Monsignor Brambilla: «Mai come quest’anno sentiamo che il Natale deve essere di pace»

Nell'omelia del vescovo durante la solenne funzione eucaristica in Duomo nella serata di sabato un forte richiamo alla presenza di questo termine nei testi sacri

«Mai come quest’anno sentiamo che il Natale deve essere di pace». Ha aperto con queste parole il vescovi di Novara, monsignor Franco Gulio Brambilla, la sua omelia durante il tradizionale appuntamento con la messa in Duomo nella serata dia sabato 24 dicembre. Un desiderio di pace e di vicinanza soprattutto nei confronti della popolazione ucraina, che sta vivendo queste festività in una situazione particolarmente difficile. Anche per questo, per qualche minuto prima dell’inizio della funzione eucaristica tutte le luci sono state spente, lasciando la cattedrale illuminata unicamente dalle candele.


Poi monsignor Brambilla ha voluto soffermarsi sulla presenza del termine “pace” nei testi sacri, ricordando come nel Vangelo «la settima delle beatitudini proclami beati gli artefici della pace», ma ancora di più nel Talnud, uno dei libri della tradizione giudaica, dove viene affermato «che la pace è per il mondo quello che è il lievito per la pasta». Ma il vescovo si ha proposto una riflessione sull’espressione biblica “Shalom” (presente 245 volte nell’Antico Testamento) attraverso un contributo offerto dal cardinale Gianfranco Ravasi dove «lo “Shalom” viene descritto come dono divino e opera umana, tenuti insieme dalla pace come benedizione».


La storia umana è attraversata da guerra e violenza, «la stessa Bibbia ne contiene parecchie, ma per l’antica tradizione giudaica erano tre le vie che conducono al Regno di Dio: onorare il padre e la madre, praticare la misericordia e riportare la pace tra l’uomo e il suo prossimo». Una pace che, nella concezione biblica, non solo comprende l’assenza della guerra, ma anche «benessere, prosperità e giustizia», ma come giunge sino a noi? «Si diffonde come una benedizione divina che deve essere accolta, spazzando via quel muro di separazione e di odio descritto da San Paolo. Cosa che un cristiano di oggi deve raccogliere soprattutto quando affiora la tentazione di erigere muri di separazione nei confronti di altri. La guerra, originata dal gesto fratricida di Caino e che ancora oggi rieccheggia in Europa, ha bisogno di costruttori pace, cominciando dalla famiglia, dalla scuola, dal mondo delle associazioni, per ottenere relazioni di prossimità e di pace».


Oggi, dopo quasi ottant’anni di pace, «sentiamo ancora di più la sua importanza», che, prendendo in considerazione una citazione anche di Virgilio, deve «deve essere da tutti appassionatamente ricercata».

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Monsignor Brambilla: «Mai come quest’anno sentiamo che il Natale deve essere di pace»

Nell’omelia del vescovo durante la solenne funzione eucaristica in Duomo nella serata di sabato un forte richiamo alla presenza di questo termine nei testi sacri

«Mai come quest’anno sentiamo che il Natale deve essere di pace». Ha aperto con queste parole il vescovi di Novara, monsignor Franco Gulio Brambilla, la sua omelia durante il tradizionale appuntamento con la messa in Duomo nella serata dia sabato 24 dicembre. Un desiderio di pace e di vicinanza soprattutto nei confronti della popolazione ucraina, che sta vivendo queste festività in una situazione particolarmente difficile. Anche per questo, per qualche minuto prima dell’inizio della funzione eucaristica tutte le luci sono state spente, lasciando la cattedrale illuminata unicamente dalle candele.


Poi monsignor Brambilla ha voluto soffermarsi sulla presenza del termine “pace” nei testi sacri, ricordando come nel Vangelo «la settima delle beatitudini proclami beati gli artefici della pace», ma ancora di più nel Talnud, uno dei libri della tradizione giudaica, dove viene affermato «che la pace è per il mondo quello che è il lievito per la pasta». Ma il vescovo si ha proposto una riflessione sull’espressione biblica “Shalom” (presente 245 volte nell’Antico Testamento) attraverso un contributo offerto dal cardinale Gianfranco Ravasi dove «lo “Shalom” viene descritto come dono divino e opera umana, tenuti insieme dalla pace come benedizione».


La storia umana è attraversata da guerra e violenza, «la stessa Bibbia ne contiene parecchie, ma per l’antica tradizione giudaica erano tre le vie che conducono al Regno di Dio: onorare il padre e la madre, praticare la misericordia e riportare la pace tra l’uomo e il suo prossimo». Una pace che, nella concezione biblica, non solo comprende l’assenza della guerra, ma anche «benessere, prosperità e giustizia», ma come giunge sino a noi? «Si diffonde come una benedizione divina che deve essere accolta, spazzando via quel muro di separazione e di odio descritto da San Paolo. Cosa che un cristiano di oggi deve raccogliere soprattutto quando affiora la tentazione di erigere muri di separazione nei confronti di altri. La guerra, originata dal gesto fratricida di Caino e che ancora oggi rieccheggia in Europa, ha bisogno di costruttori pace, cominciando dalla famiglia, dalla scuola, dal mondo delle associazioni, per ottenere relazioni di prossimità e di pace».


Oggi, dopo quasi ottant’anni di pace, «sentiamo ancora di più la sua importanza», che, prendendo in considerazione una citazione anche di Virgilio, deve «deve essere da tutti appassionatamente ricercata».

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