Nella Babele delle disposizioni a farne le spese è ancora una volta la scuola

Lo scorso 24 dicembre il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza con la quale disponeva negli istituti superiori la ripresa dell’attività didattica in presenza al 50%. Un provvedimento valido dal 7 al 15 gennaio.

Dopo un consiglio di ministri terminato a notte fonda (tra il 4 e il 5 gennaio) tra discussioni e mediazioni, il governo ha deciso di far slittare il ritorno a scuola in presenza degli istituti superiori a lunedì 11. Nella mattinata di oggi, dopo un vertice con i rappresentanti dei territori, il presidente della regione Alberto Cirio, ha disposto la didattica a distanza fino al 16 gennaio con la ripresa in presenza dal 7 per materna, elementari e medie. Altrettanto hanno fatto le altre regioni con slittamenti delle aperture scolastiche in diverse date di gennaio.

Insomma, una Babele di disposizioni a piacimento dell’amministratore di turno, ancora una volta sulla pelle di studenti, insegnanti e rispettive famiglie.

Ora: ci spiegate che senso ha firmare un decreto la vigilia di Natale che, in qualche modo, dà un avvio alla normalità della scuola, se dieci giorni dopo, senza alcuna evidenza di una grave risalita dei contagi, decidete di procrastinare ancora la chiusura, per di più di soli quattro giorni da giovedì a lunedì? Ha ancora meno senso che un consiglio dei ministri, al gusto di favore delle tenebre, disponga uno slittamento (già detto incomprensibile) e poche ore dopo venga calpestato dalle ordinanze delle singole regioni.

Ma soprattutto, come è possibile che dopo dieci mesi di pandemia globale non siete stati capaci di trovare una soluzione valida per garantire la didattica a scuola, non dietro uno schermo? L’avete mai visto uno studente che segue le lezioni da casa e che, magari, sta preparando l’esame di maturità? No, non l’avete mai visto.

A questo punto pretendiamo una spiegazione vera e sufficiente per evitare di essere costretti a pensare che le decisioni, invece di basarsi su dati scientifici, vengano prese per calmare il mal di pancia di qualche politico.


Leggi anche

La scuola riapre in presenza l’11 gennaio. Cosa ne pensano i dirigenti scolastici di Novara

Scuole, il Piemonte va da sé: scuole superiori in Dad fino al 16 gennaio

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

© 2024 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Nella Babele delle disposizioni a farne le spese è ancora una volta la scuola

Lo scorso 24 dicembre il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza con la quale disponeva negli istituti superiori la ripresa dell’attività didattica in presenza al 50%. Un provvedimento valido dal 7 al 15 gennaio.

Dopo un consiglio di ministri terminato a notte fonda (tra il 4 e il 5 gennaio) tra discussioni e mediazioni, il governo ha deciso di far slittare il ritorno a scuola in presenza degli istituti superiori a lunedì 11. Nella mattinata di oggi, dopo un vertice con i rappresentanti dei territori, il presidente della regione Alberto Cirio, ha disposto la didattica a distanza fino al 16 gennaio con la ripresa in presenza dal 7 per materna, elementari e medie. Altrettanto hanno fatto le altre regioni con slittamenti delle aperture scolastiche in diverse date di gennaio.

Insomma, una Babele di disposizioni a piacimento dell’amministratore di turno, ancora una volta sulla pelle di studenti, insegnanti e rispettive famiglie.

Ora: ci spiegate che senso ha firmare un decreto la vigilia di Natale che, in qualche modo, dà un avvio alla normalità della scuola, se dieci giorni dopo, senza alcuna evidenza di una grave risalita dei contagi, decidete di procrastinare ancora la chiusura, per di più di soli quattro giorni da giovedì a lunedì? Ha ancora meno senso che un consiglio dei ministri, al gusto di favore delle tenebre, disponga uno slittamento (già detto incomprensibile) e poche ore dopo venga calpestato dalle ordinanze delle singole regioni.

Ma soprattutto, come è possibile che dopo dieci mesi di pandemia globale non siete stati capaci di trovare una soluzione valida per garantire la didattica a scuola, non dietro uno schermo? L’avete mai visto uno studente che segue le lezioni da casa e che, magari, sta preparando l’esame di maturità? No, non l’avete mai visto.

A questo punto pretendiamo una spiegazione vera e sufficiente per evitare di essere costretti a pensare che le decisioni, invece di basarsi su dati scientifici, vengano prese per calmare il mal di pancia di qualche politico.


Leggi anche

La scuola riapre in presenza l’11 gennaio. Cosa ne pensano i dirigenti scolastici di Novara

Scuole, il Piemonte va da sé: scuole superiori in Dad fino al 16 gennaio

© 2020-2024 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore