Marco Zenone, amore e distanza nel suo libro “Non ti voglio”

L'autore galliatese di nascita, ma residente a Oleggio ci racconta il suo romanzo e di una malattia di cui si parla poco: il diabete

Cifre, numerini scritti su un display, livelli da tenere sott’occhio, altrimenti è un guaio. Ogni giorno, mattina, pomeriggio e sera, come un rito, altrimenti, si è detto, è un guaio. «Vedi? Questi affari ci salvano la vita» ci viene incontro Marco Zenone, autore oleggese classe 1973, e ci mostra il suo misuratore del livello di glucosio nel sangue. Zenone è affetto da diabete di tipo1, una malattia che lo affligge da quando ha cinque anni. Seduto su una panchina tiene in mano il suo romanzo, Non ti voglio, pubblicato per Edizioni Effedì. «Si parla poco di questa malattia e ho voluto farlo attraverso l’arte della narrazione, a mezzo di un protagonista che, a dirla tutta, un po’ mi assomiglia».

Partiamo da qui: Non ti voglio, è un titolo forte. Parliamo di amore o altro?

Non ti voglio è un romanzo a tratti autobiografico che parla di amore e di distanza. L’amore è tra Enzo Mercano, un ragazzo che soffre di diabete tipo 1 dall’infanzia – una sorta di mio alter ego anche per tanti aspetti caratteriali – e Arianna, una ragazza per la quale il diabete tipo 1 è una realtà conosciuta solo attraverso i beceri luoghi comuni che di solito tende a snocciolare chi di diabete non sa nulla credendo di saperne. E la distanza è quella tra chi come lui è cresciuto con il diabete tipo 1 negli anni Ottanta, quando le terapie erano ancora molto approssimative e richiedevano un grande impegno da parte del paziente e che quindi, suo malgrado, si è abituato a gestire la malattia in maniera rigida e rigorosa, quasi paranoica, e chi, invece, come Arianna e la sua famiglia, con colpevole superficialità sono legati alle credenze di ciò che per sentito dire conoscono del diabete e spaventati dagli aspetti che invece non conoscono, come ad esempio l’uso del microinfusore di insulina. E questa distanza, purtroppo, come vedrete diventerà incolmabile. Non ti voglio è stato il primo titolo che ho pensato per questo libro nato sul finire del 2018 e che ha preso le mosse da un episodio accaduto in un momento delicato della mia adolescenza. Nei due anni successivi, durante la stesura del romanzo e prima della pubblicazione, più volte mi sono soffermato a riflettere se non fosse il caso di cambiarlo; lo trovavo troppo esplicito, troppo tranchant e forse anche un po’ provocatorio. Ma alla fine ho deciso che è il titolo più appropriato, anche perché può essere letto su due livelli: quello della storia d’amore tra i due protagonisti e quello, più profondo e personale, del difficile rapporto di Enzo con la malattia.

Nella descrizione parli di opera a tratti autobiografica. In che misura troviamo Zenone in Non ti voglio?

Come ho avuto modo di spiegare in altre interviste, quello che più di tutto mi premeva era discostarmi in maniera netta dal classico diario autobiografico dell’ammalato, che di solito tende a scrivere chi decide di trattare la difficile convivenza con una malattia cronica. Ovviamente, dato l’argomento, le parti autobiografiche non potevano mancare e molte sono individuabili nelle pagine in cui Enzo descrive come vive il diabete tipo 1 e come esso gli condizioni la vita, a livello pratico e anche, soprattutto, sul piano psicologico. Ma queste riflessioni si mescolano e si intrecciano lungo tutto il romanzo con la parte di finzione. Nel libro sono presenti salti temporali come flashback e flash forward, lunghe digressioni nelle quali il protagonista sembra voler fuggire dalla “sfida quotidiana” con la malattia, scene descritte con ironia e umorismo, singolari enunciati e giocosi calembour a chiusura di ogni capitolo. Insomma, tutti elementi che il lettore, a mio giudizio, non si aspetterebbe di trovare in un libro che parla di diabete. Spero che questa “ricerca” che sta alla base del mio testo venga apprezzata.

Il tuo libro è più di un libro, è una “mano” che offri a chi ti legge e che magari condivide con te il problema del diabete, un male di cui si parla poco, purtroppo. Si è già fatto avanti qualche tuo lettore ringraziandoti per averlo aiutato a prendere le misure con questa condizione?

