L’associazione Avanguardia Gastroenterologica ha donato 5 mila euro al laboratorio di Genetica dell’ospedale Maggiore che fa parte della struttura di Biochimica clinica e collabora al progetto che mira a evidenziare indicatori genetici nei familiari delle persone colpite dalla terribile neoplasia K-Pancreas.
L’associazione, fondata nel 2004, raccoglie fondi per l’acquisto di strumentazioni e materiali donati ai reparti di Gastroenterologia degli ospedali di Borgomanero e Novara, provvede all’aggiornamento del personale medico e paramedico e provvede alla donazione di borse di studio per l’aggiornamento e le pubblicazioni scientifiche. Nel 2019 ha donato al laboratorio 23.500 euro.
«In questi diciotto anni di attività abbiamo intercettato risorse, circa 500 mila euro, utilizzate per strumenti e arredi per gli ospedali di Novara e Borgomanero e corsi di aggiornamento; 53 mila euro sono serviti per le pubblicazioni scientifiche mentre la collaborazione con la collaborazione con l’associazione Nonno Boy, che sostiene una comunità in Kenya attraverso attività sportive, ci ha permesso di raccogliere altri 72 mila euro» ha spiegato il presidente Gianni Mancuso.
«Si tratta di una patologia poco conosciuta che colpisce circa 1500 persone all’anno in Italia e che è in crescendo: nel 2000 erano la metà – ha aggiunto Pietro Occhipinti, gastroenterologo e fondatore dell’associazione -. È una patologia letale e circa l’80% dei casi viene scoperto in uno stadio avanzato. Pur non essendo nei big five, è comunque al quarto posto nei big five killer e nel 2030 sarà al secondo. Al momento la medicina può solo fare prevenzione generica perché non è percorribile uno screening mirato: ci sono studi su un target di persone con familiarità».
«Da tre anni abbiamo avviato la diagnostica per la ricerca dei tumori: indaghiamo le mutazioni nei pazienti e questo permette di fare prevenzione nei famigliari sani – ha affermato Mara Giordano, responsabile nel laboratorio di Genetica -. Questi test sono molto costi per i reagenti utilizzati e il personale impiegato, abbiamo strumenti che in Piemonte ci sono solo a Novara e a Torino. Con questa donazione possiamo indagare non solo la famigliarità, ma anche individuare pazienti sporadici. Questo studio sarà degno di una pubblicazione».
«La crescita di questa diagnostica va nella direzione dell’enorme richiesta del territorio e la disponibilità regionale è limitata, dunque grazie per la donazione» ha detto il direttore della struttura di Biochimica clinica, Umberto Dianziani.
«È frustrante cercare di curare questa malattia ma progetti di questo genere sono eccezionali sia sui pazienti che sugli operatori – ha concluso il direttore del reparto di Gastroenterologia, Nicola Pagano -. Sono procedimenti costosi ma è più costoso curare una malattia. È necessario lavorare nella prevenzione perché questa è una malattia che colpisce persone giovani nel pieno dell’attività lavorativa. La prevenzione è l’unica via perché non è possibile pensare a uno screening per l’intera popolazione».