«La storia della politica di protezione della fauna selvatica e del prelievo venatorio in Italia ha un imprinting che deriva dall’ambientalismo della sinistra: fatto più di ideologie che di analisi di merito e soluzioni. È inutile stracciarsi le vesti ora, che la peste suina africana ha toccato la nostra Regione, cercando nel breve periodo il colpevole di una emergenza annunciata». Con queste parole si è espresso Claudio Leone, consigliere regionale del gruppo Lega Piemonte e presidente della commissione Agricoltura del Consiglio regionale.
«Pochi mesi prima di andare al voto – continua il presidente Leone -, nel dicembre 2018 la passata Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura Giorgio Ferrero, deliberava che il contenimento numerico del cinghiale fosse il gesto estremo nei casi in cui non esistessero metodi ecologici efficaci o perseguibili per tenerne sotto controllo la proliferazione. Ultimo provvedimento di una serie di edulcorate azioni a cui abbiamo subito cercato di porre rimedio, per ciò che è nelle possibilità della Regione. Rammento la serie di emendamenti, tutti passati a maggioranza, al collegato nel 2020 di cui sono stato, orgogliosamente, primo firmatario e relatore in Consiglio regionale: prova tangibile di un percorso che mira a cambiare l’approccio alla gestione delle specie considerate opportunistiche ricadenti sulla fauna selvatica».
«Basta guardare ai fatti con un po’ di attenzione – prosegue il consigliere della Lega Claudio Leone -: solo un mese fa in Germania, nel distretto di Ludwigslust-Parchim, era stato segnalato un caso di peste suina a coronare negativamente un anno terribile a causa del proliferare dei cinghiali e, in generale, della fauna selvatica. Abbiamo perso tempo prezioso inseguendo artificiose soluzioni stilistiche che la sinistra ha messo in campo ad ogni livello istituzionale e ancora oggi, di fronte al nostro chiaro obiettivo di abbattere il numero più alto possibile di cinghiali in Piemonte, veniamo tacciati di essere dei sanguinari. Spero che di fronte a una emergenza che rischia di divenire sanitaria, e di conseguenza economica, si metta da parte lo slogan buonista per adeguare la legge nazionale 157/92 e rispondere con una sola voce a una vera e propria calamità naturale».