Non ti voglio è un lavoro a cui tengo molto e del quale vado orgoglioso perché unisce in sé due aspetti molto diversi tra loro: il mio amore per la letteratura e la divulgazione, sotto forma di testimonianza di vita, del diabete tipo 1, una patologia cronica che con il trascorrere degli anni, a causa delle complicanze a lungo termine, per tanti pazienti diventa severamente invalidante. Purtroppo, come osservi giustamente tu, sui mezzi di informazione se ne parla poco e quelle rare volte che accade il risultato è talmente superficiale da diventare irritante: si commette spesso l’errore di associarlo al diabete di tipo 2, una patologia che per approccio terapeutico e psicologico non può essere più distante. Alcune persone – tra di loro anche tanti “colleghi diabetici” – mi hanno scritto per raccontarmi le loro impressioni. Posso affermare che il libro è piaciuto per l’originalità con cui ho trattato questo tema (non è un mio giudizio), e un buon numero di lettori mi ha confidato di averlo trovato istruttivo perché ha compreso un pochino di più i meccanismi che regolano questa patologia – e di riflesso alcuni comportamenti insoliti di chi ne soffre.   Infine non manca chi invece è rimasto un po’ spiazzato, forse perché si aspettava un approccio più lineare e tradizionale. Trovo questi feedback molto appaganti, e spero che altre persone leggendo il mio romanzo siano invogliate a scrivermi per confidarmi il loro pensiero a riguardo. Mi piace ricordare che Non ti voglio si è guadagnato l’attenzione di molte associazioni di pazienti diabetici italiane ed è stato scelto dalla Casa Editrice per partecipare all’Indipendente Grand Tour, una rassegna dedicata all’editoria indipendente piemontese, la cui tappa finale si è tenuta al Salone Internazionale del Libro di Torino. https://www.hangardellibro.it/libro/non-ti-voglio/

Parliamo di futuro che è sempre bello: il protagonista Enzo Marcano, avrà un seguito?

In questi ultimi mesi molte delle mie energie sono state assorbite dalle attività legate alla promozione del libro – come le interviste e le presentazioni – che per un esordiente come me hanno rappresentato una vera e propria novità e che quindi avevano bisogno di essere metabolizzate. A causa di questo i miei progetti di scrittura sono stati un pochino trascurati, tuttavia devo confessare che ho un paio di idee in cui credo molto e alle quali non vedo l’ora di dedicarmi con l’entusiasmo che mi ha accompagnato nella stesura di Non ti voglio. Posso rassicurare chi si è affezionato al protagonista, che se continuerò a scrivere di diabete non mancherò di farlo insieme al mio fedele Enzo Mercano.  

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Marco Zenone, amore e distanza nel suo libro “Non ti voglio”

L’autore galliatese di nascita, ma residente a Oleggio ci racconta il suo romanzo e di una malattia di cui si parla poco: il diabete

Cifre, numerini scritti su un display, livelli da tenere sott’occhio, altrimenti è un guaio. Ogni giorno, mattina, pomeriggio e sera, come un rito, altrimenti, si è detto, è un guaio. «Vedi? Questi affari ci salvano la vita» ci viene incontro Marco Zenone, autore oleggese classe 1973, e ci mostra il suo misuratore del livello di glucosio nel sangue. Zenone è affetto da diabete di tipo1, una malattia che lo affligge da quando ha cinque anni. Seduto su una panchina tiene in mano il suo romanzo, Non ti voglio, pubblicato per Edizioni Effedì. «Si parla poco di questa malattia e ho voluto farlo attraverso l’arte della narrazione, a mezzo di un protagonista che, a dirla tutta, un po’ mi assomiglia».

Partiamo da qui: Non ti voglio, è un titolo forte. Parliamo di amore o altro?

Non ti voglio è un romanzo a tratti autobiografico che parla di amore e di distanza. L’amore è tra Enzo Mercano, un ragazzo che soffre di diabete tipo 1 dall’infanzia – una sorta di mio alter ego anche per tanti aspetti caratteriali – e Arianna, una ragazza per la quale il diabete tipo 1 è una realtà conosciuta solo attraverso i beceri luoghi comuni che di solito tende a snocciolare chi di diabete non sa nulla credendo di saperne. E la distanza è quella tra chi come lui è cresciuto con il diabete tipo 1 negli anni Ottanta, quando le terapie erano ancora molto approssimative e richiedevano un grande impegno da parte del paziente e che quindi, suo malgrado, si è abituato a gestire la malattia in maniera rigida e rigorosa, quasi paranoica, e chi, invece, come Arianna e la sua famiglia, con colpevole superficialità sono legati alle credenze di ciò che per sentito dire conoscono del diabete e spaventati dagli aspetti che invece non conoscono, come ad esempio l’uso del microinfusore di insulina. E questa distanza, purtroppo, come vedrete diventerà incolmabile. Non ti voglio è stato il primo titolo che ho pensato per questo libro nato sul finire del 2018 e che ha preso le mosse da un episodio accaduto in un momento delicato della mia adolescenza. Nei due anni successivi, durante la stesura del romanzo e prima della pubblicazione, più volte mi sono soffermato a riflettere se non fosse il caso di cambiarlo; lo trovavo troppo esplicito, troppo tranchant e forse anche un po’ provocatorio. Ma alla fine ho deciso che è il titolo più appropriato, anche perché può essere letto su due livelli: quello della storia d’amore tra i due protagonisti e quello, più profondo e personale, del difficile rapporto di Enzo con la malattia.

