Il territorio, istituzioni locali, cittadini e associazioni più o meno spontanee, chiedeno a gran voce la riapertura al traffico della Santhià – Borgomanero – Arona. L’esercizio della storica linea ferroviaria (venne infatti completata nel 1906 in vista dell’apertura del traforo del Sempione), che consente il collegamento da Torino alle due altre strade ferrate in direzione nella parte settentrionale del Piemonte e alla Svizzera accorciandone il percorso rispetto al transito da Vercelli e Novara, è sospeso dal 2012. Dieci anni di totale abbandono che hanno ridotto l’intera infrastruttura in condizioni decisamente fatiscenti, dalla massicciata agli stessi binari, per lunghi tratti ormai ammalorati e travolti dalla vegetazione.
Tutti i vari appelli nel corso degli ultimi tempi da parte anche di comitati spontanei di cittadini per un recupero della linea sono sempre caduti nel vuoto. Mancanza di risorse, si è più volte detto, ma ora che appare concreto un possibile dietro-front anche nei confronti di un’altra ferrovia come la Novara – Varallo anche il destino della Santhià – Arona potrebbe mutare. Se il territorio riuscirà a fare fronte comune.
Un primo passo è stato fatto nell’incontro avvenuto stamattina, mercoledì 27 luglio, nell’aula consiliare di Palazzo Natta. A rappresentare la Provincia la vicepresidente Michela Leoni; Michele Cimelli e Angelo Marinoni dell’Associazione ferroviaria internazionale Torino Svizzera; e poi i rappresentanti delle amministrazioni locali interessate, i sindaci di Borgomanero e Romagnano Sesia, Sergio Bossi e Alessandro Carini, e la consigliera di Arona Denise Mazzari. In collegamento telefonico è poi intervenuto anche il parlamentare aronese Alberto Gusmeroli: da lui le parole più incoraggianti sul momento favorevole manifestato dalle Ferrovie dello Stato a una soluzione positiva della vicenda.
«La pressione che la nostra associazione esercita oramai da anni a livello locale – ha commentato Cimelli – spostando l’armomento su tre province (Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola, ndr) è riuscita a far giungere il suo messaggio anche all’amministratore delegato di FS. Siamo riusciti in questa occasione a mettere insieme i sindaci del territorio e a fare “massa critica” comune, approfittando di un momento favorevole in cui esiste la possibilità di finanziare la ripertura delle linee definite impropriamente secondarie, tra cui la Santhià – Arona. Attraverso queste risorse, se la Regione Piemonte a livello locale è disposta ad esercitare la gestione della linea, si può parlare di una riapertura».
Finalizzata, però, non semplicemente «a una miope ottica locale, con un traffico che si snoda unicamente tra i due capolinea e i comuni intermedi, ma attraverso un progetto molto più ampio di interconnessione nei vari punti dove la rete è a maglie e può fare un gioco di squadra, quindi un moltiplicatore di traffico passeggeri e merci, in grado anche di finanziare il costo dell’esercizio della linea in parte o anche in tutto perché ci sono delle realtà industriali sul territorio interessate a questo rilancio. E poi anche in ottica turistica legata al traffico internazionale».
«Insieme ad Afits – ha aggiunto Carini – avevo già chiesto due mesi fa un incontro con la Provincia proprio per far sì che il territorio si dimostrasse unito. Oggi l’amministrazione provinciale ha mantenuto la sua promessa. Esiste la volontà da parte delle istituzioni, tutti noi vogliamo la riapertura della ferrovia, ma ora dobbiamo giocarci quella più politica a livello regionale. Si deve capire che questa linea è fondamentale, per mantenere vivi i nostri territori. Per il turismo e per il resto dei collegamenti».
Messaggio ricevuto da parte di Palazzo Natta: «Non mancheremo di fare la nostra parte con gli enti superiori – ha assicurato Leoni – nell’interesse di tutti i cittadini che da tempo reclamano questo servizio». Un secondo incontro è previsto dopo la pausa estiva e l’ente Provincia dovrà, come ha nuovamente detto Carini, «farsi garante nei tavoli che contano». Perché, come ha sottolineato Bossi, non ci sono alternative: «La posizione di Borgomanero è chiara. Questa ferrovia o la riapriamo o la smantelliamo definitivamente. Lasciarla così non ha nessun significato».