La Camera Penale organizza un incontro fra studenti e detenuti

Due classi del liceo classico e linguistico Carlo Alberto entrano in carcere per un momento di confronto

La Camera Penale organizza un incontro fra studenti e detenuti. Grazie alla collaborazione della direzione del carcere di Novara, venerdì 4 novembre gli studenti di due classi del liceo classico e linguistico Carlo Alberto, accompagnati dall’insegnante Mario Zampicinini, incontreranno i detenuti per un confronto sugli aspetti legati alla vita in carcere, da quelli più quotidiani come le celle, le visite, i pasti a quelli più strettamente legati alla finalità rieducativa della pena.

«La Camera Penale di Novara crede fortemente nella necessità che la società civile conosca il mondo del carcere e, del resto, che il carcere “apra le porte” al mondo esterno – spiega il presidente, l’avvocato Alessandro Brustia -. Si tratta di due realtà che devono necessariamente maturare in un rapporto di
maggiore conoscenza reciproca. Questo, dal lato della società civile, deve consentire un approccio al carcere – e alle persone che lì vivono in restrizione di libertà – più civile e consapevole rispetto a quello,
brutale e barbaro, ben rappresentato dal tristemente noto “buttate via la chiave”».

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Due classi del liceo classico e linguistico Carlo Alberto entrano in carcere per un momento di confronto

La Camera Penale organizza un incontro fra studenti e detenuti. Grazie alla collaborazione della direzione del carcere di Novara, venerdì 4 novembre gli studenti di due classi del liceo classico e linguistico Carlo Alberto, accompagnati dall'insegnante Mario Zampicinini, incontreranno i detenuti per un confronto sugli aspetti legati alla vita in carcere, da quelli più quotidiani come le celle, le visite, i pasti a quelli più strettamente legati alla finalità rieducativa della pena.

«La Camera Penale di Novara crede fortemente nella necessità che la società civile conosca il mondo del carcere e, del resto, che il carcere “apra le porte” al mondo esterno - spiega il presidente, l'avvocato Alessandro Brustia -. Si tratta di due realtà che devono necessariamente maturare in un rapporto di
maggiore conoscenza reciproca. Questo, dal lato della società civile, deve consentire un approccio al carcere - e alle persone che lì vivono in restrizione di libertà - più civile e consapevole rispetto a quello,
brutale e barbaro, ben rappresentato dal tristemente noto “buttate via la chiave”».

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