Le vie secondarie diventano percorsi ciclabili. La proposta di Novara Green

Le vie secondarie diventano percorsi ciclabili. La proposta di Novara Green. Sarebbe d’obbligo un punto di domanda, non per i volontari dell’associazione nota in città per le iniziative di carattere ambientale.

La proposta, infatti, quella appunto di trasformare alcune vie secondarie di Novara in percorsi ciclabili e metterli in connessione con quelli già esistenti, era già stata anticipata in un’intervista a La Voce a metà febbraio (leggi qui). Ora, in vista della ripartenza del 4 maggio e di un graduale riapertura della città, i volontari tornano sull’argomento e lanciano l’idea direttamente all’amministrazione comunale: un’idea che rivoluzionerebbe il modo di spostarsi per le vie cittadine.

 

 

«Serve da subito incentivare l’uso cittadino della bicicletta e favorire gli spostamenti a piedi, altrimenti in breve tempo ci troveremo sommersi dal traffico – afferma il presidente dell’associazione, Fabrizio Cerri – . Per un periodo di tempo non definito il trasporto pubblico vedrà una netta riduzione della capacità di poter accogliere persone sui mezzi, pertanto possiamo aspettarci un aumento delle persone che saranno obbligate a spostarsi diversamente. E’ necessario mettere in sicurezza questi cittadini e incentivare a scegliere la bici come mezzo per gli spostamenti urbani anche per chi, prima dell’emergenza, era abituato a usare l’auto. Per fare questo la proposta shock che lanciamo è un cambio di paradigma della mobilità novarese che prevede di chiudere subito, già da inizio maggio, alcune vie secondarie di ogni quartiere e trasformarle in percorsi ciclabili e dando l’accesso con auto ai soli residenti con limite di 30 km orari)».

Secondo Cerri «si tratta d’individuare 15/20 strade cittadine secondarie che con un sistema radiale centro/periferia colleghino tutti i quartieri tra loro. Serve altresì dare continuità e collegamento tra le piste ciclabili, attualmente esistenti, e questi nuovi percorsi in modo da creare una rete capillare e non discontinua. Molte città si stanno muovendo in queste ore in direzioni simili, attraverso interventi che hanno costi davvero limitati perché in una prima fase prevedono solo la realizzazione di segnaletica orizzontale e transennature. Così facendo le arterie cittadine rimarrebbero dedicate alle auto mentre le strade secondarie, molto spesso parallele, sarebbero dedicate ad altre forme di mobilità».

Un esempio concreto? «Abbiamo pensato a via Perazzi a San Martino, che tutti conoscono – prosegue Cerri – la quale corre parallela a Corso Torino. Quest’ultimo rimarrebbe dedicato principalmente alle auto mentre la seconda, che andrebbe contestualmente dotata di stalli per bici, diventerebbe una via a scorrimento lento dedicata alla ciclabilità e al solo accesso in auto dei residenti. Soluzioni come questa si possono adottare in ogni quartiere cittadino giocando sul parallelismo delle vie. In questo modo si avrebbe la possibilità di muoversi in città attraverso “canali ciclabili” che permetterebbero alle persone di potersi spostare in sicurezza e lasciare l’auto nel proprio garage. La nostra proposta va anche nella direzione di dare una mano ai negozi di quartiere, duramente colpiti dalla crisi economica provocata da questa emergenza globale. Quando riapriranno, presumibilmente a maggio, avranno necessità di essere facilmente raggiungibili, ed un sistema ciclabile di questo tipo favorirebbe lo spostamento tra quartieri in modo da incentivare le persone a non uscire in auto solo per andare all’ipermercato a fare la spesa settimanale.».

Inoltre, in questi giorni, sono state rese note alcune ricerche secondo le quali ci sarebbero delle correlazioni tra inquinamento e diffusione del coronavirus. «Dai primi dati sembrerebbe che il particolato, emesso dalle nostre auto, possa fungere da veicolo per il virus, aiutandolo a diffondersi anche a distanze maggiori dei canonici 2 metri – continua il presidente -. Anche per questo è necessario fare di tutto per non incrementare l’inquinamento urbano e provare ad incentivare alcuni cambi di abitudini. Per realizzare questo cambiamento dobbiamo fare squadra tra cittadini, associazioni, amministrazione e imprese. Noi come Novara Green, oltre alle idee, mettiamo a disposizione i nostri volontari se servisse dare una mano per la realizzazione di iniziative come quella che proponiamo».

«Serve rapidità decisionale e coraggio – conclude Cerri -. Novara non può stare ferma mentre le altre città cambiano. Dobbiamo trasformare la nostra città da zona rossa a zona verde con provvedimenti che via via cambieranno il volto e il futuro della città anche quando sarà passata l’emergenza. Guardiamo avanti e non torniamo a una normalità che forse era essa stessa un problema».

Negli scorsi giorni, infine, Novara Green ha aderito ad un appello rivolto all’amministrazione da parte di molte associazione ambientaliste della nostra città, promosso da Fiab e Legambiente, affinché si provveda a implementare diverse iniziative volte a ripensare la mobilità della città. Leggi qui l’articolo.

