«Noi ci rivolgiamo alla persona, non al malato. Ascoltare i racconti è un gesto importante»

«E’ tutto molto più spontaneo di ciò che può sembrare. Consideriamo coloro che sono al termine del proprio percorso di vita persone, non malati; coltiviamo un rapporto paritario e li ascoltiamo, uno degli aspetti che queste persone apprezzano, il potersi raccontare». Margherita Zanetta è una delle volontarie di Ideainsieme Onlus, l’associazione che si occupa di cure palliative per pazienti oncologici affetti da patologie cronico-degenerative. Margherita è anche una delle venti “scintille di vita”, quei volti che Fondazione Comunità del Novarese ha scelto per celebrare i suoi 20 anni di presenza attiva sul territorio. E il legame è molto forte: «Da anni la fondazione è al nostro fianco e non solo per l’aspetto economico, – dice Margherita – ma mostra interesse in ciò che facciamo, ci sentiamo seguiti e per questo siamo ancora più stimolati». L’associazione, che vanta circa 60 volontari, si occupa di cure palliative sia a domicilio, sia con un ambulatorio al San Giuliano e anche all’Hospice di Galliate. In ospedale i turni partono alle 8 e si concludono alle 20, tutti i giorni, c’è una grande organizzazione. Ci sono persone giovani, anche se poche, persone che hanno impegni e «ritagliano spazio e questo è ammirevole», persone in pensione.

 

 

«Ascoltiamo tanto queste persone, per loro è importante, a livello pratico le aiutiamo magari a mangiare, a bere, ma niente di più, proprio perché desideriamo che il rapporto sia da persona a persona, non da persona a malato. Le situazioni che affrontiamo sono tante, ce ne sono alcune difficili, non lo nascondiamo, ma in generale non è un tipo di volontariato così drammatico, perché la soddisfazione nell’essere stati accanto a queste persone è tanta e si crea un rapporto anche con le famiglie che possono, se lo desiderano, compiere un percorso di elaborazione del lutto con persone specializzate. E’ una bella sensazione rendersi conto di aver dato una mano».

La situazione di emergenza ha bloccato la possibilità di recarsi in ospedale, ma lo staff ha continuato a vedersi a distanza, per essere pronto: «Ogni mese abbiamo una riunione di supervisione e le abbiamo fatte tramite Zoom, che la Federazione Piemonte Cure Palliative ci ha offerto, – continua Margherita – ogni 15 giorni abbiamo una giornata di approfondimento su tematiche che possono interessarci. E’ importante vederci spesso, anche in questa modalità, perché il legame che abbiamo fra noi è forte, di affetto». E il desiderio è tornare presto in ospedale: «Dopo tanti anni ci sembra di mancare a un nostro dovere».

Il suo volto è sui cartelloni pubblicitari insieme ad altre 19 persone: «E’ stato scioccante, -dice ridendo – quando mi hanno proposto l’idea ero molto felice perché pensavo già a qualche giovane volontaria che sarebbe apparsa e invece… scherzi a parte, è un onore comparire in questa campagna».

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«Noi ci rivolgiamo alla persona, non al malato. Ascoltare i racconti è un gesto importante»

«E’ tutto molto più spontaneo di ciò che può sembrare. Consideriamo coloro che sono al termine del proprio percorso di vita persone, non malati; coltiviamo un rapporto paritario e li ascoltiamo, uno degli aspetti che queste persone apprezzano, il potersi raccontare». Margherita Zanetta è una delle volontarie di Ideainsieme Onlus, l’associazione che si occupa di cure palliative per pazienti oncologici affetti da patologie cronico-degenerative. Margherita è anche una delle venti “scintille di vita”, quei volti che Fondazione Comunità del Novarese ha scelto per celebrare i suoi 20 anni di presenza attiva sul territorio. E il legame è molto forte: «Da anni la fondazione è al nostro fianco e non solo per l’aspetto economico, – dice Margherita – ma mostra interesse in ciò che facciamo, ci sentiamo seguiti e per questo siamo ancora più stimolati». L’associazione, che vanta circa 60 volontari, si occupa di cure palliative sia a domicilio, sia con un ambulatorio al San Giuliano e anche all’Hospice di Galliate. In ospedale i turni partono alle 8 e si concludono alle 20, tutti i giorni, c’è una grande organizzazione. Ci sono persone giovani, anche se poche, persone che hanno impegni e «ritagliano spazio e questo è ammirevole», persone in pensione.

 

 

«Ascoltiamo tanto queste persone, per loro è importante, a livello pratico le aiutiamo magari a mangiare, a bere, ma niente di più, proprio perché desideriamo che il rapporto sia da persona a persona, non da persona a malato. Le situazioni che affrontiamo sono tante, ce ne sono alcune difficili, non lo nascondiamo, ma in generale non è un tipo di volontariato così drammatico, perché la soddisfazione nell’essere stati accanto a queste persone è tanta e si crea un rapporto anche con le famiglie che possono, se lo desiderano, compiere un percorso di elaborazione del lutto con persone specializzate. E’ una bella sensazione rendersi conto di aver dato una mano».

La situazione di emergenza ha bloccato la possibilità di recarsi in ospedale, ma lo staff ha continuato a vedersi a distanza, per essere pronto: «Ogni mese abbiamo una riunione di supervisione e le abbiamo fatte tramite Zoom, che la Federazione Piemonte Cure Palliative ci ha offerto, – continua Margherita – ogni 15 giorni abbiamo una giornata di approfondimento su tematiche che possono interessarci. E’ importante vederci spesso, anche in questa modalità, perché il legame che abbiamo fra noi è forte, di affetto». E il desiderio è tornare presto in ospedale: «Dopo tanti anni ci sembra di mancare a un nostro dovere».

Il suo volto è sui cartelloni pubblicitari insieme ad altre 19 persone: «E’ stato scioccante, -dice ridendo – quando mi hanno proposto l’idea ero molto felice perché pensavo già a qualche giovane volontaria che sarebbe apparsa e invece… scherzi a parte, è un onore comparire in questa campagna».

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