando perdiamo un cliente non lo recuperiamo più e rischiamo, una volta finita l’emergenza, di dover proseguire la cassa integrazione non a causa del virus ma per mancanza di mercato, con conseguenze che possono arrivare fino al fallimento. Dobbiamo ricominciare a produrre reddito, perché non si può vivere solo di debito. Le industrie nostri concorrenti tedesche, cinesi e turche in queste settimane stanno lavorando e ci stanno portando via clienti e opportunità».

E sempre sul tema dell’economia «dobbiamo anche iniziare a pensare al futuro. Vanno quindi fatte ripartire le opere pubbliche e i cantieri, ma alla condizione che vengano drasticamente ridotti i tempi degli appalti e che nelle ristrutturazioni edili vengano incentivati gli investimenti in risparmio energetico e in domotica, favorendo più possibile lo sviluppo delle tecnologie e delle connessioni, nelle case come nei capannoni: non possiamo parlare di smart working se poi in molti Comuni manca ancora la banda larga».

Senza dimenticare, sottolinea Filippa che si deve risolvere il problema della burocrazia «che gli stessi cittadini, che per settimane hanno atteso l’erogazione dei 600 euro, hanno potuto toccare con mano. Un plauso va ai nostri amministratori locali, che non si sono fatti imbrigliare e che in pochi giorni hanno distribuito i buoni spesa a molte famiglie bisognose».

 

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«Il motore produttivo del territorio deve iniziare a ripartire». Lo sostiene con forza Gianni Filippa, presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia. «Siamo di fronte – spiega – a due tipi di emergenze e di problematiche: quella sanitaria e quella economica. Su quest’ultima deve essere chiaro che non abbiamo a che fare con una crisi dovuta alla mancanza di domanda o di offerta, ma al blocco delle attività per oltre un mese in un settore che rappresenta oltre il 50% del Pil italiano, e che sta portando a una crisi di liquidità soprattutto nelle piccole imprese, ma anche tra gli artigiani, i commercianti, gli operatori del turismo e della ristorazione».

 

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«Molte aziende nostre associate – aggiunge – stanno affrontando difficoltà di varia natura, dovute sia ai problemi dei fornitori, che stanno “a monte” della filiera produttiva e che andranno aiutati, sia a quelli dei clienti, che stanno “a valle” e che nella migliore delle ipotesi ci chiederanno dilazioni di pagamento. Se perdiamo un ordine ce ne facciamo una ragione, ma quando perdiamo un cliente non lo recuperiamo più e rischiamo, una volta finita l’emergenza, di dover proseguire la cassa integrazione non a causa del virus ma per mancanza di mercato, con conseguenze che possono arrivare fino al fallimento. Dobbiamo ricominciare a produrre reddito, perché non si può vivere solo di debito. Le industrie nostri concorrenti tedesche, cinesi e turche in queste settimane stanno lavorando e ci stanno portando via clienti e opportunità».

E sempre sul tema dell’economia «dobbiamo anche iniziare a pensare al futuro. Vanno quindi fatte ripartire le opere pubbliche e i cantieri, ma alla condizione che vengano drasticamente ridotti i tempi degli appalti e che nelle ristrutturazioni edili vengano incentivati gli investimenti in risparmio energetico e in domotica, favorendo più possibile lo sviluppo delle tecnologie e delle connessioni, nelle case come nei capannoni: non possiamo parlare di smart working se poi in molti Comuni manca ancora la banda larga».

Senza dimenticare, sottolinea Filippa che si deve risolvere il problema della burocrazia «che gli stessi cittadini, che per settimane hanno atteso l’erogazione dei 600 euro, hanno potuto toccare con mano. Un plauso va ai nostri amministratori locali, che non si sono fatti imbrigliare e che in pochi giorni hanno distribuito i buoni spesa a molte famiglie bisognose».

 

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