«Ahmadreza Djalali potrebbe morire presto in prigione, va liberato». E’ questo l’appello di otto esperti dell’Onu sui diritti umani rivolto per la liberazione del ricercatore iraniano prigioniero in Iran dal 2016 e da mesi ormai, dal 24 novembre, isolato nel carcere di Evin.
A dicembre l’esecuzione del ricercatore, che per tre anni ha lavorato al Crimedim dell’Upo, era stata rinviata più volte, ma di fatto l’ultima notizia ufficiale risale a novembre.