La street art di luvol sbarca in Siria «per dare speranza ai bimbi sotto le bombe», grazie a “Save our sons & daus” dell’associazione novarese Ohana, un «progetto di denuncia che vuole sensibilizzare sui bambini e i loro diritti violati», spiega la presidente Anna Ida Russo. Lo street artist novarese è tra i primi occidentali, se non l’unico, ad avere effettuato interventi artistici in questo paese mediorientale martoriato dalla guerra.
Il racconto: «Un’esperienza forte e intensa, bellissima»
Il giovane street artist novarese ha trascorso dieci giorni in Siria, tra il 3 e il 13 settembre, per realizzare il primo di una serie di murales che nei prossimi mesi lo porterà a effettuare nuovi interventi artistici lungo la rotta dei Balcani. L’opera si affaccia su un giardino pubblico di Aleppo e si intitola “Abbraccio siriano”, raffigura madre e figlia sorridenti. accanto a loro compare », spiega Federico Vullo, in arte luvol.
Della decina di giorni trascorsi in Siria racconta: «È stata un’esperienza forte e intensa, ma anche bellissima. La rifarei altre mille volte. Siamo partiti da Nord al confine con la Turchia e abbiamo toccato le città di Aleppo, Hama, Homs, una delle più colpite dai bombardamenti, per poi approdare a Damasco, dove c’è distruzione solo in periferia, in centro non c’è un foro di proiettile. Una volta varcato il confine con il Libano mi è sembrato di rifare un salto in avanti di 30 anni. L’impatto forte è arrivato lì e perdura anche in queste prime ore di rientro in Italia: qui abbiamo tutto, viviamo in paradiso e non ce ne rendiamo conto. In Siria le persone devono fare i conti con la corrente elettrica che va e viene improvvisamente e devono attendere anche 10 giorni per riuscire ad avere 20 litri di benzina. Ho conosciuto anche persone vive per miracolo, ma il bello è che lì la vita continua, non si lamentano mai e cristiani e musulmani vivono insieme in modo pacifico».
Ci sono stati momenti in cui magari hai avuto paura? «Mai – risponde senza esitare – Lì mi sono sentito davvero a casa. Anche senza comfort loro sono molto più ricchi di noi occidentali, in termini di altruismo e umanità. Pensavo che sarei andato lì a dare loro qualcosa e invece sono stati loro a darmi moltissimo».
Il progetto #Sons&daus dell’associazione Ohana
«Oltre ad “Abbraccio siriano” – prosegue – ho realizzato un graffito davanti alla “Scuola di Susanna” di Aleppo, in un giardino dove si tengono laboratori artistici, con la scritta “Siamo tutti fratelli” sia in arabo che in italiano. Me l’ha citata un vescovo poco prima di iniziare i lavori: è il titolo di un’enciclica di Papa Francesco e abbiamo condiviso l’idea che potessero essere le parole giuste per ricordare come l’arte possa essere al servizio della pace. Inoltre ho creato dei ritratti di bimbi che frequentano la scuola, che ora riprodurrò anche su materiali di recupero, perché possano essere acquistati per sostenere le fasi successive del progetto e altre iniziative di Ohana. La speranza è di poter andare presto in Turchia e poi a Lesbo in Grecia per effettuare nuovi interventi artistici».
«Lungo la rotta dei Balcani da anni perdono la vita moltissime persone, fra cui tanti bambini – spiega la presidente dell’associazione Anna Ida Russo – Altri la percorrono da soli, rimanendo in stallo in campi profughi dove vivono in condizioni igienico-sanitarie drammatiche e senza alcuna istruzione. Nonostante questi luoghi si trovino in territorio europeo. Obiettivo del nostro progetto è ricordare che per questi bambini non si sta facendo abbastanza, ma sono figli di tutti perché rappresentano il futuro. Da qui il titolo “Save our sons & daus”, ovvero salviamo i nostri figli e figlie. Attraverso il murales per noi è importante dare un messaggio positivo e dire basta alle bruttezze della guerra, con cui convivono da anni. Anche le opere che Federico andrà a realizzare fra Turchia, Grecia e Bosnia avranno la stessa finalità. Durante la settimana trascorsa in Siria ha tenuto anche dei corsi alle insegnanti locali, perché possano attivare dei laboratori con i loro alunni per la creazione di lavori con la tecnica della stencil art. Inoltre ha realizzato il ritratto di Susannina all’interno della scuola di Aleppo a lei intitolata. Susanna era la figlia della nostra associata Claudia Cucino, scomparsa a soli 2 anni. La scuola, nata dal recupero di un edificio, accoglie 50 bambini fra 3 e 6 anni musulmani e cristiani, che qui trovano un pasto sicuro al giorno, assistenza pediatrica e psicologica e percorsi didattici sia in arabo che in inglese. Una realtà che dà lavoro a una dozzina di famiglie, frutto di uno dei primi progetti avviati da Ohana».
L’incontro fra luvol e l’associazione è arrivato poco dopo la donazione all’ospedale Maggiore della “Nurse”, ovvero la tela realizzata con la tecnica dello stencil che raffigura un’infermiera e che voleva essere il suo tributo al personale sanitario in prima linea nella battaglia contro il Covid (leggi qui). Il quadro si trova all’interno del percorso Covid del pronto soccorso, istituito alcuni mesi fa, e una riproduzione è stata affissa all’ingresso del Maggiore. «In quel periodo stavamo cercando uno street artist che potesse far prendere vita alla parte creativa del nostro progetto – spiega Russo – Il nostro vicepresidente Giuseppe Ferrarotti (noto in città anche per il suo impegno nella Polisportiva San Giacomo) ha pensato che potevamo coinvolgerlo. Federico ha accettato subito con grande entusiasmo e senza alcuna esitazione si è messo a disposizione a titolo volontario. Basta dire che per questo primo viaggio ha preso le ferie al lavoro». Vullo infatti si divide fra la passione artistica e un lavoro in un’azienda di Galliate specializzata nella trasformazione della plastica. Per Ohana a Novara presto inizierà a tenere dei corsi di stencil art anche ai minori non accompagnati, in collaborazione con un ex docente del liceo artistico.
L’associazione, il cui nome significa “famiglia” in lingua hawaiana, è stata fondata a Novara nel dicembre 2020 (leggi qui). Chi volesse conoscerla più da vicino potrà incontrarne i volontari il prossimo 18 settembre al festival Scarabocchi (leggi qui), dove saranno presenti per vendere i giocattoli in maglia realizzati dalle donne siriane che vivono rifugiate nella città turca di Sanliurfa e sostenere i progetti dell’associazione.