Novara nel network italiano che combatte il diabete. «Dati di studio precisi entro la fine dell’anno»

Grazie alla sinergia tra Università del Piemonte Orientale, Comune di Novara, Asl e Ospedale Maggiore, Novara ha preso parte al progetto Cities Changing Diabetes

Cities Changing Diabetes (CCD), un programma internazionale nato nel 2014 per rispondere al drammatico incremento del diabete negli ambienti urbani, realtà che ospitano circa due terzi delle persone affette da questa patologia. Cities Changing Diabetes ha come attori principali lo University College London (UCL), il danese Steno Diabetes Center e l’azienda Novo Nordisk; i partner in Italia sono Health City Institute e Anci.

Grazie alla sinergia tra Università del Piemonte Orientale, Comune di Novara, Asl di Novara Ospedale Maggiore da ieri, 12 giugno, anche Novara e il suo territorio fanno parte del progetto Novara Changing Diabetes attivato al Campus Universitario Perrone.

«Abbiamo iniziato a palarne un anno fa e il Comune ha subito aderito – ha spiegato Gianluca Aimaretti, direttore del Dipartimento di Medicina traslazionale e della struttura di Endocrinologia del Maggiore che coordina il progetto -. Auspichiamo di riuscire a contrastare le malattie croniche legate al diabete. dal punto di vista sia medico. Tra le città aderenti, per il momento Novara è la più piccola e i suoi pazienti verranno studianti per capire quali possono essere l’impatto che il diabete ha in una città meno urbanizzata e con diversità sociali differenti da quelle di una città metropolitana. Entro la fine dell’anno contiamo di avere dati precisi».

«Una visione diversa dal solito in cui un medico fa la diagnosi e scrive la cura – ha aggiunto il rettore dell’Upo, Giancarlo Avanzi -. Qui ci cerca di avere un occhio più grande sulla società per riuscire a cambiare le nostre città e prevenire questa malattia. A questo scopo credo che l’inserimento dei dati nella Biobanca Upo sia di fondamentale importanza».

I dati indicano che nell’Asl Novara quasi 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale: il 30% risulta in sovrappeso e l’8% è obeso. La diagnosi di diabete viene riferita da circa il 5.4% della popolazione tra i 18 e i 69 anni, corrispondente nell’Asl a circa 15-16mila residenti. È noto che la prevalenza di diabete cresce con l’età (circa 10% tra i 50 e i 69 anni e ancora maggiore dopo i 70 anni) ed è maggiore nelle fasce di popolazione svantaggiate per istruzione (15% tra chi ha scolarità elementare) o condizioni economiche (10% tra chi dichiara molte difficoltà).

Sia il direttore dell’Asl, Angelo Penna, che dell’ospedale Maggiore, Gianfranco Zulian, hanno sottolineato «l’importanza della prevenzione. È necessario un rafforzamento territoriale perché da lì deve iniziare la gestione delle malattie croniche».

L’assessore Teresa Armienti, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, ha precisato che «questo progetto può avere una portata importante solo se calibrato sul territorio».

Coinvolto anche il reparto di Pediatria del Maggiore: «Nei bambini la patologia più frequente è il diabete di tipo 1 – ha spiegato la direttrice, Ivana Rabbone -. Negli ultimi vent’anni, per, stiamo vedendo il tipo 2 anche in età pediatrica principalmente derivato dall’obesità».

Anche Chantal Ponziani, direttrice della struttura di Malattie metaboliche dell’Asl ha spiegato che «sarà interessante studiare la parte del territorio meno urbanizzato e dove ancora l’alimentazione è biologica, così come i cittadini immigrati che hanno abitudini alimentari e sociali diverse».