Nella descrizione parli di opera a tratti autobiografica. In che misura troviamo Zenone in Non ti voglio?

Come ho avuto modo di spiegare in altre interviste, quello che più di tutto mi premeva era discostarmi in maniera netta dal classico diario autobiografico dell’ammalato, che di solito tende a scrivere chi decide di trattare la difficile convivenza con una malattia cronica. Ovviamente, dato l’argomento, le parti autobiografiche non potevano mancare e molte sono individuabili nelle pagine in cui Enzo descrive come vive il diabete tipo 1 e come esso gli condizioni la vita, a livello pratico e anche, soprattutto, sul piano psicologico. Ma queste riflessioni si mescolano e si intrecciano lungo tutto il romanzo con la parte di finzione. Nel libro sono presenti salti temporali come flashback e flash forward, lunghe digressioni nelle quali il protagonista sembra voler fuggire dalla “sfida quotidiana” con la malattia, scene descritte con ironia e umorismo, singolari enunciati e giocosi calembour a chiusura di ogni capitolo. Insomma, tutti elementi che il lettore, a mio giudizio, non si aspetterebbe di trovare in un libro che parla di diabete. Spero che questa “ricerca” che sta alla base del mio testo venga apprezzata.

Il tuo libro è più di un libro, è una “mano” che offri a chi ti legge e che magari condivide con te il problema del diabete, un male di cui si parla poco, purtroppo. Si è già fatto avanti qualche tuo lettore ringraziandoti per averlo aiutato a prendere le misure con questa condizione?

Non ti voglio è un lavoro a cui tengo molto e del quale vado orgoglioso perché unisce in sé due aspetti molto diversi tra loro: il mio amore per la letteratura e la divulgazione, sotto forma di testimonianza di vita, del diabete tipo 1, una patologia cronica che con il trascorrere degli anni, a causa delle complicanze a lungo termine, per tanti pazienti diventa severamente invalidante. Purtroppo, come osservi giustamente tu, sui mezzi di informazione se ne parla poco e quelle rare volte che accade il risultato è talmente superficiale da diventare irritante: si commette spesso l’errore di associarlo al diabete di tipo 2, una patologia che per approccio terapeutico e psicologico non può essere più distante. Alcune persone – tra di loro anche tanti “colleghi diabetici” – mi hanno scritto per raccontarmi le loro impressioni. Posso affermare che il libro è piaciuto per l’originalità con cui ho trattato questo tema (non è un mio giudizio), e un buon numero di lettori mi ha confidato di averlo trovato istruttivo perché ha compreso un pochino di più i meccanismi che regolano questa patologia – e di riflesso alcuni comportamenti insoliti di chi ne soffre.   Infine non manca chi invece è rimasto un po’ spiazzato, forse perché si aspettava un approccio più lineare e tradizionale. Trovo questi feedback molto appaganti, e spero che altre persone leggendo il mio romanzo siano invogliate a scrivermi per confidarmi il loro pensiero a riguardo. Mi piace ricordare che Non ti voglio si è guadagnato l’attenzione di molte associazioni di pazienti diabetici italiane ed è stato scelto dalla Casa Editrice per partecipare all’Indipendente Grand Tour, una rassegna dedicata all’editoria indipendente piemontese, la cui tappa finale si è tenuta al Salone Internazionale del Libro di Torino. https://www.hangardellibro.it/libro/non-ti-voglio/

Parliamo di futuro che è sempre bello: il protagonista Enzo Marcano, avrà un seguito?

In questi ultimi mesi molte delle mie energie sono state assorbite dalle attività legate alla promozione del libro – come le interviste e le presentazioni – che per un esordiente come me hanno rappresentato una vera e propria novità e che quindi avevano bisogno di essere metabolizzate. A causa di questo i miei progetti di scrittura sono stati un pochino trascurati, tuttavia devo confessare che ho un paio di idee in cui credo molto e alle quali non vedo l’ora di dedicarmi con l’entusiasmo che mi ha accompagnato nella stesura di Non ti voglio. Posso rassicurare chi si è affezionato al protagonista, che se continuerò a scrivere di diabete non mancherò di farlo insieme al mio fedele Enzo Mercano.  

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