#IONONAPRO: «Questa forma di protesta non è la risposta ai nostri problemi»

#IONONAPRO: «Questa forma di protesta non è la risposta ai nostri problemi». Lo scrive in una nota, che suona anche come un appello, il direttivo Fipe Confcommercio, in cui figurano diversi titolari di locali novaresi (Mattia Tosi, Francesco Liguori, Daniele Ardizzoia, Fabio Barozzi, Eleonora Bruno, Alberto Calzolari, Luigi Ferraro, Marco Gambacorta, Marta Marangon, Giorgio Moroncelli, Alessandro Trufolo). Non solo sotto la Cupola non prende quota l’iniziativa di disobbedienza civile lanciata nei giorni scorsi a livello nazionale contro il divieto di asporto nei bar dalle 18, su cui peraltro si sono registrate delle aperture a livello governativo, ma c’è proprio un invito a fare l’esatto opposto nonostante le difficoltà del momento e a fare squadra.

 

«Non aderiamo alla protesta lanciata da alcuni ristoratori italiani di tenere aperti i locali dopo le 18 perché crediamo che non sia questa la risposta ai problemi della categoria. Comprendiamo che queste azioni sono il segnale di disagio, di rabbia, di sconforto, quello che proviamo tutti. Siamo allo stremo – scrive il direttivo – Lo abbiamo detto infinite volte e lo ripetiamo adesso, soprattutto alla vigilia di nuove possibili restrizioni per una categoria mortificata e massacrata, senza oggettive motivazioni di prevenzione sanitaria. Abbiamo bisogno di lavorare, ma non è questo il modo. Per Fipe Confcommercio la legalità resta un prerequisito che non si deve mai mettere in discussione. Non è solo questione di temere sanzioni amministrative e penali per noi, per i nostri dipendenti, per i nostri clienti, è che proprio non condividiamo queste forme di protesta. Invitiamo i colleghi a unirsi a noi perché siamo tanti, perché siamo l’associazione numericamente e sindacalmente più rappresentativa in Italia e nelle nostre province, perché stare uniti è la sola possibilità per resistere e superare questa tragedia, sanitaria ed economica, che colpisce duramente tutti».

«Come Fipe Confcommercio – aggiunge il presidente regionale Massimo Sartoretti – abbiamo un modo diverso di fare interlocuzione sindacale, non intendiamo esporre i nostri associati a rischi penali, ma portiamo ai tavoli sindacali e istituzionali le nostre necessità, rappresentando, anche con forza, quelle che riteniamo buone ragioni. Continueremo a farlo con il dialogo e anche con la protesta, nel rispetto delle leggi».

Sul provvedimento di chiusura è intervenuto anche il presidente della Conferenza Stato Regioni Stefano Bonaccini a nome di tutti i governatori: «Non porta vantaggi significativi sul piano della prevenzione e al contrario rischia di rappresentare un ulteriore fattore negativo di tensione sociale ed economica sui territori». Nella sua replica il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha fatto sapere che «l’esecutivo manterrà la norma per evitare casi di movida, ma palazzo Chigi e il Mise sono al lavoro per limitare al massimo i divieti alle sole bevande e alcolici». Boccia ha inoltre garantito, «nonostante la crisi di governo, massima priorità per i ristori a tutte le attività costrette a fermarsi».

Leggi anche:
#ioapro ma non a Novara. La protesta dei ristoratori “ribelli” per ora non decolla

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#IONONAPRO: «Questa forma di protesta non è la risposta ai nostri problemi». Lo scrive in una nota, che suona anche come un appello, il direttivo Fipe Confcommercio, in cui figurano diversi titolari di locali novaresi (Mattia Tosi, Francesco Liguori, Daniele Ardizzoia, Fabio Barozzi, Eleonora Bruno, Alberto Calzolari, Luigi Ferraro, Marco Gambacorta, Marta Marangon, Giorgio Moroncelli, Alessandro Trufolo). Non solo sotto la Cupola non prende quota l’iniziativa di disobbedienza civile lanciata nei giorni scorsi a livello nazionale contro il divieto di asporto nei bar dalle 18, su cui peraltro si sono registrate delle aperture a livello governativo, ma c’è proprio un invito a fare l’esatto opposto nonostante le difficoltà del momento e a fare squadra.

 

«Non aderiamo alla protesta lanciata da alcuni ristoratori italiani di tenere aperti i locali dopo le 18 perché crediamo che non sia questa la risposta ai problemi della categoria. Comprendiamo che queste azioni sono il segnale di disagio, di rabbia, di sconforto, quello che proviamo tutti. Siamo allo stremo – scrive il direttivo – Lo abbiamo detto infinite volte e lo ripetiamo adesso, soprattutto alla vigilia di nuove possibili restrizioni per una categoria mortificata e massacrata, senza oggettive motivazioni di prevenzione sanitaria. Abbiamo bisogno di lavorare, ma non è questo il modo. Per Fipe Confcommercio la legalità resta un prerequisito che non si deve mai mettere in discussione. Non è solo questione di temere sanzioni amministrative e penali per noi, per i nostri dipendenti, per i nostri clienti, è che proprio non condividiamo queste forme di protesta. Invitiamo i colleghi a unirsi a noi perché siamo tanti, perché siamo l’associazione numericamente e sindacalmente più rappresentativa in Italia e nelle nostre province, perché stare uniti è la sola possibilità per resistere e superare questa tragedia, sanitaria ed economica, che colpisce duramente tutti».

«Come Fipe Confcommercio – aggiunge il presidente regionale Massimo Sartoretti – abbiamo un modo diverso di fare interlocuzione sindacale, non intendiamo esporre i nostri associati a rischi penali, ma portiamo ai tavoli sindacali e istituzionali le nostre necessità, rappresentando, anche con forza, quelle che riteniamo buone ragioni. Continueremo a farlo con il dialogo e anche con la protesta, nel rispetto delle leggi».

Sul provvedimento di chiusura è intervenuto anche il presidente della Conferenza Stato Regioni Stefano Bonaccini a nome di tutti i governatori: «Non porta vantaggi significativi sul piano della prevenzione e al contrario rischia di rappresentare un ulteriore fattore negativo di tensione sociale ed economica sui territori». Nella sua replica il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha fatto sapere che «l’esecutivo manterrà la norma per evitare casi di movida, ma palazzo Chigi e il Mise sono al lavoro per limitare al massimo i divieti alle sole bevande e alcolici». Boccia ha inoltre garantito, «nonostante la crisi di governo, massima priorità per i ristori a tutte le attività costrette a fermarsi».

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