 

 

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Le vie secondarie diventano percorsi ciclabili. La proposta di Novara Green

Le vie secondarie diventano percorsi ciclabili. La proposta di Novara Green. Sarebbe d’obbligo un punto di domanda, non per i volontari dell’associazione nota in città per le iniziative di carattere ambientale.

La proposta, infatti, quella appunto di trasformare alcune vie secondarie di Novara in percorsi ciclabili e metterli in connessione con quelli già esistenti, era già stata anticipata in un’intervista a La Voce a metà febbraio (leggi qui). Ora, in vista della ripartenza del 4 maggio e di un graduale riapertura della città, i volontari tornano sull’argomento e lanciano l’idea direttamente all’amministrazione comunale: un’idea che rivoluzionerebbe il modo di spostarsi per le vie cittadine.

 

 

«Serve da subito incentivare l’uso cittadino della bicicletta e favorire gli spostamenti a piedi, altrimenti in breve tempo ci troveremo sommersi dal traffico – afferma il presidente dell’associazione, Fabrizio Cerri – . Per un periodo di tempo non definito il trasporto pubblico vedrà una netta riduzione della capacità di poter accogliere persone sui mezzi, pertanto possiamo aspettarci un aumento delle persone che saranno obbligate a spostarsi diversamente. E’ necessario mettere in sicurezza questi cittadini e incentivare a scegliere la bici come mezzo per gli spostamenti urbani anche per chi, prima dell’emergenza, era abituato a usare l’auto. Per fare questo la proposta shock che lanciamo è un cambio di paradigma della mobilità novarese che prevede di chiudere subito, già da inizio maggio, alcune vie secondarie di ogni quartiere e trasformarle in percorsi ciclabili e dando l’accesso con auto ai soli residenti con limite di 30 km orari)».

Secondo Cerri «si tratta d’individuare 15/20 strade cittadine secondarie che con un sistema radiale centro/periferia colleghino tutti i quartieri tra loro. Serve altresì dare continuità e collegamento tra le piste ciclabili, attualmente esistenti, e questi nuovi percorsi in modo da creare una rete capillare e non discontinua. Molte città si stanno muovendo in queste ore in direzioni simili, attraverso interventi che hanno costi davvero limitati perché in una prima fase prevedono solo la realizzazione di segnaletica orizzontale e transennature. Così facendo le arterie cittadine rimarrebbero dedicate alle auto mentre le strade secondarie, molto spesso parallele, sarebbero dedicate ad altre forme di mobilità».

Un esempio concreto? «Abbiamo pensato a via Perazzi a San Martino, che tutti conoscono – prosegue Cerri – la quale corre parallela a Corso Torino. Quest’ultimo rimarrebbe dedicato principalmente alle auto mentre la seconda, che andrebbe contestualmente dotata di stalli per bici, diventerebbe una via a scorrimento lento dedicata alla ciclabilità e al solo accesso in auto dei residenti. Soluzioni come questa si possono adottare in ogni quartiere cittadino giocando sul parallelismo delle vie. In questo modo si avrebbe la possibilità di muoversi in città attraverso “canali ciclabili” che permetterebbero alle persone di potersi spostare in sicurezza e lasciare l’auto nel proprio garage. La nostra proposta va anche nella direzione di dare una mano ai negozi di quartiere, duramente colpiti dalla crisi economica provocata da questa emergenza globale. Quando riapriranno, presumibilmente a maggio, avranno necessità di essere facilmente raggiungibili, ed un sistema ciclabile di questo tipo favorirebbe lo spostamento tra quartieri in modo da incentivare le persone a non uscire in auto solo per andare all’ipermercato a fare la spesa settimanale.».

Inoltre, in questi giorni, sono state rese note alcune ricerche secondo le quali ci sarebbero delle correlazioni tra inquinamento e diffusione del coronavirus. «Dai primi dati sembrerebbe che il particolato, emesso dalle nostre auto, possa fungere da veicolo per il virus, aiutandolo a diffondersi anche a distanze maggiori dei canonici 2 metri – continua il presidente -. Anche per questo è necessario fare di tutto per non incrementare l’inquinamento urbano e provare ad incentivare alcuni cambi di abitudini. Per realizzare questo cambiamento dobbiamo fare squadra tra cittadini, associazioni, amministrazione e imprese. Noi come Novara Green, oltre alle idee, mettiamo a disposizione i nostri volontari se servisse dare una mano per la realizzazione di iniziative come quella che proponiamo».

«Serve rapidità decisionale e coraggio – conclude Cerri -. Novara non può stare ferma mentre le altre città cambiano. Dobbiamo trasformare la nostra città da zona rossa a zona verde con provvedimenti che via via cambieranno il volto e il futuro della città anche quando sarà passata l’emergenza. Guardiamo avanti e non torniamo a una normalità che forse era essa stessa un problema».

Negli scorsi giorni, infine, Novara Green ha aderito ad un appello rivolto all’amministrazione da parte di molte associazione ambientaliste della nostra città, promosso da Fiab e Legambiente, affinché si provveda a implementare diverse iniziative volte a ripensare la mobilità della città. Leggi qui l’articolo.

 

 

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore