Mentre in Parlamento è in corso una travagliata discussione sul ddl Zan (la legge sull’omotransfobia è stata portata ieri in Senato dove hanno avuto la meglio Pd, 5 Stelle e Leu. Dal 13 luglio, invece, se Italia Viva presenterà i suoi emendamenti, questi saranno votati anche dal centro destra e l’attuale testo del ddl affossato) l’Università del Piemonte Orientale compie un passo epocale: firma il patto transgender garantendo agli studenti in transizione di genere un’identità alias all’interno dell’ateneo.
Nei giorni scorsi, infatti, l’Upo ha sottoscritto il “Regolamento per l’attivazione e la gestione delle carriere alias per studenti in transizione di genere”, per consolidare l’appartenenza alla comunità universitaria e garantire il benessere di chi ne fa parte. Un provvedimento con cui l’Ateneo assicura a tutti gli studenti e le studentesse in transizione di genere la possibilità di attivare una carriera alias che permetta loro di usufruire di un’identità provvisoria che rispecchi il genere d’elezione.
Gli studenti e le studentesse interessati potranno presentare la richiesta al CUG, Comitato unico di garanzia, tramite email che li contatterà per fissare un colloquio conoscitivo finalizzato alla sottoscrizione di un accordo confidenziale tra il richiedente o la richiedente e il rettore Giancarlo Avanzi.
L’accordo sancirà l’impegno da parte dell’ateneo a garantire il rispetto dell’identità di genere dello studente o della studentessa consentendo di utilizzare l’identità alias all’interno dell’ambiente universitario e ricordando che è provvisoria e priva di alcun valore legale al di fuori dell’ateneo.
«In veste di Presidente del CUG – ha sottolineato la professoressa Marcella Trambaioli – esprimo la soddisfazione di tutto il Comitato Unico di Garanzia per l’emanazione del regolamento. L’attivazione dell’identità alias rappresenta un’importante misura di salvaguardia a tutela degli studenti transgender, consentendo loro di utilizzare un nome differente da quello anagrafico nelle interazioni con l’Ateneo, facendo sì che siano tutelati rispetto a situazioni in cui possa emergere pubblicamente una discrepanza tra aspetto esteriore e nome anagrafico, quale fonte di potenziale disagio e discriminazioni. Il CUG ringrazia i vertici dell’UPO per la sensibilità dimostrata verso questa tematica così attuale».