Collegato dall’università La Sapienza di Roma, Andrea Lenzi, presidente del Comitato nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della presidenza del Consiglio dei ministri e presidente dell’Health City Institute: «Il primo passo è stato firmare un decalogo che coinvolge non solo l’Italia, ma 41 città del mondo in tutto per 220 milioni di persone nel mondo. Sarà importante mappare la situazione di Novara e provincia, condividere i dati e approvare un piano triennale».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Novara nel network italiano che combatte il diabete. «Dati di studio precisi entro la fine dell’anno»

Grazie alla sinergia tra Università del Piemonte Orientale, Comune di Novara, Asl e Ospedale Maggiore, Novara ha preso parte al progetto Cities Changing Diabetes

Cities Changing Diabetes (CCD), un programma internazionale nato nel 2014 per rispondere al drammatico incremento del diabete negli ambienti urbani, realtà che ospitano circa due terzi delle persone affette da questa patologia. Cities Changing Diabetes ha come attori principali lo University College London (UCL), il danese Steno Diabetes Center e l’azienda Novo Nordisk; i partner in Italia sono Health City Institute e Anci.

Grazie alla sinergia tra Università del Piemonte Orientale, Comune di Novara, Asl di Novara Ospedale Maggiore da ieri, 12 giugno, anche Novara e il suo territorio fanno parte del progetto Novara Changing Diabetes attivato al Campus Universitario Perrone.

«Abbiamo iniziato a palarne un anno fa e il Comune ha subito aderito - ha spiegato Gianluca Aimaretti, direttore del Dipartimento di Medicina traslazionale e della struttura di Endocrinologia del Maggiore che coordina il progetto -. Auspichiamo di riuscire a contrastare le malattie croniche legate al diabete. dal punto di vista sia medico. Tra le città aderenti, per il momento Novara è la più piccola e i suoi pazienti verranno studianti per capire quali possono essere l'impatto che il diabete ha in una città meno urbanizzata e con diversità sociali differenti da quelle di una città metropolitana. Entro la fine dell'anno contiamo di avere dati precisi».

«Una visione diversa dal solito in cui un medico fa la diagnosi e scrive la cura - ha aggiunto il rettore dell'Upo, Giancarlo Avanzi -. Qui ci cerca di avere un occhio più grande sulla società per riuscire a cambiare le nostre città e prevenire questa malattia. A questo scopo credo che l'inserimento dei dati nella Biobanca Upo sia di fondamentale importanza».

I dati indicano che nell'Asl Novara quasi 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale: il 30% risulta in sovrappeso e l’8% è obeso. La diagnosi di diabete viene riferita da circa il 5.4% della popolazione tra i 18 e i 69 anni, corrispondente nell’Asl a circa 15-16mila residenti. È noto che la prevalenza di diabete cresce con l’età (circa 10% tra i 50 e i 69 anni e ancora maggiore dopo i 70 anni) ed è maggiore nelle fasce di popolazione svantaggiate per istruzione (15% tra chi ha scolarità elementare) o condizioni economiche (10% tra chi dichiara molte difficoltà).

Sia il direttore dell'Asl, Angelo Penna, che dell'ospedale Maggiore, Gianfranco Zulian, hanno sottolineato «l'importanza della prevenzione. È necessario un rafforzamento territoriale perché da lì deve iniziare la gestione delle malattie croniche».

L'assessore Teresa Armienti, in rappresentanza dell'amministrazione comunale, ha precisato che «questo progetto può avere una portata importante solo se calibrato sul territorio».

Coinvolto anche il reparto di Pediatria del Maggiore: «Nei bambini la patologia più frequente è il diabete di tipo 1 - ha spiegato la direttrice, Ivana Rabbone -. Negli ultimi vent'anni, per, stiamo vedendo il tipo 2 anche in età pediatrica principalmente derivato dall'obesità».

Anche Chantal Ponziani, direttrice della struttura di Malattie metaboliche dell'Asl ha spiegato che «sarà interessante studiare la parte del territorio meno urbanizzato e dove ancora l'alimentazione è biologica, così come i cittadini immigrati che hanno abitudini alimentari e sociali diverse».

Collegato dall'università La Sapienza di Roma, Andrea Lenzi, presidente del Comitato nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della presidenza del Consiglio dei ministri e presidente dell’Health City Institute: «Il primo passo è stato firmare un decalogo che coinvolge non solo l'Italia, ma 41 città del mondo in tutto per 220 milioni di persone nel mondo. Sarà importante mappare la situazione di Novara e provincia, condividere i dati e approvare un piano triennale».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore