“Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato.” (Èlie Wiesel)
E’ questo gli studenti dell’associazione culturale studentesca del liceo scientifico Antonelli hanno voluto rappresentare nella foto scattata in ricorrenza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne (immagine in evidenza). «Non dobbiamo stare in silenzio, non dobbiamo rimanere indifferenti – afferma la presidentessa, Valentina Mauro, anche a nome degli altri studenti -. Vogliamo ricordare che la violenza sulle donne non si manifesta solo con lividi o ferite. Esistono la violenza verbale e psicologica, le quali dovrebbero essere considerate alla stregua della violenza di tipo fisico. Nel 2020 otto ragazze su dieci prima dei diciassette anni hanno subito il fenomeno del catcalling, un’oggettivazione pesante, umiliante, mortificante, che trasmette una sensazione inferiorità a chi la riceve.
Gli studenti ricordano poi la data del 25 novembre 1999 quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. «Sono passati 22 anni e ancora oggi c’è la necessità di continuare a lottare perché il fenomeno della violenza sulle donne abbia un’importanza primaria – prosegue Mauro -. Bisogna lottare per fare in modo che le donne possano denunciare senza paura, bisogna lottare perché le ragazze possano vestirsi liberamente senza avere come freno il fatto che il loro abbigliamento possa essere
preso come una scusante di violenza. Dobbiamo lottare per un mondo che si schiera dalla parte delle vittime senza ma e senza se».
E poi l’episodio alla Camera avvenuto solo lunedì scorso quando Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità, ha presentato la mozione contro la violenza sulle donne ma in aula erano presenti solo otto deputati. «Non bisogna rimanere indifferenti, perché l’indifferenza non porta al cambiamento e qui serve cambiare, serve cambiare perché
ciò che è successo il 22 novembre non si ripeta più – continua Mauro -. Serve cambiare per tutte loro, per tutte le 108 donne uccise da inizio anno, donne che meritano di più di quello che la società sta facendo al momento».