«Il telefono è stato uno strumento di sfogo importante»

«Il telefono è stato un importante strumento di sfogo per le persone, chi chiamava presentava un piccolo problema, tecnico, come poteva essere la richiesta di buoni pasto o di informazioni per i bonus, che poi era la spia di un disagio che veniva raccontato. Sappiamo tutto come il telefono in questo periodo di lockdown sia diventato universale, ecco in questo senso le telefonate sono state un sfogo importante». Sono queste le prime impressioni di Giorgio Carfagna, counselor che nel periodo di massima emergenza ha gestito lo Sportello Ascolto telefonico “Siamo vicini a te” della Protezione civile Ana. Un’opportunità per le persone.

 

 

La Protezione civile ha coinvolto As.Co.S. (Assistenza Counseling Sistemico) di Novara e M.G.B. Consulting sempre di Novara, per il supporto tecnico e informatico e lo Sportello ha operato in stretta collaborazione con il Cisa e con un confronto costante con la dottoressa Demarchi.

In due mesi di attività sono state 30 le persone che hanno contattato lo sportello: «Potremmo dire di aver avuto tre tipi di telefonate, la prima legata alla ricerca di buoni pasto, ricordo un giovane di un paese della provincia che, lavoratore senza contratto in un ristorante, era rimasto completamente senza soldi, oppure di altre persone che cercavano i numeri del proprio comuni per i vari servizi, numeri che avevamo preventivamente raccolto, – racconta Carfagna – poi c’è chi ha chiamato semplicemente per parlare, per condividere il momento di solitudine, ricordo un uomo che aveva la compagna in Lombardia e non potevano vedersi, una mamma preoccupata per la figlia volontaria in Croce rossa; e poi ci sono state telefonate da parte delle badanti, che richiedevano informazioni sulla loro condizione».

In ogni confronto un po’ di timore: «Si percepiva la paura, pensiamo alle prime settimane, le notizie erano sempre negative e riportavano di morti in continuo aumento, sono state settimane difficili, emergeva la paura di essere contagiati. Questa situazione, che dovrà farci riflettere, porterà con sé diversi strascichi, è come se fossimo in una fase di elaborazione post traumatica ecco, ma impareremo a convivere anche con questa paura. Del resto madre natura ha utilizzato uno degli strumenti più antichi, la pandemia, e nel tempo l’uomo si è abituato».

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«Il telefono è stato uno strumento di sfogo importante»

«Il telefono è stato un importante strumento di sfogo per le persone, chi chiamava presentava un piccolo problema, tecnico, come poteva essere la richiesta di buoni pasto o di informazioni per i bonus, che poi era la spia di un disagio che veniva raccontato. Sappiamo tutto come il telefono in questo periodo di lockdown sia diventato universale, ecco in questo senso le telefonate sono state un sfogo importante». Sono queste le prime impressioni di Giorgio Carfagna, counselor che nel periodo di massima emergenza ha gestito lo Sportello Ascolto telefonico “Siamo vicini a te” della Protezione civile Ana. Un’opportunità per le persone.

 

 

La Protezione civile ha coinvolto As.Co.S. (Assistenza Counseling Sistemico) di Novara e M.G.B. Consulting sempre di Novara, per il supporto tecnico e informatico e lo Sportello ha operato in stretta collaborazione con il Cisa e con un confronto costante con la dottoressa Demarchi.

In due mesi di attività sono state 30 le persone che hanno contattato lo sportello: «Potremmo dire di aver avuto tre tipi di telefonate, la prima legata alla ricerca di buoni pasto, ricordo un giovane di un paese della provincia che, lavoratore senza contratto in un ristorante, era rimasto completamente senza soldi, oppure di altre persone che cercavano i numeri del proprio comuni per i vari servizi, numeri che avevamo preventivamente raccolto, – racconta Carfagna – poi c’è chi ha chiamato semplicemente per parlare, per condividere il momento di solitudine, ricordo un uomo che aveva la compagna in Lombardia e non potevano vedersi, una mamma preoccupata per la figlia volontaria in Croce rossa; e poi ci sono state telefonate da parte delle badanti, che richiedevano informazioni sulla loro condizione».

In ogni confronto un po’ di timore: «Si percepiva la paura, pensiamo alle prime settimane, le notizie erano sempre negative e riportavano di morti in continuo aumento, sono state settimane difficili, emergeva la paura di essere contagiati. Questa situazione, che dovrà farci riflettere, porterà con sé diversi strascichi, è come se fossimo in una fase di elaborazione post traumatica ecco, ma impareremo a convivere anche con questa paura. Del resto madre natura ha utilizzato uno degli strumenti più antichi, la pandemia, e nel tempo l’uomo si è abituato».

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